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La campagna revisionista contro il questore "giusto". Ma contro Palatucci mancano le prove

Matteo L. Napolitano sabato 22 giugno 2013
Autorevoli quotidiani nazionali ed esteri si sono occupati in questi giorni del caso di Giovanni Palatucci, il questore aggiunto di Fiume dichiarato «Giusto tra le Nazioni» da Yad Vashem, e ora ridiscusso in chiave «revisionista». La questione è nata qualche settimana fa a New York, in un simposio su Palatucci organizzato dal Centro Primo Levi presso la Casa italiana Zerilli Merimò. Vi hanno partecipato, fra gli altri, l’ex direttore del Dipartimento Giusti di Yad Vashem, Mordechai Paldiel, lo studioso Marco Coslovich e, in veste puramente istituzionale, il console generale d’Italia a New York, Natalia Quintavalle. Il primo punto di discussione è stato il seguente: davvero Palatucci salvò migliaia di ebrei? La prima documentatissima biografia di Goffredo Raimo su Palatucci (A Dachau, per Amore) avvalora questa tesi, come pure la storiografia successiva (Giovanni Palatucci: un giusto e martire cristiano di Antonio De Simone e Michele Bianco; Giovanni Palatucci, il Questore "giusto" di Piersandro Vanzan; Capuozzo, accontenta questo ragazzo di Angelo Picariello). Un importante volume del Dipartimento di Pubblica Sicurezza del ministero degli Interni italiano (Giovanni Palatucci, il poliziotto che salvò migliaia di Ebrei>) ha poi conferito valore aggiunto alle ricerche. Alla conferenza di New York, tuttavia, si è dubitato che Palatucci abbia salvato addirittura cinquemila ebrei: Mordechai Paldiel, ossia colui che a Yad Vashem istruì il "processo" in favore di Palatucci, ha affermato che questi è diventato Giusto per aver salvato «una sola donna»: Elena Ashkenasy. Infatti, la commissione da lui presieduta «non ha rinvenuto alcuna prova né testimonianza che avesse prestato assistenza al di là di questo caso». Ma è necessario un quorum di salvati per conferire la patente di Giusto; oppure si può essere Giusti anche per una sola vita ebraica salvata? O chi stabilisce un quorum? «Chi salva una vita salva il mondo intero», dice il Talmud. Dunque, l’essere Giusto non deriva dalla statistica o dalla matematica: basta salvare un solo ebreo. Il dossier su Palatucci conservato a Yad Vashem, che abbiamo potuto consultare, narra che il questore aggiunto di Fiume salvò ben più di un ebreo. Siamo in possesso della testimonianza autografa di Elena Ashkenasy Dafner, proprio la signora menzionata da Paldiel. Il documento, datato 10 luglio 1988, fu redatto a Tel Aviv e si trova nell’istruttoria su Palatucci nell’Archivio di Yad Vashem (Dipartimento Giusti, File n. 4338). Nella sua testimonianza, la Ashkenasy scrive che, assicurato il suo interessamento per lei e per suo marito, «di sua iniziativa [Palatucci] aggiunse che avrebbe fatto il possibile per trovare il modo di far entrare al più presto tutta la mia famiglia in Svizzera (una sorella e un fratello di mio marito abitavano là)». La famiglia Ashkenasy si era rifugiata a Fiume da Vienna (come tanti ebrei alla ricerca di un imbarco per l’estero); Palatucci falsificò anche i documenti con timbri della Questura, e «rifiutò con decisione» qualsiasi tipo di omaggio, segno della sua gratitudine, «sorpreso che il suo aiuto dovesse essere ricambiato in qualche modo». Nella notte tra il 10 e l’11 giugno 1940, gli uomini della famiglia della Ashkenasy furono tutti arrestati e deportati nel campo di Ferramonti. «Anche in questa occasione mi rivolsi al Dott. Palatucci che mi tranquillizzò». La signora, con una neonata, il marito e altri parenti fu aiutata da Palatucci a trasferirsi a Caprarola, in provincia di Viterbo. A queste persone salvate della famiglia Ashkenasy (circa una decina) occorre aggiungere le altre menzionate nel dossier di Yad Vashem. Lo stesso Mordechai Paldiel, scrivendo il 10 luglio 1995 a Thomas Palatucci, congiunto newyorchese del Giusto, così motivò l’onorificenza: Palatucci «avvertì gli ebrei del fatto di essere ricercati, li nascose con l’aiuto di suo fratello, il vescovo locale [sic: per lo zio Giuseppe Palatucci, vescovo di Campagna], o li aiutò a salpare per Bari, dietro le linee alleate. Molti ebrei furono salvati a motivo dei suoi sforzi». Molti ebrei (many Jewssalvati da Palatucci, dunque; non uno solo. E Paldiel ribadì il concetto del many Jews anche in seguito. Un altro tema discusso è che Palatucci fu un fascista troppo «zelante e volenteroso» per meritare il titolo di Giusto. Vedremo se ci sono documenti che avvalorino questo zelo. Oskar Schindler, in apparenza, era un fervente nazista e Giorgio Perlasca un fervente franchista. Ma salvarono o no delle vite ebraiche? Si dice anche che Palatucci non finì a Dachau per aver salvato ebrei ma perché considerato dai nazisti una spia britannica. I file di Yad Vashem ci informano che «nel settembre 1943 il Dr. Palatucci aderì al Movimento di Liberazione Nazionale, assumendo il nome di "Dr. Danieli", proseguendo nella sua mirabile opera di salvataggio di migliaia di perseguitati». Dunque non aut aut, ma et et. Palatucci aiutava i partigiani e al contempo salvava gli ebrei. Queste le basi per cui Mordechai Paldiel lo ha dichiarato Giusto. Ora nuove presunte verità storiche su Palatucci vengono a galla e compete agli studiosi occuparsene: purché l’annunciato nuovo dossier su Palatucci sia prontamente e liberamente consultabile.<+copyright>