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RITONO ALL'ANTICO. Disney, primo cartoon con un’eroina «nera»

Alessandra De Luca venerdì 11 dicembre 2009
Era il 2004 quando la Disney realizzò l’ultimo cartoon tradizionale, con disegno in 2D. Poi ci sono stati i capolavori tridimensionali della Pixar che hanno rivoluzionato il mondo dell’animazione conquistando un pubblico sempre più vasto di adulti e piccini. «Ma le tecnologie non fanno la differenza – dice John Lasseter, capo della Disney – perché quello che conta è la storia». Ed ecco allora che la major di Topolino a cinque anni da Mucche alla riscossa fa un passo indietro per raccontare con tecniche "antiche" una fiaba classica, quella de La principessa e il ranocchio, riveduta e corretta da John Musker e Ron Clements (quelli de La sirenetta e Aladdin) e ambientata questa volta nella New Orleans jazz, magica e oscura degli anni Venti.Naturale quindi che l’eroina sia un’afroamericana, in perfetta sintonia tra l’altro con la neonata era Obama. La protagonista, che va a ingrossare le fila delle principesse disneyane, inesauribili fonti di campagne marketing e licensing, non è una fanciulla di sangue blu, tutt’altro. Siamo lontani dalla Cenerentola che fa la sguattera sognando il principe azzurro, anche se da questo film, così come da Il libro della giungla e da Gli aristogatti sceneggiatori e registi pescano a piene mani.Tiana ha imparato nella vita che l’unica cosa su cui si può contare è il proprio lavoro, così il suo sogno è quello di aprire un ristorante dove cucinare le sue squisite zuppe. Ce l’ha quasi fatta, ma poi finisce per inciampare in un principe al verde, Naveen, nullafacente e donnaiolo, trasformato in un ranocchio da un mago vodoo deciso a mettere le mani sui soldi della ragazza più ricca della città. Il bacio di Tiana non cambierà le cose, anzi, le farà precipitare: trasformata in una rana, la ragazza comincerà con il suo irresponsabile principe un lungo viaggio nel bayou, palude del delta della Louisiana e del Mississipi popolata da eccentrici personaggi come l’alligatore Louis (doppiato da Pino Insegno) e la lucciola Ray (con la voce di Luca Laurenti) che di certo provocherà lacrime di commozione tra i più piccoli.Sognare ciò di cui si ha bisogno e non quello che si desidera smentisce il motto di Biancaneve che cantava I sogni son desideri, ma fa capire ai bambini che nella vita bisogna imparare a riconoscere le cose davvero importanti, come l’amore. Per gli adulti invece la morale, ben più amara, è anche che il vero potere non arriva dalla magia ma dal denaro. Il film piacerà alle bambine, ne siamo certi, perché punta su meccanismi narrativi e personaggi ampiamente collaudati. Troppo, forse. Perché quello che manca rispetto ai cartoon targati Pixar è proprio la voglia di cercare nuove strade, creare nuovi classici che sfidino il tempo e non solo i botteghini, inventare personaggi che restino davvero nel cuore. Qui invece è evidente il tentativo di ricalcare antichi fasti senza rischi, con risultati decisamente meno entusiasmanti.«Realizziamo i nostri film – ci ha raccontato Andreas Deja, talentuosissimo supervisore dell’animazione arrivato ieri a Roma per accompagnare il film – pensando a un pubblico di famiglie, non solo ai bambini. Lasseter non ha intenzione di abbandonare il disegno tradizionale, perciò ha richiamato alla Disney registi come Musker e Clements che gli hanno proposto 7-8 idee per il film. Anche la Pixar anni fa pensava a un cartoon sul principe ranocchio e così le idee e spunti si sono fusi. La principessa e il ranocchio in 3D? Non saprei proprio immaginarlo».