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Il caso. Circassi, il genocidio dimenticato di Sochi

Alessandro Michelucci sabato 25 gennaio 2014
Le Olimpiadi invernali, finora, sono sempre state considerate molto meno importanti di quelle estive, che per l’uomo della strada sono le Olimpiadi tout court. Ma quelle che inizieranno il 7 febbraio a Sochi, città russa situata sul Mar Nero, non saranno Olimpiadi invernali come le altre. Monumento trionfale alla Russia di Putin, questa ventiduesima edizione è la la più costosa di tutti i tempi: per realizzarla sono stati spesi cinquantun miliardi di euro. L’impatto ambientale delle opere faraoniche compiute è stato duramente criticato dalla Società geografica russa. Per la prima volta, inoltre, la manifestazione sportiva verrà utilizzata per far conoscere al mondo un genocidio dimenticato: quello dei circassi, che proprio a Sochi raggiunse la fase più tragica.Fra i tanti genocidi che cercano di uscire dal buio, questo è sicuramente uno dei più ignoti. Inoltre è svantaggiato da un fattore temporale: quando parliamo di genocidi, infatti, si tende a privilegiare quelli più recenti, restringendo il campo di osservazione al Novecento. Il genocidio dei circassi, al contrario, ha avuto luogo nel secolo precedente. Ma ora la situazione sta cambiando. Negli ultimi anni la stampa periodica ha dedicato una certa attenzione a questa tragedia dimenticata. Walter Richmond, docente all’Occidental College, ha pubblicato il primo libro sul tema, The Circassian Genocide (Rutgers University Press). Questo ha segnato l’inizio di un interesse accademico che sembra destinato a crescere.I circassi (detti anche adighè o adighi) sono uno dei più antichi popoli autoctoni del Caucaso. Attualmente sono circa cinque milioni, la metà dei quali vive in Turchia. Altre comunità si trovano in Giordania, Iraq, Israele, Russia e Siria. Una piccola quantità si trova anche in Germania. L’impero zarista impiegò un secolo (1763-1864) per impadronirsi delle vaste aree caucasiche abitate da popoli come i ceceni, i circassi e gli ubykh. Al tempo stesso incorporò gli ampi territori della stessa regione che oggi conosciamo col nome di Armenia, Azerbaigian e Georgia.Nel 1857, quando la guerra fra i Circassi e l’impero proseguiva ormai da quasi un secolo, il feldmaresciallo Dmitrij Miljutin pensò che l’unico modo per assicurare la vittoria di Mosca fosse lo sterminio dei nemici. Fu a Sochi che il genocidio toccò le vette più disumane e aberranti. La tragedia si consumò fra il 1864 e il 1870, travolgendo non soltanto i circassi, ma anche gli abazi, gli abcasi e gli ubykh. I superstiti poterono scegliere se trasferirsi nel contiguo impero ottomano o in remote località russe. La maggior parte optò per la prima soluzione.Dimenticato per oltre un secolo, il genocidio dei circassi ha cominciato a guadagnare una minima visibilità soltanto negli ultimi anni. Nel 2006 diverse organizzazioni circasse hanno chiesto all’Unione Europea di riconoscere il genocidio, ma questa richiesta non è stata accolta. Nel 2011 la Georgia, primo Stato al mondo, l’ha riconosciuto. Al tempo stesso la repubblica caucasica ha confermato questa presa di posizione facendo costruire un monumento in memoria del genocidio. Poi si è diffusa la notizia che le Olimpiadi invernali del 2014 si sarebbero svolte a Sochi. In un primo momento le associazioni culturali e politiche circasse avevano cercato di opporsi alle Olimpiadi: ovviamente il fatto che la sede scelta coincidesse con il luogo più direttamente legato al genocidio veniva considerato un affronto intollerabile. Ma questa posizione era destinata all’insuccesso. Di conseguenza hanno deciso di sfruttare la visibilità offerta dalla manifestazione per portare all’attenzione mondiale la loro tragedia dimenticata.Non è la prima volta che le Olimpiadi si intrecciano con questioni politiche. Molti ricorderanno il massacro che avvenne a Monaco di Baviera durante le Olimpiadi estive del 1972. Un commando di terroristi palestinesi irruppe nel villaggio olimpico uccidendo due atleti israeliani e prendendo in ostaggio altri nove membri della stessa squadra. Ma il contesto era molto diverso, soprattutto per il rilievo internazionale della questione palestinese. La tragedia dei circassi, invece, non sembra destinata a guadagnare un ampio sostegno, dato che quasi tutti i Paesi intendono conservare buoni rapporti con la Russia.