Agorà

Sistema solare. Sarà più semplice colonizzare Marte con i robot «assistenti»

Davide Re giovedì 18 agosto 2016

Ideare un robot umanoide per aiutare gli astronauti nel viaggio verso Marte. Per questo progetto l’Agenzia spaziale americana mette in palio un premio pari a un milione di dollari attraverso la competizione scientifica internazionale Space robotics challenge. Un'iniziativa che richiama ancora una volta l’interesse – ritrovato – dell’amministrazione americana per il pianeta rosso. Infatti dopo anni di impasse, anche per la mancanza di una vera e propria strategia per l’agenzia spaziale americana, la presidenza Obama, da poco, ha ripreso ad investire rilanciando per esempio alcuni punti del vecchio piano di George W. Bush – il Costellation – che appunto prevedeva il ritorno dell’uomo nello spazio. Così, dopo aver chiesto alle aziende di collaborare per mettere a punto astronavi, razzi e sistemi di comunicazione, la Nasa lancia adesso anche la prima competizione internazionale per mettere a punto robot “astronauti” capaci di affiancare e aiutare l’uomo durante le missioni spaziali. La sfida è aperta a tutti e prevede di dare le istruzioni al robot in modo che sia capace di risolvere tre specifici problemi: riallineare un sistema di antenne per la comunicazione, riparare un pannello solare danneggiato e infine identificare e riparare una perdita all'interno di un modulo spaziale. Le iscrizioni per partecipare sono già aperte e le sfide finali sono previste a giugno del 2017. La speranza è quella di riuscire a trovare grazie ai partecipanti idee innovative da adottare sui futuri robot che potrebbero dare un supporto agli astronauti impegnati nella conquista di Marte. E sempre la Nasa ha dato anche un’altra notizia, sempre inerente alla conquista del pianeta “quasi gemello” della Terra. Il rover Mars 2020, che l’Agenzia spaziale americana ha previsto di lanciare tra 4 anni verso il Pianeta rosso per sondarne la superficie in cerca di segnali di vita microbica, potrà sfruttare per la sua caccia una nuova tecnica analitica sviluppata dal Mit. Il compito del rover sarà di raccogliere campioni di rocce e terreno e immagazzinarli sulla superficie di Marte, campioni che poi potranno anche essere portati sulla Terra da un’eventuale successiva missione per essere meglio analizzati. Un team di scienziati del Massachusetts Institute of technology ha sviluppato una tecnica che aiuterà il rover a identificare i campioni rimasti il più possibile inalterati in maniera rapida e non invasiva. Questi campioni, - si legge su Media Inaf, il notiziario online dell’Istituto nazionale di astrofisica - selezionati tra quelli che hanno mantenuto maggiormente la loro composizione originale, permetteranno ai ricercatori di indagare la presenza di segni di vita passata, se ce n’è stata, sul suolo marziano. La tecnica - illustrata in uno studio pubblicato sulla rivista "Carbon" - si sviluppa attorno a un nuovo modo di interpretare i risultati della spettroscopia Raman, un processo utilizzato dai geologi per identificare la composizione chimica delle rocce. Tra gli strumenti scientifici di cui disporrà Mars 2020 c'è anche Sherloc (Scanning habitable environments with raman and luminescence for organics and chemicals), che si occuperà dell'acquisizione di spettri Raman di campioni lungo la superficie di Marte o nei primi strati di terreno, e sarà quindi fondamentale per determinare se la vita sia mai esistita sul Pianeta rosso.