Agorà

La mostra. Cristiani pionieri di pace nel mondo arabo

Giorgio Bernardelli martedì 26 settembre 2017

Un’immagine di Gesù che guarisce il paralitico dipinta nel III secolo a Dura-Europos, in Siria, nella più antica domus ecclesiae giunta fino a noi. Il preziosissimo manoscritto miniato dei Vangeli Rabbula, trascritti in siriaco nel monastero di Bet Zagba nel VI secolo e poi portati a Firenze dal patriarca maronita nel Rinascimento. Ma anche una mappa interattiva con i luoghi della vita di Gesù e le prime strade percorse dall’annuncio cristiano; un’installazione sonora per ascoltare gli inni delle liturgie dell’Oriente; i primi libri liturgici stampati con caratteri arabi all’inizio del XVII secolo. Sono solo alcuni dei pezzi forti della grande mostra che l’“Institut du Monde Arabe” di Parigi dedica alla presenza cristiana in Medio Oriente. «Cristiani d’Oriente. 2000 anni di storia» resterà aperta fino al 14 gennaio 2018 nella sede di questa prestigiosa istituzione culturale in rue des Fossés Saint-Bernard. Ed è un tentativo del tutto inedito di proporre in un unico sguardo la ricchezza di storie, riti e tradizioni diverse che contraddistinguono fin dalle origini la presenza delle Chiese in quello che oggi chiamiamo il mondo arabo.

Realizzata in collaborazione con l’Oeuvre d’Orient - lo storico sodalizio francese che dal 1856 sostiene concretamente la vita delle comunità cristiane in Medio Oriente - la mostra è un percorso che tiene insieme la storia e l’attualità di questa presenza. Assumendo un significato del tutto particolare nel contesto delle durissime prove che - dalla Siria fino all’Egitto - queste Chiese hanno vissuto negli ultimi anni.
Nell’era di un fondamentalismo jihadista che pretenderebbe di relegare al rango di una presenza straniera le comunità cristiane del Medio Oriente, il messaggio veicolato dall’iniziativa dell’Institut du Monde Arabe è infatti la riscoperta del ruolo giocato dalle comunità cristiane nella storia della regione. E non solo nei primi secoli, ma anche nell’incontro tra il mondo arabo e la modernità. «Youssef Chahine, Edward Said, Albert Cossery, suor Marie Keyrouz, Khalil Gibran... Sono tutti arabi. E sono tutti cristiani - scrive presentando l’iniziativa Jack Lang, a lungo ministro della cultura in Francia e oggi presidente dell’Institut du Monde Arabe a Parigi -. A loro abbiamo dedicato conferenze, spettacoli, mostre, pubblicazioni... Stavolta però ci siamo riproposti una sfida mai raccolta finora da nessuna grande istituzione culturale e cioè presentare in un’unica mostra il cristianesimo d’Oriente da ogni prospettiva: storica, religiosa e culturale. Una rappresentazione che, dichiaratamente, si limita al mondo arabo (che pure è un campo immenso) - Terra Santa, Egitto, Libano, Siria, Giordania, Iraq -. E si sforza di presentare i cristiani d’Oriente nel loro pluralismo e in tutta la complessità dei loro duemila anni di storia».

Tante le opere arrivate appositamente a Parigi dal Medio Oriente e dai più importanti musei di tutto il mondo. Dai Musei Vaticani, per esempio, un frammento di una raffigurazione siriaca dell’Annunciazione realizzata tra l’VIII e il IX secolo; dalla Custodia di Terra Santa uno dei mosaici del Monte Nebo in Giordania, ma anche un firmano del 1397 con il quale il sultano mamelucco al-Malik al-Zaher Barquq permetteva ai frati di rifabbricare una parte crollata del complesso del Santo Sepolcro; dall’Egitto alcune testimonianze straordinarie sulla storia dei monaci del deserto; dal Libano alcune delle icone della Collezione Abou Adal, espressione del rinnovamento di questa forma d’arte sacra in era ottomana nel contesto delle nuove relazioni con l’Occidente.




Quattro le sezioni nelle quali è suddiviso il percorso: la prima è dedicata all’avvento e allo sviluppo del cristianesimo in Oriente: la predicazione di Gesù, la nascita delle Chiese, i grandi Concili dell’antichità. Nella seconda si indaga la vita delle comunità cristiane dopo la conquista musulmana, alla scoperta delle modalità attraverso cui i diversi riti cristiani sono sopravvissuti, ma anche delle interazioni avvenute col mondo musulmano. La terza sezione è dedicata al periodo tra il XV e il XX secolo, con le Chiese del mondo arabo come ponte tra l’Oriente e l’Occidente anche attraverso il loro grande contributo alla nascita di un nazionalismo arabo. Infine, nella quarta sezione, lo sguardo sul presente dei cristiani d’Oriente, con le loro sofferenze ma anche la loro vita quotidiana: a chiudere il percorso è lo sguardo di alcuni fotografi che in sei diversi Paesi arabi li hanno ritratti nei loro diversi volti, dalla vita nel salotto di casa alla devastazione lasciata dietro di sé dai jihadisti a Maalula in Siria, dai matrimoni ai militari che combattono il Daesh. «La presenza di tante opere magnifiche ci fa viaggiare attraverso la storia - conclude Jack Lang -. Ma la presenza di queste ultime testimonianze commoventi ci ricorda che la storia è carne e sangue. E non dobbiamo dimenticarcelo».