Agorà

L'anniversario. Gli 80 anni di Adriano Celentano: sempre più rock

Massimo Iondini sabato 6 gennaio 2018

Questa è la storia di uno di noi. Una storia oggi lunga ottant’anni. O forse una storia senza tempo. Nato ancor prima come personaggio che come artista, Adriano Celentano mediaticamente esiste da sempre. Da giovane orologiaio alla folgorazione per Elvis e Rock around the clock sempre di lancette si è trattato, per battere quei tempi nuovi che il ragazzo della via Gluck ha inscritti nel Dna.

Ritmi che a volte non hanno però coinciso con quelli altrui, per eccesso di visionarietà, di anticipo sui tempi anche sociali e culturali (come col suo protoambientalismo e i suoi sferzanti attacchi alla speculazione edilizia e agli ecomostri che abbruttiscono e incattiviscono i cittadini) e di spiccato egocentrismo (il Clan). Gli anni ’50 finivano col suo bacio come un rock e già inaugurava i rivoluzionari ’60 girando le spalle al pubblico di Sanremo, mentre i baci da uno erano diventati 24mila. «Hai mostrato il meglio di te» sbottò Claudio Villa, fiutando la detronizzazione.

Il “reuccio” aveva capito che il grande pericolo non veniva solo dagli “urlatori”, ma da quello «stonato» (la sua pungente accusa) “re degli ignoranti” che anche Fellini aveva adocchiato consacrandolo “personaggio” nella Dolce vita. Già, le stonature e certe dissincronie. Il primo a rimproverarsele, del resto, è stato proprio il Molleggiato. Quelle «odiose imperfezioni», ammise, frutto della sua innata vocazione a sorprendere, a sparigliare, a improvvisare (quanto gli pesò la figuraccia rimediata all’omaggio a De Andrè con la sua sgangherata Guerra di Piero ) che del resto è l’essenza della sua cifra stilistica e artistica.

Un po’ artista, un po’ no intitolò un suo album. Così nel cinema, tra alti (gli incassi) e bassi (la qualità non sempre eccelsa), incluso il pretenzioso Joan Lui , fatidico eccesso anche nei costi (20 miliardi di vecchie lire). Geniale “predicatore” e artefice di eventi tv (memorabile il tormentone “rock o lento”), Celentano ha venduto in tutto il mondo 200 milioni di dischi. Da record, da mito. Da storia d’Italia. E come inno, la sua voce in Azzurro.