Agorà

Teatro. “Da vivi”, una rassegna per tornare a celebrare la finitezza

Matteo Marcelli mercoledì 24 gennaio 2024

Un'immagine della performance teatrale

Se la morte è un tema ormai rimosso dalla nostra società e la ritualità del lutto non ha più diritto di cittadinanza, il teatro è il luogo adatto in cui riproporre un «rito gioioso di finitezza» e promuovere una riflessione collettiva sul tema. È questa l’idea da cui prende le mosse “Da vivi - Il miracolo della finitezza”, un progetto ideato da Elisa Sirianni, esperta di comunicazione, e sviluppato assieme a Mario Biagini, attore, regista e socio fondatore dell'Accademia dell'incompiuto, con la collaborazione di Carlo Biagini, medico radiologo e geriatra, e Marcella Gostinelli, dirigente sanitaria. Prodotto dal Teatro Metastasio di Prato (diretto da Massimiliano Civica), con il sostegno di Fondazione Cassa di Risparmio di Prato, “Da vivi” non è soltanto una performance attoriale, piuttosto un veicolo per interrogare una comunità, proporre strumenti per affrontare il tabù della morte e favorire risposte, anche concrete, al bisogno di accompagnamento alla fine. «I teatri dovrebbero tornare a essere un’agorà, uno spazio di dibattito pubblico – spiega Sirianni –. Per questo abbiamo pensato di andare al di là di un semplice spettacolo o di una serie di spettacoli. Se c’è un tabù dobbiamo confrontarci con voci differenti, parlarne a vari livelli e favorire un approccio multidisciplinare per aggredire la materia da più angolazioni possibili». Accanto al laboratorio teatrale (“Vive voci”, aperto a tutti senza alcuna preparazione richiesta), il progetto si articola in assemblee cittadine, seminari online, conferenze e interviste pubbliche, oltre a un gruppo di pensiero formato da specialisti delle scienze umane, filosofiche e mediche e figure religiose di diverse confessioni. Le assemblee sono ospitate nelle sedi dei partner che hanno scelto di unirsi alla rete nata attorno alla rassegna (scuole, Rsa, teatri, centri di aggregazione giovanile, parrocchie).

Un elemento scenografico dello spettacolo - Teatro Metastasio

​«Sulla base delle istanze che stiamo raccogliendo negli incontri pubblici proveremo a proporre un “Patto di ospitalità” per un miglior morire, che in caso di esito positivo sarebbe siglato da Comune, Asl e cittadini – continua l’ideatrice del progetto –. Un documento che dovrà tradursi in un impegno concreto e in nuovi codici deontologici per assicurare risposte ai bisogni dei cittadini di fronte all'ultima fase della vita. Pensiamo per esempio alla comunicazione medico-paziente a seguito di una diagnosi infausta, al recupero di un rituale terapeutico che sembra ormai sparito».

Un'immagine della performance teatrale - Teatro Metastasio

Il laboratorio teatrale, curato da Biagini e partito a fine ottobre nel Ridotto del Teatro Metastasio, proseguirà fino a maggio, dopo la conclusione della prima fase nel dicembre scorso con la «festa poetico-musicale» curata dalla squadra di attori dell'Accademia dell'Incompiuto. Il secondo step inizierà a febbraio e culminerà con la presentazione del risultato finale nella forma di uno spettacolo collettivo “ibrido”. Non sarà un momento strettamente teatrale, piuttosto una celebrazione festosa che gli organizzatori definiscono come un “oratorio laico”, basato sui desideri e le esperienze di cittadine e cittadini e frutto del lavoro «di una comunità transitiva artistica e sociale». Per partecipare, non è necessaria nessuna competenza attoriale o musicale. Inoltre, non è obbligatorio frequentare tutte le sessioni per essere autrici e autori della creazione collettiva. La sfida è trasformare il laboratorio in un "nucleo artistico permanente", autogestito da cittadine, cittadini, operatrici e operatori e che prosegua lo sviluppo di buone pratiche di autoeducazione sotto il coordinamento dei membri dell’Accademia (per informazioni, iscrizioni al laboratorio e partecipazione alle assemblee: davivi@metastasio.it, il Gruppo Facebook Da vivi - Il miracolo della finitezza e www.metastasio.it).

La locandina della rassegna - Teatro Metastasio

Il 26 gennaio è invece prevista la prossima conferenza: “Si può dire morte. Lutto e memoria al tempo dei social”. Un’occasione per indagare i processi storici a causa dei quali la nostra cultura tende ad aggirare la morte e la mortalità e proporre una visione che invece contempli e prenda coscienza della finitezza, a partire dall’opportunità offerta per discutere del tema dalle tecnologie digitali. È previsto l’intervento di Davide Sisto, tanatologo e filosofo e un’introduzione di Andrea Vannucci, direttore sanitario di File - Fondazione Italiana di leniterapia. Dal 25 al 28 gennaio è anche in programma lo spettacolo “Famous Puppet Death Scenes”, del gruppo canadese Old Trout Puppet Workshop che affronta con ironia il tema al centro del percorso.