Agorà

Olimpiadi. Da Tokyo a Parigi, tre anni tutti di corsa

Mario Nicoliello giovedì 12 agosto 2021

Parigini ai piedi della Tour Eiffel a raccogliere il testimone da Tokyo durante la cerimonia di chiusura dei Giochi

L’antipasto, rapido eppur gustoso, è stato servito domenica scorsa durante la cerimonia di chiusura. Per il menu principale occorrerà però aspettare ancora 1081 giorni, vale a dire poco meno di tre anni. Tokyo 2020+1 si è appena conclusa, ma la mente vola già a Parigi 2024. D’altronde, causa Covid, per la prima volta tra un’edizione e l’altra balleranno tre e non quattro anni. Il passaggio della bandiera olimpica dalla governatrice di Tokyo alla sindaca di Parigi ha segnato l’inizio dell’avventura transalpina. Con l’inno francese, suonato anche su una navicella spaziale, e una clip con i luoghi olimpici e la bandiera che sventolava sulla Tour Eiffel (non in diretta, perché le condizioni meteo nella capitale francese non lo hanno consentito), mentre gli atleti facevano festa al Trocadero.

Quelli di Parigi saranno i primi Giochi estivi sotto il cappello della nuova agenda 2020+5, di conseguenza completamente diversi rispetto al passato. Non esisterà più un unico parco olimpico con impianti uno accanto all’altro, ma verranno sfruttate strutture già esistenti e valorizzati impianti temporanei. Il tutto con un occhio al portafoglio, visto che la pandemia ha rivoluzionato il budget. Quando nel marzo del 2020 si paventava un rinvio dei Giochi nipponici al 2022, anno senza Mondiali delle discipline olimpiche e con in più la Coppa del mondo di calcio in autunno, a far cambiare idea al Cio, in un primo momento indirizzato verso questo sentiero, furono proprio i francesi, che fecero presente come non avrebbero potuto chiudere il bilancio con soli due anni di sfruttamento dei contratti commerciali.

Il posticipo dei Giochi di Tokyo ha influito infatti anche su quelli parigini, con i transalpini costretti pertanto a rimodulare l’idea iniziale e a tagliare gli impianti non indispensabili. La geografia di Parigi 2024 sarà pertanto completamente diversa rispetta quella contenuta nel master plan iniziale. Fuori dalla Capitale finiranno il surf, il cui teatro sarà Tahiti nell’oceano pacifico, la vela a Marsiglia, la pallamano a Lilla, il pentathlon e l’equitazione a Versailles, il golf a Guyancourt e il ciclismo a St. Quentin en Yvelines, canoa e canottaggio a Vaires sur Marne, l’hockey a Yves du Manoir e la mountain bike sulle colline di Elancourt. Rivoluzionata anche la disposizione delle specialità all’interno della città. Il grosso finirà alla periferia Nord, giacché allo Stade de France si terranno atletica, rugby e cerimonie, mentre attorno tra St. Denis e Le Bourget oltre al centro stampa e al villaggio degli atleti ci saranno pure tiro, arrampicata e sport acquatici, nuoto escluso.

La piscina principale sarà infatti dirottata alla Defense, rinunciando all’idea iniziale di mettere nella stessa area atletica e nuoto. Il tennis sarà ovviamente al Roland Garros, dove troveranno ospitalità anche i pugili, il calcio al Parco dei Principi, mentre l’arena di Bercy ospiterà la ginnastica e le finali del basket. A Sud sorgeranno tre palazzetti temporanei per pallavolo, tennis tavolo e sollevamento pesi. Detto di badminton e ginnastica ritmica a Porte de la Chapelle, di scherma e taekwondo al Grand Palais, degli sport urbani (tra i quali la debuttante break dance) a piazza della Concordia e dell’arco agli Invalidi, il resto sarà lungo la Senna: triathlon, marcia e maratona, ciclismo e nuoto di fondo sul ponte d’Iena, beach volley sotto la Tour Eiffel, judo e lotta a Campo Marte.

Per contenere i costi quattro nuovi impianti (lo stadio del rugby, il palazzetto per il volley, la piscina di St. Denis e lo Zenith per il sollevamento pesi) sono stati quindi cancellati. Nel complesso sarà un’Olimpiade da 7,3 miliardi di euro: 3,9 per la parte organizzativa e 3,4 per le opere strutturale. Il secondo capitolo sarà finanziato interamente dallo Stato, il primo invece ricadrà nella gestione del comitato organizzatore, il quale prevede di incassare 1,6 miliardi dalla biglietteria, dalle licenze e dalla vendita dei gadget, 1,2 miliardi dal Cio, 1,1 miliardi dagli sponsor locali. Sul fronte commerciale interno sono stati già raccolti 600 milioni, il 55% della cifra preventivata. A sposare la causa sono stati, tra gli altri, la banca Bpce, Electricitè de France, Orange e Sanofi.

Nel 2024 all’ombra della Torre Eiffel gli atleti a cinque cerchi saranno equamente divisi tra maschi e femmine: 5250 in blu, altrettanti in rosa. La parità di genere sarà raggiunta in 28 sport su 32 (nella ginnastica e nel nuoto, grazie alla ritmica e al sincronizzato, ci saranno più donne, nel calcio e nella lotta, grazie al numero maggiore di squadre e alla greco- romana, più uomini), ma si ridurranno sia il numero complessivo degli atleti (da 11.092 a 10.500) sia gli eventi che assegneranno medaglie, da 339 a 329. All’interno degli sport classici quelli che hanno visto approvare le proprie proposte di cambiamento sono stati canoa, vela e tiro. Lo sport della pagaia introdurrà le competizioni di slalom estremo, dove si gareggia contro l’avversario e non contro il cronometro, a scapito di due prove di velocità su acqua piatta.

Nella vela la rivoluzione sarà totale: le classi tradizionali rimarranno tre (i due Laser e il 470 misto con un uomo e una donna), mentre le classi acrobatiche saranno sei: i due Windfoil, al posto del Windsurf, con le tavole che, anziché planare, voleranno sull’acqua, il Nacra Foil, i due 49er e il Kiteboarding, ossia la tavola con l’aquilone con un uomo e una donna che gareggeranno a staffetta. Resta il punto interrogativo su un nuovo evento misto: dovrebbe essere una prova d’altura che potrebbe rappresentare il primo passo verso la vela oceanica ai Giochi. Nel tiro al volo la prova mista non sarà più nella fossa, ma nello skeet. L’atletica manterrà 48 eventi, ma saluterà la 50 chilometri di marcia maschile, rimpiazzata da una nuova competizione mista del tacco e punta. Gli organizzatori stanno lavorando ad altre due suggestioni: aprire la maratona al grande pubblico e svolgere la cerimonia di chiusura lungo i Campi Elisi. Scelte delicate soprattutto per ragioni legate alla sicurezza.