Agorà

Storia. Clotilde, il cuore e il Medioevo delle donne

Franco Cardini sabato 15 aprile 2017

Parigi, Jardin du Luxembourg: la statua dedicata a santa Clotilde

Ormai, la letteratura che ha non solo come autori, ma anche come protagonisti, delle donne, è diventata davvero notevole tanto per qualità quanto per quantità. E, tra i moltissimi libri che escono scritti da donne e a donne dedicati, quelli sul medioevo si distinguono spesso per interesse e originalità. Il cliché di un 'medioevo al maschile', maschilista e magari addirittura macho, sopravvive ancora in alcune aree dominate dalla disinformazione e dalla cattiva divulgazione: ma è davvero un ricordo del passato. Se la storia non può nascondersi che i protagonisti politici, religiosi, militari, scientifici e letterari dell’età di mezzo restavano sempre e comunque gli uomini - ed è una verità, questa, che sarebbe rimasta tale fino al Novecento inoltrato - non meno vero è che ' l’altra metà del cielo' era sempre presente e incombente: e non solo per l’elementare ragione fisiologica per cui senza la donna l’umanità si estinguerebbe nel giro di una generazione.

Che la donna fosse comunque una protagonista eccellente di quella che non senza motivo è stata definita 'l’età cristiana' per eccellenza, è un fatto. In Eva Vae, sed ex Eva Ave, si ripeteva spesso e sovente si scriveva su affreschi e pale d’altare. In Eva c’è il 'Guai!' ( Vae!) la tentazione primordiale, il cedimento al Serpente; ma è da Eva che scaturisce l’Annunzio redentorio dell’Angelo (Ave!). E Maria è l’autentica, principale eroina della storia, perché liberamente, vincendo l’angoscia e la paura, risponde il suo «sì» che cambia la storia e il destino del genere umano. Certo, tale era il divino disegno, tale la Volontà di Dio. Ma Egli, secondo la dottrina cristiana, rispetta la volontà umana; limita la Sua stessa onnipotenza dinanzi a essa (tale la dottrina della 'potenza ordinata di Dio'): sia pure paradossalmente si potrebbe sostenere che veramente Maria ci ha salvati, che un suo rifiuto ci avrebbe condannati per sempre. Dice Agostino: Deus, qui creavit te sine te, non servabit te sine te ('Dio, che ti ha creato senza aver bisogno di te, non ti salverà senza la tua volontà'). Maria è la vera Regina del Mondo, Salus populi nostri. Nel medioevo tutto ciò era chiaro, evidente, solare.

La poesia stessa d’amore, la poesia trobadorica, nasce come inno appassionato alla Vergine e alle donne che ne sono immagine. Il medioevo è pieno di donne straordinarie: statiste, da Eleonora d’Aquitania a Matilde di Toscana che ha offerto un contributo formidabile alla Riforma della Chiesa nell’XI secolo a Bianca di Castiglia madre di Luigi IX; sante, da Chiara d’Assisi a Caterina da Siena a Giovanna d’Arco; intellettuali, scrittrici e poetesse, da Eloisa a Christine de Pizan. Nel Novecento, che almeno nel nostro Occidente ha assistito all’irresistibile ascesa delle donne in tutti gli aspetti della vita sociale e civile, ha vissuto operosamente appunto una donna straordinaria Régine Pernoud, nata nel 1909 e morta nel 1998, che ha letteralmente occupato con la sua immagine di studiosa e di scrittrice l’intero secolo. Conservatrice del Museo della Storia di Francia e poi degli Archivi nazionali, la signora Pernoud non si curava di gradi né di distinzioni accademiche: ma, autrice di studi scientifici rigorosissimi, era una fervente sostenitrice della necessità civica di scrivere libri di buona e affidabile divulgazione storica, che servissero ad alzare il livello culturale medio della società civile. Con questo spirito, e in questa direzione, sono nati i suoi grandi saggi biografici dedicati ad Eloisa, a Eleonora d’Aquitania e a Giovanna d’arco che sono ormai concordemente ritenuti altrettanti 'classici' della letteratura medievistica di sintesi. È per questo che dobbiamo salutare con grande gioia l’editrice torinese Lindau per aver accolto nella sua collezione 'I Leoni' - che vanta firme quali Christopher Dawson, Boris de Rachewiltz, Giorgio Galli e Bernard Lewis - anche un capolavoro della Pernoud, per certi versi il suo libro più 'impegnato': La donna al tempo delle cattedrali (Lindau, pagine 356, euro 26,00). In un certo senso, e a modo suo, questo libro potrebbe essere una piccola, vera e propria 'storia de medioevo'.

Facendo centro sull’età per eccellenza 'delle cattedrali', quindi sull’'età feudale' (i secoli XI-XIII), e naturalmente sulla Francia, le tre parti in cui esso è diviso riguardano anche il 'prima' e il 'dopo'. La prima parte è difatti dedicata anzitutto a Clotilde, la moglie del re franco Clodoveo: e siamo all’inizio appunto del medioevo, al V-VI secolo, e della storia dei franchi/francesi. In ciascuna delle tre parti, capitoli propriamente biografici si accompagnano ad altri più ampi, nei quali si esaminano categorie femminili o movimenti culturali o aspetti vari della vita e del pensiero dell’epoca. Così, nella prima parte, si ha un capitolo dedicato al tipo socioreligioso della monaca e uno alle donne in rapporto all’istruzione (che, nell’Alto Medioevo, era molto più diffusa e approfondita di quanto si potrebbe credere); nella seconda, accanto ai profili di alcune alte dame angioine e naturalmente di Eleonora d’Aquitania, il ruolo centrale è tenuto da un potente saggio sull’amore, «quest’invenzione del XII secolo»; la terza parte è dedicata tutta a Christine de Pizan, a Caterina da Siena e a Giovanna d’Arco.

Molte protagoniste di questo libro sono note al pubblico italiano; molte altre però, celebri oltralpe, sono da noi sconosciute o quasi. Ma da tutte queste pagine, in una prosa cristallina ch’era propria dell’Autrice e che la traduzione rende con straordinaria fedeltà, traspare un magico equilibrio fra dottrina e passione, fra cultura e impegno intellettuale. Era una gran donna, Madame Pernoud. Questo libro contribuirà a non farcela dimenticare.