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Musica. Ermal Meta: da Sanremo il mio canto per l'uomo

Angela Calvini venerdì 26 febbraio 2016

«Credo che gli esseri umani siano contenitori di infinito e questo ci rende un miracolo». Ne è convinto Ermal Meta, l’artista in gara al Festival di Sanremo tra le Nuove Proposte con la sua Odio le favole che guida il suo primo album da solista, dal titolo eloquente: Umano (edito da Mescal). Un artista da tener d’occhio e tutt’altro che una “nuova proposta”, il 34enne Ermal Meta, lunga gavetta con il gruppo indie La Fame di Camilla è autore fra i più richiesti: basti pensare ai recenti successi di Marco Mengoni, Emma, Annalisa, Francesco Renga, Patti Pravo, Chiara Galiazzo. Quello che colpisce nel primo album solista di Meta è la sincerità: Umano è un disco pop, senza se e senza ma, ma dalla costruzione impeccabile, di studiatissima semplicità, «perché a me piace farmi capire da tutti» ammette l’artista, che aggiunge «a modo mio».

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E quel  “a modo suo” fa sì che nella scioltezza cantabile di un brano come Odio le favole (accompagnato da un delicato video che lo vede bambino) si intravedano le speranze deluse di un ragazzino, che riusciva ad essere felice con la fantasia e i sogni quando «l’ordinario diventava magia». Sogni e speranze che sono quelle di Ermal, nato in Albania, cresciuto a pane e musica classica (l’amatissima madre Mira era primo violino dell’orchestra di Feir), fuggito con la famiglia all’età di 13 anni in Italia. Poi la scoperta di Beatles, Pink Floyd, Radiohead, Vasco e Fossati. Solida base musicale e penna italiana felice, danno vita a 9 canzoni immediate e mai banali dove sfila tutta la vasta gamma delle emozioni umane, compresa Lettera a mio padre, quasi un rap duro e sofferto: «Sono riuscito a scrivere i miei pensieri dopo 22 anni: è stato il mio modo per non andare in terapia» spiega. «Noi siamo figli del nostro tempo, che è fatto di troppa distanza e poco contatto. Siamo sprofondati nel nostro tepore digitale. Grazie a internet crediamo di essere al centro di tutto, e invece stiamo finendo ai margini del mondo». E aggiunge: «Nonostante tutte le difficoltà e le dissonanze vale la pena di affrontare questo viaggio con i piedi per terra e il cuore per aria».