Agorà

La vita a tavola. E Voilà, 250 anni fa nasceva il primo ristorante

Luigi Marsiglia sabato 4 aprile 2015
Nel 1765, a Parigi si preavvertono i malumori e il malessere sociale della borghesia mercantile che, da lì a una ventina d’anni circa, divenuti ormai comuni tra le classi medie e basse, avrebbero innescato le scintille della Rivoluzione dell’89. A parte il diffuso malcontento sotto il regno del sospettoso Luigi XV, sono però altre le notizie che animano in quell’anno le discussioni nei salotti pervasi dallo spirito illuministico, nei circoli e nei ritrovi più o meno esclusivi della capitale francese. La morte dello chansonnier Charles-François Panard, per esempio, nome di punta dell’Opéra comique e autore di oltre ottocento fra canzoni, commedie e vaudevilles; oppure la fondazione della rivista “Éphémérides du citoyen”, voluta da Nicolas Baudeau per combattere le teorie economiche dei fisiocratici ma che si trasformerà, un anno dopo, nell’organo ufficiale degli stessi fisiocratici. In tutte le discussioni intavolate, prevale infine un’unica curiosità: l’essere già stati a cena nel locale appena aperto da Monsieur Boulanger all’angolo tra rue des Poulies e rue Bailleul, non distante dal Louvre, dove si serve un brodo sopraffino. La curiosità appare legittima, visto che l’esercizio commerciale avviato da Boulanger, di professione “marchand de bouillon”, ossia letteralmente “mercante di brodo”, tenuto conto che bouillons era l’appellativo usato anche per le mescite di bevande e vivande per lo più liquide, rappresenta non solo la vera novità dell’anno ma segna la nascita, due secoli e mezzo fa, del primo ristorante in chiave moderna nel mondo occidentale. Sopra la porta del locale di rue des Poulies, oggi rue du Louvre, campeggiava infatti un cartello che riportava l’accattivante premessa: “Boulanger serve qui dei ristoranti divini”, dove con il termine “ristorante” si identificava in maniera inequivocabile quell’eccellente brodo ristretto servito sul posto dal proprietario in persona o dall’affascinante consorte. Monsieur Boulanger, puntando consapevolmente su piatti corroboranti, salutari e di qualità superiore, da consumare seduti in tavoli individuali e in un ambiente dall’arredamento dignitoso, pulito e tranquillo, rispetto alle spoglie e rumorose taverne dell’epoca che presentavano tavolate uniche ed erano specializzate più in bevande alcoliche che nel cibo, ottenne un istantaneo successo presso la borghesia e l’aristocrazia parigina, divenendo un apprezzato argomento di discussione nelle serate mondane. Per rimarcare sia le differenze che la propria missione professionale ed esistenziale, Boulanger fece apporre un altro cartello sotto il precedente, con impressa una frase in latino manipolata in modo abbastanza maldestro dal Vangelo di Matteo: «Venite ad me omnes qui stomacho laboratis et ego restaurabo vos», che suona all’incirca così: «Venite a me, affamati, e io vi darò sostentamento». Altra sostanziale particolarità, l’apertura fino a una certa ora della sera e il menù affisso all’entrata del locale. Dal brodo quale portata principe, accompagnato da carni bollite e uova, il ristorante ampliò a poco a poco la scelta giungendo a servire dei piedini di montone in salsa bianca talmente saporiti e rinomati da suscitare perfino la golosità del diffidente Luigi XV, che se li fece servire a Versailles. Spronato dalla notorietà acquisita in breve tempo, Boulanger aprì altri due ristoranti, uno nel 1773 e l’altro nel 1782, un ambiente quest’ultimo alla moda e raffinato sotto ogni profilo, dal cibo agli arredi. Prima di lui e della sua scelta coraggiosa, a Parigi si poteva pranzare o cenare in forma spartana nelle taverne oppure nei cabaret, dove si servivano soltanto carni arrosto; altri luoghi conviviali erano i café frequentati dai filosofi dell’Encyclopédie. I ristoranti troveranno larga diffusione in Francia dopo la Rivoluzione, quando i cuochi al servizio un tempo dei nobili espatriati apriranno loro locali o si impiegheranno nelle cucine di esercizi già avviati, che diverranno ritrovo abituale di avvocati, giornalisti, politici e nuovi notabili figli della rivoluzione. La definizione “ristorante” sarà sancita in via definitiva dal decreto dell’8 giugno 1786, con il quale si autorizzavano appunto i ristoranti del regno a servire pasti ai clienti. L’inaugurazione ormai prossima di Expo 2015, dedicato al cibo e al nutrimento dell’uomo e del pianeta, è senza dubbio l’occasione per ricordare la lunga storia della ristorazione, un’idea di progresso e civiltà nata nel secolo dei Lumi. Anche se le origini di questi locali risalgono, in Oriente, a prima dell’anno Mille. L’Hoshi Ryokan, il più antico albergo al mondo ancora oggi esistente, è stato fondato nel 718: qui venivano preparati pochi piatti di qualità non certo eccellente, tenuto in debito conto il periodo storico. In Italia, i pellegrini in viaggio per Roma venivano ospitati e rifocillati in apposite strutture; nel XVIII secolo, si stabilì in campo medico che per combattere febbri e malanni di questi viandanti non fossero necessari il digiuno o il latte, ma il pancotto annegato nel brodo di carne o di verdura. Il famoso <+CORSIVOAGORA>bouillon<+TONDOAGORA> di Monsieur Boulanger.