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REPORTAGE. Viaggio a Diamante, la città calabra dei murales

Giorgio Agnisola venerdì 28 giugno 2013
La facciata dipinta di una casa rurale del Sud: dal buio di un uscio mediterraneo si affacciano figure di contadini, o forse pescatori, chi in piedi chi seduto sui gradini. Sono figure assorte, il volto stanco, come dopo una giornata di fatica. Uno di loro, le mani in tasca, è appoggiato, sguardo trasognato, alla canna d’una bicicletta. È uno degli oltre centocinquanta murales di Diamante, cittadina di mare sulla costa calabra: «La perla del Mediterraneo», come la definì Matilde Serao. L’idea dei murales fu di un pittore milanese, ma diamantese di adozione, Nani Razzetti, che nel 1981 propose al sindaco del tempo, Evasio Pascale, di rivitalizzare con l’arte il centro storico del paese. L’operazione ha portato a Diamante in più di trent’anni artisti e poeti, italiani e stranieri. «Si è trattato di un’idea illuminata – dice Gabriele Marino, noto artista italiano, che è stato tra il 2007 e il 2011 il direttore artistico della iniziativa –. Essa non solo ha dato impulso all’arte, non solo ha arricchito il contesto urbano, alimentando lo sguardo di scorci e scenari insoliti e sorprendenti del borgo antico, ma ha fatto maturare nella popolazione locale un’idea di conservazione e valorizzazione del proprio patrimonio, coltivata nella poesia e nella memoria». Diamante è in questo senso una località speciale. Protesa sul mare tra roccia e sabbia, aperta alla modernità dell’odierna filosofia turistica, ma radicata in una consolidata tradizione marinara, è nota in tutto il mondo. L’abitato è delizioso con i suoi vicoli antichi, le linde piazzette, le piccole chiese, i bar affacciati sulla riva, il lungomare accogliente. Le sue risorse agroalimentari, come il peperoncino, che abbonda anche nelle coltivazioni domestiche, sono diventate risorse dello spirito prima ancora che opportunità economiche. «L’idea di puntare sulla promozione del celebre ortaggio – afferma Enzo Monaco, giornalista e presidente dell’Accademia internazionale del peperoncino – venne in occasione del settecentesimo anniversario della scoperta dell’America. Il singolare ortaggio fu importato, come è noto, da quelle terre. Da noi radicò non solo per il favorevole contesto climatico, ma anche per un gusto che si sposava con la cultura gastronomica locale. È divenuto nei secoli un alimento emblematico, anche per le sue notevoli virtù salutari, al punto da essere un simbolo della nostra terra». Si pensò così di fondare un festival, in cui tenere, oltre a esposizioni di varia natura, anche convegni scientifici, rassegne culturali e iniziative connesse con una lettura metaforica della natura piccante del peperoncino. Il festival, che si tiene tuttora ai primi di settembre, ha finito per essere testimone della tradizione italiana nel mondo. Oggi l’Accademia è presente in cinquanta Paesi, ha delegazioni nei cinque continenti. Diamante è divenuta città dell’anima per migliaia di italiani residenti all’estero. Ma non è solo il peperoncino la risorsa produttiva del territorio. A Santa Maria del Cedro, a poca distanza da Diamante, è sorta nel 1999 l’Accademia Internazionale del Cedro, frutto sacro fin dall’antichità, a cui si lega non solo un interesse botanico, ma anche religioso e persino esoterico. In agosto a Santa Maria giungono ebrei da tutto il mondo, persino dagli Stati Uniti, per acquistare i frutti puri, cioè non innestati, che verranno consumati durante la festa autunnale del Sukot, o "delle capanne". Se Diamante ha origini seicentesche, allorquando gli abitatori dell’interno, superati i pericoli che provenivano dal mare, si spinsero serenamente sulla costa, la frazione Cirella ha una storia antichissima, legata alle popolazioni dei focesi. La città vecchia, all’interno, è stata più volte distrutta. Ne restano ruderi fantasma, brani di una storia millenaria. L’ultimo abitante fu un prete, ai primissimi dell’Ottocento. Non voleva lasciare la sua chiesa, resisteva nel silenzio della preghiera. Ma poi sulla costa fondò un nuovo tempio e il paese restò vuoto. L’isolotto di Cirella è una roccia calcarea che il mare ha sapientemente modellato, con grotte e insenature, i cui fondali sono ricchissimi di vegetazione marina, con vaste praterie di posidonia. La Riviera dei cedri è terra di vacanze e di clamore estivo, di vivacità culturale e produttiva. Ma anche di intima spiritualità. A Belvedere Marittima è il monastero cinquecentesco di San Daniele, in cui si conservano, e forse è un segnale, nientedimeno che le reliquie di San Valentino.