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Una mostra e un libro . DEL VAGLIO Peanuts all'italiana

Umberto Folena sabato 28 novembre 2015
Ha disegnato e inventato personaggi, battute e situazioni per 70 anni. E tanto basterebbe per dirgli grazie e andare a visitare la mostra in suo onore che sarà inaugurata oggi alle 11 al Pontificio Ateneo Salesiano di Roma. Dire grazie a un raro e longevo esempio di umorista cristiano. Un uomo che più pacifico non si potrebbe immaginare ma che, come tanti ragazzini prima della guerra, aveva cominciato col disegnare uniformi e carri armati... per smettere, e mai più ricominciare per il troppo orrore, dopo essere finito sfollato da Napoli in un paese ritenuto sicuro, Cassino...  Paolo del Vaglio è morto poco più di un anno fa e la mostra è un omaggio voluto da Renato Ciavola, giornalista e cartoonist di Fabriano, e dal Gslg ( Gruppo di servizio per la letteratura giovanile). Insieme hanno da poco pubblicato un libro che lo ricorda, Nacqui senza saperlo. Incontro con Paolo del Vaglio, angelo dell’umorismo (Il Pennino, pp. 80, euro 15). Un libro piccolo, con tante illustrazioni e preziosissimo, perché restituisce un’immagine corretta, e inedita per gli under 80, dell’umorista tenacemente napoletano ma con moglie nordica, Bruna Mayer (decisivo il suo contributo sia per il libro sia per la mostra), e una casetta sull’Altopiano di Asiago, dove oggi riposa.  Prendiamo ad esempio l’angioletto Pigy, il suo personaggio più riuscito e famoso. Del Vaglio ne racconta la nascita così, e Ciavola annota: «Era una notte buia e tempestosa del 1965 e non riuscivo a dormire. Mi alzai e disegnai figure geometriche, ovali, triangoli... finché non mi venne fuori un angioletto. Lo chiamai Pigy». Nome breve e calzante. Ispirato a Pierluigi, cuginetto dei suoi tre figli, un biondino dall’aria angelica. E il tratto? Del Vaglio era un disegnatore che toglieva anziché aggiungere. Quel suo «era una notte buia e tempestosa» non a caso ricorda Snoopy in veste di romanziere. Del Vaglio non ha mai nascosto di ispirarsi ai Peanuts di Charles Schulz e al loro tratto essenziale, con la battuta che si sviluppa di preferenza in quadri successivi. 

 Pigy è associato ad Avvenire. Ma nel 1966 Avvenire ancora non esisteva, quando fece la sua comparsa sulla Tribuna Illustrata. Poi cresce, non lui ma la sua famiglia: diventa un angioletto nero, Tailù, su Nigrizia; Gabriel, angelo teologo, su Madre di Dio; il biblico Gerico su Jesus; Frate Angelico sul Messaggero di sant’Antonio. Grazie ai missionari salesiani finisce in tutto il mondo: «Ho visto Pigy parlare in giapponese, chissà che cosa diceva» confida del Vaglio a Ciavola.  Se Pigy è il cavallo di battaglia, la produzione di del Vaglio è sterminata.  C’è il Dante Alighieri che dall’alto del suo piedistallo dialoga con il capellone e finisce perfino sulla Fiera Letteraria. Ci sono i 'ditoni' dei piedi che dialogano tra di loro e TeleRe, seduto tutto il dì davanti al televisore. Ma, prima e durante, ci sono infinite uscite su giornali, riviste e televisioni del Sud. Del Vaglio è appassionato di sport, è stato valente portiere e giocava nel campetto dei salesiani al Vomero. Non se n’è mai dimenticato ed è così che il suo formidabile archivio, scatoloni su scatoloni di originali e ritagli, è finito proprio ai salesiani e lì da loro è organizzata la mostra: i custodi delle infinite carte di del Vaglio sono loro...  A Ciavola, il cartoonist partenopeo racconta delle vignette con un ciuccio supporter del Napoli come protagonista; le vignette disegnate al volo dalla tv di Achille Lauro al Tg3 regionale; e prima ancora gli esordi, giovanissimo, sull’indimenticabile Vittorioso. Ma di che genere era l’umorismo di del Vaglio? Dino Aloi, nell’introduzione al libro, parla di un «uomo buono» dalle battute dal «sapore delicato e dal tocco leggero». Ciavola, che l’ha incontrato più volte proprio per il libro, scrive di «finezza di animo e di penna, a volte affilata come un rasoio a volte frusciante come una piuma». Certo, chi apprezza solo la satira corrosiva, violenta e demolitrice, troverà del Vaglio davvero troppo 'buono'.  Ciavola lo ammette: «Paolo del Vaglio è troppo delicato per essere apprezzato dalla gran parte dei possibili lettori». Eppure proprio qui sta la sua forza. Il suo 'umorismo cristiano' consiste nel «colpire il male senza offendere la persona ». È un umorismo profondo, che fa dire a Domenico Volpi, mitico caporedattore del Vittorioso e grande animatore del Gslg: «Del Vaglio è un grosso teologo, ma in molti non l’hanno capito».   L’ultima sua fatica – anzi no: gioia – è stata Ti trovo bene, un libro di vignette sulla terza età. «Andato male – confida del Vaglio a Ciavola – agli anziani manca il sorriso, non sanno ridere di se stessi». Eppure le sue vignette sono profetiche e politiche, come quella con la cicogna che recapita un bambino a una coppia di nonni: «I genitori mi hanno detto di consegnarlo direttamente a voi». Rideva innanzitutto di se stesso, Paolo del Vaglio, ad esempio con la battuta che fa da titolo al libro: «Nacqui, senza saperlo, a Napoli nel 1928». Anche e soprattutto per questo la terra oggi gli è sicuramente lieve.