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DOVE VA LA SCIENZA? / 2 . Gli astronomi cercano pianeti e vite aliene

Franco Gàbici venerdì 21 agosto 2009
Si è sempre dibattuto se l’astronomia sia o no da considerare una scienza. Questa disciplina, infatti, a differenza di tutte le altre, sembra essere impostata sul "guardare ma non toccare", perché l’astronomo non può fare altro che porsi di fronte all’oggetto delle sue osservazioni senza avere nessuna possibilità di interagire. Gli oggetti dell’astronomia sono troppo lontani eppure la loro continua osservazione ha suscitato nell’uomo non solo atteggiamenti romantici, ma anche domande e curiosità. Leopardi, nel Canto notturno di un pastore errante dell’Asia, non solo interrogava la Luna su che cosa stesse facendo («Che fai tu luna in ciel, dimmi che fai silenziosa luna»), ma estendeva l’inquieto quesito a tutto il cielo stellato.Il cielo, ovviamente, non si indaga con la poesia, ma gli astronomi di oggi, in fondo, tentano di dare risposte convincenti a quegli stessi quesiti posti da Leopardi e anche se le loro indagini sono a tutto campo, si possono tuttavia enucleare alcuni filoni sui quali si dipanano principalmente le ricerche e gli interessi. Gli astronomi, innanzitutto, devono ancora dire l’ultima parola, ammesso che vi riescano, sull’origine dell’Universo e stanno cercando di comprendere come il tutto che noi osserviamo si sia evoluto da quella "miscela" originale di gas e particelle elementari.Ancora incerto è anche il futuro dell’Universo, questo "mistero" nato da un remotissimo "Fiat lux" verificatosi circa tredici miliardi di anni fa, il famoso "Big Bang", la grande esplosione. Le ipotesi sono sostanzialmente due. La prima prevede una espansione ad libitum, vale a dire l’universo continuerà ad espandersi all’infinito. La seconda, invece, ipotizza una espansione che a un certo istante si arresterà e dopo questo "arresto" l’universo collasserà su se stesso in una specie di "big bang" alla rovescio chiamato Big crunch.Al momento sembrerebbe prevalere l’ipotesi di un universo in continua espansione, ma prima di poter decidere definitivamente per l’una o per l’altra, occorre sapere con esattezza quanta materia sia presente nell’universo. Alla soluzione di questi problemi potrebbe dare una mano Glast (Gamma-ray Large Area Space Telescope), un grande telescopio orbitante grazie al quale si potrà risalire all’epoca della formazione di stelle e galassie. Questo telescopio orbitante, ribattezzato "Fermi" in onore del fisico Enrico Fermi, è stato realizzato con la collaborazione dell’Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn), dell’Agenzia spaziale italiana e dell’Istituto nazionale di astrofisica.In questi ultimi anni l’interesse degli astronomi si è concentrato anche sulla ricerca dei cosiddetti pianeti extrasolari, vale a dire i pianeti che orbitano attorno a stelle diverse dal Sole (si veda articolo sotto).Un altro tema oggetto di studio è la ricerca di forme di vita nell’universo per la quale esiste SETI (Search for Extra-Terrestrial Intelligence - Ricerca di Intelligenza Extraterrestre), un progetto condotto dal Seti Institute, una organizzazione scientifica privata senza scopi di lucro. Pochi sanno che le basi teoriche della ricerca Seti sono state gettate cinquant’anni fa dall’americano Philip Morrison e dal fisico italiano Giuseppe Cocconi, scomparso a Ginevra nel novembre dello scorso anno all’età di 94 anni.Fra le branche dell’astronomia un posto speciale spetta alla archeoastronomia, una disciplina complessa che mette assieme astronomia e archeologia e che aiuta a riscoprire l’antichissimo rapporto fra uomo e cielo. Quasi tutti gli antichi monumenti hanno infatti dietro alle spalle un ben preciso progetto astronomico e i loro orientamenti rispecchiano ben precisi criteri astronomici. Le absidi delle chiese cristiane sono tutte orientate verso est, ma siccome il Sole sorge ogni giorno in punti diversi, l’orientamento dell’abside molto spesso coincide con il punto in cui sorge il Sole nel giorno in cui si celebra il santo al quale la chiesa è dedicata.Anche la Cappella degli Scrovegni a Padova mostra suggestivi giochi di luce. Da una apertura della cappella, ad esempio, un raggio di luce illumina una immagine della Madonna, mentre intorno al 25 marzo illumina il modellino della cappella che Enrico Scrovegni offre alla Vergine. Il volto di Enrico viene invece illuminato il 15 agosto. E se consideriamo che si tratta di date relative a importanti feste mariane (Nascita, Annunciazione, Assunzione), riesce difficile valutarle mere coincidenze, ma piuttosto il frutto di un ben preciso progetto astronomico.Terre gemelle oltre il sistema solare. Fino a qualche anno fa gli unici pianeti conosciuti erano quelli del nostro sistema solare. Nel 1995, però, Michel Mayor e Didier Queloz annunciavano alla comunità scientifica di aver scoperto un pianeta (che sarebbe stato chiamato Bellerofonte) attorno a "51 Pegasi", una stella distante da noi 50 anni luce e poco più vecchia del Sole. Con questa scoperta la planetologia, la branca dell’astronomia che studia i pianeti, si arricchiva di una nuova e interessantissima pagina, dedicata ai cosiddetti "pianeti extrasolari" o anche "esopianeti".Non è facile andare a caccia di pianeti, perché si tratta di corpi piccoli e "nascosti" dalla luminosità della stella attorno alla quale orbitano. Questi oggetti, pertanto, non vengono osservati direttamente, ma vengono scoperti utilizzando dei metodi indiretti.Al momento i pianeti extrasolari sono quasi quattrocento e le loro masse sono paragonabili a quella del nostro Giove, che è il pianeta più grande del sistema solare (300 volte più grande della Terra). Lo scorso aprile, invece, Michel Mayor ha dato l’annuncio di aver scoperto, insieme ad altri colleghi, un pianeta extrasolare intorno a "Gliese 581", una stella della costellazione della Bilancia distante poco più di 20 anni luce. Il corpo celeste scoperto è molto interessante perché è il doppio della Terra ed è di tipo roccioso. Inoltre, la sua distanza dalla stella è tale che sulla sua superficie si potrebbe trovare dell’acqua allo stato liquido e questo lo rende proprio un gemello della Terra e un candidato per ospitare la vita. "Gliese" è ottanta volte più piccolo del pianeta scoperto attorno a "51 Pegasi" e ciò significa che in poco meno di quindici anni le tecniche di osservazione hanno compiuto passi da gigante.Pochi mesi fa, a dimostrazione di come l’astronomia sia davvero un continuo work in progress, la ricerca in questo campo ha fatto un ulteriore balzo in avanti. E si tratta di una scoperta davvero straordinaria. Alcuni astronomi del Dipartimento di fisica dell’università del Salento, associato all’Istituto di fisica nucleare di Lecce, hanno annunciato infatti la possibile esistenza del primo pianeta extragalattico. Grazie a previsioni basate su calcoli probabilistici, Francesco De Polis, Gabriele Ingrosso e Sebastiano Calchi Novati hanno ipotizzato la presenza di un pianeta, sei o sette volte più grande di Giove, che ruota attorno a una stella che è circa la metà del nostro Sole. E questa stella si trova nella Galassia di Andromeda, quella più vicina a noi, distante dalla Via Lattea circa 2,5 milioni di anni luce.La curiosità. Il cielo è la sede di fenomeni straordinari dominati dai grandi numeri. Chandra, il telescopio orbitante della Nasa, ha recentemente misurato la straordinaria velocità di una stella di neutroni che sta muovendosi a 4,5 milioni di chilometri l’ora. La stella è il resto di una supernova esplosa 3700 anni fa e dalla sua nascita ha già percorso 20 anni luce e fra qualche milione di anni uscirà dalla nostra galassia. Interessanti novità giungono anche dalla nostra Via Lattea. Le ultime misure della sua velocità di rotazione (160mila chilometri l’ora) hanno indicato un valore più grande di quello finora conosciuto e da questo dato si è dedotto che la sua massa risulta essere superiore del 50% del valore fino ad oggi stimato. Ciò significa che la nostra Via Lattea è paragonabile ad Andromeda, finora considerata la galassia più grande del "gruppo locale". Su un altro versante, nel 2000 fu individuata presso il centro della nostra galassia una importante molecola organica, direttamente legata all’origine della vita. Si tratta di uno "zucchero base" che unendosi al propenale può produrre il ribosio, da cui si può generare l’acido ribonucleico. Ora la stessa molecola è stata trovata anche in regioni lontane dal centro e ciò lascia pensare che potrebbe essere comune a tutta la nostra galassia e ciò farà sicuramente felici quanti stanno orientando le proprie ricerche sull’origine della vita nell’universo.I protagonistiSTEPHEN HAWKING, il luminare dei buchi neriDocente all’Università di Cambridge, dove occupa la cattedra che fu di Isaac Newton, Stephen Hawking (1942) è uno dei cosmologi più autorevoli, soprattutto per i suoi studi sui "buchi neri". Nonostante l’infermità che lo costringe su una carrozzella, nel 2007 ha effettuato voli di prova a gravità zero in vista di un viaggio nello spazio.RICCARDO GIACCONI, premio Nobel grazie ai raggi XNobel del 2002 per i suoi contributi che hanno condotto alla scoperta delle prime sorgenti cosmiche in raggi X, Riccardo Giacconi (1931), già docente alla Johns Hopkins University, è primo ricercatore per un progetto della Nasa che utilizza il telescopio orbitante Chandra X-ray.MICHEL MAYOR, cacciatore di nuovi mondiProfessore di astronomia a Ginevra, Michael Mayor (1942), è considerato il più grande "cacciatore" di pianeti extrasolari. Per la sua attività è stato insignito della Medaglia Einstein e del Shaw Prize in Astronomia.PAUL DAVIES, unisce scienza e religioneStudioso di cosmologia e famoso divulgatore, Paul Davies (1946), docente a Sidney, è autore di studi sulla fisica delle particelle e sulla vita extratterestre. I suoi libri di argomento astronomico sono conosciuti in tutto il mondo. Nel 1995 ha vinto Templeton, il Nobel per la ricerca di ispirazione spirituale.