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IL 150° DELL'ITALIA. Corghi: ecco il vero Verdi e la storia del Va’ Pensiero

Pierachille Dolfini martedì 25 ottobre 2011
​Basterebbe il titolo, …la vera storia del Va’ pensiero… – con tanto di puntini di sospensione prima e dopo – per dire che la cantata di Azio Corghi (musica) e Vittorio Sermonti (testi) ha un chiaro intento “politico”. Perché quei puntini di sospensione dicono che prima e dopo il celebre coro del Nabucco di Giuseppe Verdi c’è la storia di un popolo. Il popolo italiano. «E non solo di una parte di esso come vorrebbe qualcuno che oggi tenta di appropriarsi di questa pagina musicale riducendola a inno territoriale, travisando le motivazioni risorgimentali che originariamente lo hanno accompagnato» dice Corghi che, però, avverte: «Nessun comizio in musica».Perché mercoledì sera nella chiesa sconsacrata di Santa Cristina della Fondazza a Bologna (ore 20.30, ingresso libero) il racconto della vera storia del Va’ pensiero sarà affidato al sorriso con il quale Sermonti ha raccontato nel suo libro Sempre Verdi le opere del musicista di Busseto. Corghi ha messo in musica il capitolo dedicato al Nabucco. «Il mio pensiero è andato subito al racconto dello scrittore romano quando la Regia Accademia Filarmonica di Bologna mi ha chiesto un nuovo lavoro per celebrare i 150 anni dell’Unità d’Italia» spiega il compositore torinese per il quale «Verdi è stato italiano in tutto e per tutto tranne che nel vergognarsi di esserlo. Ed è per questo che il suo Va’ pensiero dovrebbe ritornare ad essere un coro cantato, senza fini di parte, da tutti gli italiani».Mercoledì sera Corghi proverà a farlo cantare al pubblico che si unirà alle "forze locali", come le definisce il compositore che ha affidato il suo lavoro a un pianista (Stefano Malferrari), a un narratore (l’attore Andrea Fugaro), ma soprattutto al coro del Collegium musicum Almae Mater dell’Università di Bologna, a quello di voci bianche della scuola Rolandino de’ Passeggeri e ai partecipanti al progetto Cori nelle scuole dell’Accademia Filarmonica. Una prima esecuzione assoluta.«Racconteremo il Nabucco: un’ora e un quarto di spettacolo in quattro parti, rispettando la scansione che Verdi aveva scelto per la sua opera. E gli intermezzi serviranno a far vedere come alla vicenda messa in musica dal compositore nel 1842 si intrecci la storia del popolo italiano. I ragazzi, come in un gioco, faranno risuonare le parole delle "conte" nei dialetti locali per mostrare che le filastrocche non sono poi così diverse dalla Valle d’Aosta alla Sicilia. E al Coro dei Leviti del secondo atto del Nabucco affiancheremo gli slogan dei moti mazziniani, i canti popolari e gli inni della Resistenza come Bella ciao e Fischia il vento. Per dire che l’Italia da sempre ha dovuto lottare contro gli oppressori. E scoprendo che pagine apparentemente lontane tra loro dialogano e hanno, in qualche modo, le stesse radici». E se il popolo ha raccontato queste vicende con i canti popolari, Verdi lo ha fatto nel Va’ pensiero che, dice Corghi, «ha fatto da colonna sonora – ecco qui …la vera storia... – all’Italia dal Risorgimento alla nascita della Repubblica». Per questo la speranza del compositore è che «cantandolo il pubblico che verrà ad ascoltarci possa far sua la lezione di Verdi e non vergognarsi mai di essere italiano».