Agorà

STORIA. E Cassiodoro creò la biblioteca

Franco Cardini mercoledì 28 ottobre 2009
Cassiodoro è un testimone fondamentale della fine dell’Impero romano d’Occidente e quindi della nascita del Medioevo; sta in un rapporto difficile a cogliersi fino in fondo con il monachesimo benedettino e quindi con la fondazione dell’esperienza monastica occidentale, tesa appunto tra Vivarium e Montecassino; e, se Ambrogio vescovo di Milano è celebre tra l’altro per aver, a quel che pare, "inventato" il metodo della "lettura mentale" (prima di lui era impensabile il leggere se non a voce alta), Cassiodoro resta il padre delle biblioteche dell’Occidente.Siamo abituati a considerare periodi di decadenza e di barbarie, nella storia della nostra civiltà, quelli durante i quali i libri sono stati dispersi e le biblioteche scomparse, smembrate, venute meno. E momenti di ricostituzione e di rifondazione della compagine civile quelli in cui si è tornati a scrivere, a leggere, a tradurre, a copiare libri e a custodirli in luoghi adeguati. Sappiamo come il cristianesimo, dato il suo specifico carattere, ha contribuito a tramandare dall’età antica a quella medievale il concetto di biblioteca, attraverso gli esempi concreti e straordinariamente importanti del Didaskaleion di Alessandria, dove si formò Origene, e di Cesarea di Palestina. Furono questi gli esempi tenuti presenti da Costanzo II allorché nel 357 egli volle fondare, come ci riferisce Temistio, una biblioteca di Stato.Di questi tempi molto si sta discutendo sulle radici cristiane d’Europa e sulla liceità, anzi sulla necessità, di farne menzione all’interno del documento istituzionale fondante dell’Unione Europea. Il fatto che fra le pietre angolari della costruzione della nostra Europa vi siano senza dubbio alcune biblioteche ecclesiastiche, come quella di Vivarium fondata all’inizio del VI secolo da Cassiodoro e quella di Montecassino di pochi decenni posteriore, è conferma di quanto salde e profonde siano quelle radici cristiane.Cassiodoro visse in un periodo di estrema difficoltà e di profondi cambiamenti. La sua vita, per quanto ne sappiamo, rispecchia entrambi questi aspetti. Il suo profilo di uomo di Stato al servizio del potere goto in Italia è stato oggetto di discussioni, a volte di critiche anche radicali; eppure le sue Variae sono tra le poche testimonianze giunteci da quell’epoca. Non sempre né in tutto la sua produzione letteraria – del resto tramandataci sovente secondo lezioni dubbie e sospette; e in parte perduta – viene giudicata eccellente: ma rappresenta un complesso tentativo di fondere la cultura cristiana con la tradizione classica. Un tentativo condotto da un uomo che pure aveva già vissuto, sotto i goti, la lacerazione e allo stesso tempo la necessità di conciliare la romanitas con le culture delle genti germaniche. Infine, una volta ritiratosi a Squillace, mentre larga parte della penisola passava rapidamente dal governo imperiale romano (dovremmo chiamarlo ormai «romano-orientale»?) a quello longobardo, egli dette vita alla creazione che principalmente gli ha dato fama: il centro monastico e la biblioteca di Vivarium.La sua vicenda biografica è insomma una cartina di tornasole per comprendere l’insieme dei fenomeni che hanno avuto luogo in Italia e nel bacino del Mediterraneo tra la fine del V e il VI secolo. Per rendersi sul serio conto della sua importanza è però necessario partire almeno da una sintetica serie di considerazioni sull’insieme dei fenomeni che nei primi secoli della nuova era scossero l’Impero romano e ne decretarono, nella sua parte occidentale, il tramonto.Un tramonto che tuttavia lasciava una profonda e non dimenticata traccia nella società che si sarebbe sviluppata sulle sue ceneri: l’avvento del cristianesimo e la sua diffusione da una parte, lo straripamento delle popolazioni germaniche (Goti in testa) al di qua del limes renano. L’Impero romano, il cristianesimo, i Germani sono i tre protagonisti dell’Italia tardoantica, così come furono le tre componenti principali della vita e dell’opera di Cassiodoro.Al di là delle tradizioni leggendarie, rimane da chiedersi quale fu la fama postuma di Cassiodoro. La diffusione dei codici prodotti a Vivarium permette di comprendere che la sua fu una fortuna alterna, che variò a seconda della sensibilità delle epoche e dell’apprezzamento per una o un’altra delle sue opere. Questa alternanza di fama e di considerazione si riscontra per certi versi anche in età moderna. Da una parte, una certa tradizione semicolta vulgata, soprattutto in Italia, ha cercato di trasformarlo nel salvatore della cultura classica occidentale, trasmessa grazie alla sua invenzione di Vivarium oltre i "secoli bui" dell’età barbarica: a tale riguardo va sottolineato come sia priva di fondamento la notizia, in passato circolata con qualche insistenza, secondo la quale il patrimonio librario di Vivarium avrebbe costituito la base per le dotazioni dell’abbazia di Bobbio fondata dall’irlandese Colombano nel secolo successivo. Per contro, gli studi nel corso del Novecento ne hanno spesso fin troppo ridimensionato la figura, riducendola al rango di comprimario della sua epoca.La sua gloria più autentica è quella di essere costantemente restato un uomo di studio. Giunto ormai al termine della sua esistenza terrena, fu egli stesso a comporre per sé una sorta di epitaffio: «Addio, fratelli. Ricordatemi nelle vostre preghiere. Ho scritto questa breve guida all’ortografia e ho preparato copiose istruzioni per l’interpretazione delle Scritture. Così come ho cercato di strapparvi alle schiere degli incolti, possa il potere divino sottrarci a una comune punizione con i malvagi».