Agorà

Ciclismo. Magni, il "terzo" grande uomo

Pier Augusto Stagi sabato 5 dicembre 2020

Fiorenzo Magni (1920-2012)

Il fatto di averli avuti tra i pedali, l’ha sempre considerata una fortuna. Avere a che fare con quei due là, Coppi e Bartali, un privilegio e un’opportunità. «È grazie a loro se ho imparato a lottare e a non dare mai nulla per scontato», ha raccontato in più di una circostanza Fiorenzo Magni, del quale domani (7 dicembre) ricorre il centenario della nascita. Alla storia è passato come il Terzo Uomo, in realtà è stato mille volte il primo sia come ciclista, che successivamente come manager. Due le qualità: la tenacia e la visione.Una fotografia, diventata iconica, spiega meglio di ogni altra cosa il temperamento di Magni. Giro ’56 a Bologna, Fiorenzo sale verso il Santuario di San Luca stringendo fra i denti un tubolare legato al manubrio. Ha una spalla rotta, e non potendo fare forza con le braccia, Colnago ha pensato bene di inventarsi quell’artificio: lega una “bindella” al manubrio che Magni stringe con i denti per aggrapparsi e non forzare la clavicola. Quel Giro non solo lo finì, ma lo chiuse al secondo posto.Una carriera da terzo uomo, da indomito combattente, ma anche da grande vincente. Oltre alle fotografie a parlare per lui c’è un albo d’oro di primordine: tre Giri delle Fiandre consecutivi tra il 1949 e il ’51, impresa che gli valse l’appellativo di ‘leone’. Tre furono anche le sue maglie tricolori, e tre pure i trofei Baracchi e i giri del Piemonte, in una carriera che conta anche un secondo posto al mondiale e svariate tappe al Giro e al Tour.

Ma se il Magni ciclista è stato campione di prima grandezza quello dirigente è stato più semplicemente un fuoriclasse. Fu lui, ancora corridore, nel 1953 a portare nel mondo dello sport un’azienda che con il ciclismo nulla aveva a che fare. In pratica con la Nivea Magni inventò le sponsorizzazioni sportive, una vera e propria svolta epocale. Per la prima volta a sostenere una squadra era un finanziatore che col mondo della bici non c’entrava nulla: da quel momento in poi, nulla sarà più come prima.Aveva una marcia in più Fiorenzo Magni, anche da politico sportivo, tanto da andare a ricoprire ogni carica dirigenziale: Ct della nazionale, leader dei corridori e presidente di Lega. Un vero ambasciatore, che al suo sport ha lasciato in eredità un magnifico Museo della bicicletta realizzato in cima al Santuario della Madonna del Ghisallo, una delle salite storiche del ciclismo.

Un uomo concreto, che non si è mai pianto addosso, anzi, ha sempre ragionato con la positività di chi sa che nulla è impossibile. Gli sarebbe chiaramente piaciuto poter vivere nella sua terra d’origine: toscano di Vaiano, nel Pratese, dove nacque appunto il 7 dicembre del 1920, migrò a Monza alla fine della seconda guerra, quasi in un esilio volontario dopo esser stato processato e assolto per la morte di un partigiano durante la sua militanza fascista. «Fiorenzo non ha mai fatto male a una mosca e io non ho fatto nulla di eroico: ho solo aiutato un caro amico in difficoltà», racconterà l’ex ct Alfredo Martini, che in aula lo difese pur avendo altre simpatie politiche. Il 7 dicembre sera il Pedale Monzese e il Comune di Monza ricorderanno Magni con una Messa, celebrata nel Duomo della cittadina brianzola alle ore 18.