Agorà

Tradizioni. Nelle storie e leggende l'antica sapienza del popolo curdo

Giorgio Bernardelli domenica 27 dicembre 2015
Un re un giorno s’ammalò e nessuno dei medici riusciva a curarlo. Finché un derviscio non venne a trovarlo dicendogli: «Io so qual è la ricetta giusta per guarirti. Basta solo che trovi la camicia di un uomo senza pensieri e la indossi: guarirai immediatamente ». Il re ordinò ai suoi soldati di andare a cercare un uomo senza pensieri e di portargli subito la sua camicia. Nonostante le ricerche – però – non lo trovavano. Fino a quando, in cima a una montagna, non incontrarono un pastore che chiese loro: «Che cosa sono i pensieri?». Sentendo quelle parole si illusero di aver finalmente trovato l’uomo che faceva per loro. Ma solo allora si resero conto che non indossava nessuna camicia.  Recita così una leggenda del popolo curdo. Una storia che del Kurdistan racchiude l’ironia amara ma anche l’irriducibilità ad ogni tipo di dominazione. Ed è solo una tra le tante Storie e leggende del popolo curdo raccolte per la prima volta in un volume pubblicato ora in Italia dall’editrice Tarka (pagine 154, euro 14,00). Pagine scandite da vecchi saggi che incarnano una sapienza secolare, forgiata da mille prove. Ma anche da re che amano travestirsi da sudditi per imparare a governare con giustizia. Per non parlare di una miriade di uccelli e di altri animali che, come nella migliore tradizione della fiabe, parlano ma soprattutto incarnano le mille sfumature dell’umano.  A curare il libro è stato Baykar Sivazliyan, docente di lingua armena all’Università degli Studi di Milano. Un armeno che raccoglie la saggezza popolare di un popolo – i curdi – che pure fu utilizzato come “manodopera” dai Giovani Turchi durante il Metz Yeghern – il genocidio degli armeni di un secolo fa. Salvo poi ritrovarsi esso stesso – poco dopo – a fare le spese del medesimo tipo di annullamento, con la repressione dell’identità curda. Non stupisce, allora, che sia stato proprio lo sguardo di un armeno a far riaffiorare questi racconti tutt’altro che banali. Le storie e le leggende raccolte da Sivazliyan nelle diverse aree dove vivono i curdi – un territorio montuoso di circa cinquecentomila chilometri quadrati, a cavallo tra la Turchia, l’Iraq, l’Iran, la Siria e l’Armenia – sono infatti una testimonianza preziosa per capire un popolo che solo recentemente le vicende del conflitto siriano hanno riportato alla ribalta del mondo. Al contrario i curdi sono un’etnia dalle radici antichissime (le sue prime tracce storiche risalirebbero a ben quattromila anni fa) e costantemente capace di ritagliarsi un’autonomia “di fatto” all’interno dei grandi imperi che hanno regnato in Oriente.  Il tutto nonostante i ripetuti tentativi di cancellarne la lingua e l’identità nazionale. Così – sulle montagne del Kurdistan – proprio la tradizione orale delle leggende popolari è diventata una forma di sopravvivenza. Che ha fatto sì che questo popolo – complessivamente circa trentacinquemilioni di persone oggi – siano tuttora il quarto gruppo etnico del Medio Oriente, dopo gli arabi, i turchi e i persiani.  Non sono storie di grandi epopee, ma racconti di vita quotidiana le leggende del popolo curdo. Piccole disavventure di gruppi di famiglia, storie di pastori e di viaggiatori, incontri spesso sorprendenti, destinati alla fine a ribaltare i soprusi dei potenti. Come sottolinea Sivazliyan nell’introduzione al volume, sono racconti da cui «risalta la vita semplice ma generosa del popolo curdo, assolutamente realista e, malgrado tutto, ottimista».  Storie che guidano alla scoperta di un angolo del mondo dove può capitare che – come narra una di queste leggende – la neve e il cammello si incontrino e provino a scendere a patti. Racconti in cui il sacro ha il volto dei dervisci itineranti, emblema di una forma di islam del tutto priva di rigidità austere: «Dio è molto vicino – chiosa il curatore – e il suo profeta Solimano ha una moglie bellissima che combina tanti guai; ma per risolverli bastano gli uccelli del Kurdistan».  Il libro è un po’ anche un omaggio al risveglio culturale che il mondo curdo sta vivendo  in questa fase storica: se infatti nel secondo dopoguerra era stata l’Armenia l’unica isola dove era potuta fiorire una generazione di intellettuali curdi, oggi anche in Iraq e nella stessa Turchia – pur tra mille difficoltà – è cresciuta una maggiore consapevolezza delle radici curde. Frutto delle timide aperture portate avanti su questo fronte dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan, prima della tristissima marcia indietro degli ultimi tempi, contrassegnati dalla riapertura del conflitto con il Pkk (e dagli attentati contro l’Hdp, il partito filocurdo di Selahattin Demirtas).  Le Storie e leggende del popolo curdo aiutano dunque a guardare con occhi un po’ più profondi rispetto alle mere analisi geopolitiche quanto sta accadendo ai confini tra la Siria, l’Iraq e la Turchia. «Il racconto curdo – annota ancora Sivazliyan – è una parabola che non stanca, non drammatizza gli eventi anche gravi, ha una ventata d’aria fresca delle alte montagne sempre piene di neve: territori liberi con una popolazione non libera, però fiera, orgogliosa di essere nata su quello straordinario calvario che è il Kurdistan».