Agorà

Cirque. “Quidam” lo spettacolo «cancellato in Israele»

Massimo Gatto martedì 19 agosto 2014
In questi giorni l’euforia svirgolata di Boum Boum, del Clown, di Target, dell’Aviatore e delle altre figurine acrobatico-sentimentali di Quidam – lo show con cui il Cirque du Soleil torna in Italia il prossimo autunno – avrebbe dovuto contagiare il pubblico della Yad-Eliyahu Arena di Tel Aviv. Ma davanti alle bombe, ai razzi, ai lutti, perfino la fabbrica del sorriso canadese s’è dovuta arrendere. «Conoscendo la premura con cui l’azienda tutela la sicurezza dei suoi dipendenti, quando è scoppiata la guerra non avevamo alcun timore di esibirci in Israele» spiega Alessandra Gonzalez, 26 anni, madre romana e padre messicano, che in Quidam veste i panni dell’annoiata Zoé, bimba che davanti all’indifferenza dei genitori si rifugia nel suo mondo fantastico. «Ma quando le cose sono precipitate e ci siamo ritrovati in ferie obbligate per la cancellazione della tappa la sensazione è stata di sollievo da un lato e di frustrazione dall’altro per non aver potuto dare il nostro contributo ad allentare un po’ la tensione; dietro al pronome latino che intitola lo spettacolo c’è infatti un invito ad aprirsi agli altri e a scoprire il mondo nascosto in fondo all’animo dell’uomo qualunque, del signor nessuno che incontriamo all’angolo della strada». Figlia di un tenore e di una ballerina, Alessandra-Zoé è stata scelta dal Cirque fra duemila candidati. «Mi sono iscritta al casting del su Facebook: gli uomini di Montréal cercavano una ragazza maggiorenne, bassina, con l’aria da quindicenne e voce da soprano: una proprio come me» spiega lei, che fino a quel momento aveva frequentato soprattutto il musical italiano vestendo i panni di Satin in Moulin Rouge, di Dorothy ne Il Mago di Oz e di Wendy in Peter Pan. «Ho spedito al Cirque la documentazione richiesta e dopo un mese e mezzo mi hanno comunicato che eravamo rimaste in gara solo in due. Sono partita per il provino in Canada senza troppe speranze, ma alla fine l’ho spuntata. Ricordo ancora di aver gridato a mamma Antonella la mia gioia al telefono tirando fuori tutta la voce che m’era rimasta in corpo. Ormai sono quattro anni che vado in scena ogni sera. È un sogno e non ho voglia di svegliarmi». Esempi come quelli di Alessandra in Quidam, della specialista forlivese di "pole dancing" Giulia Piolanti in Michael Jackson The Immortal World Tour o della regina catanese delle "bolas" Elisabetta La Commare in Saltimbanco stanno facendo scuola se è vero che perfino una star della ginnastica azzurra come Vanessa Ferrari, medaglia d’oro recenti ai Europei di Sofia, non fa mistero di voler giocare dopo le Olimpiadi di Rio la carta Cirque. «Archiviati un paio d’anni veramente bui (con la cancellazione di ben 6 spettacoli dei 24 in programmazione ai quattro angoli del pianeta - ndr) il peggio per noi sembra essere è passato» prosegue la performer. «Con i suoi 5 mila dipendenti il Cirque du Soleil è innanzitutto una famiglia e vedere gente che perde il lavoro è durissima». Kurios – Cabinet of Curiosities, l’ultima mega-produzione dell’azienda, ha debuttato a Montréal lo scorso aprile, mentre Joyà, nuovo show ispirato alle antiche civiltà messicane, apre sulla Riviera Maya in novembre. E un recente accordo con il regista James Cameron ha spianato la strada alla creazione nel 2015 di uno show ispirato al blockbuster Avatar. Ma fra qualche settimana nel quartier generale di Montéal comincerà pure l’allestimento dello spettacolo ideato dai canadesi per l’Expò di Milano. Un evento bocciato preventivamente da artisti come Roberto Bolle che avrebbero preferito scelte più radicate nella cultura nostrana. «Da italiana che lavora assieme a professionisti di venti nazionalità diverse, dissento radicalmente da certe prese di posizione» conclude la Gonzalez. «L’Expò è una manifestazione assolutamente globale e, nel campo dell’entertainment, cosa c’è di più multietnico e di più multiculturale del Cirque?».