Agorà

L'INIZIATIVA. Chiese "adottate" da aspiranti restauratori

Vincenzo R. Spagnolo venerdì 9 marzo 2012
Più che uno slogan, il titolo dell’iniziativa «Adotta una chiesa, adotta un restauro» è un invito concreto, rivolto da ieri agli studenti della scuola universitaria di specializzazione in Restauro dei beni architettonici della capitale. L’accordo, stipulato a Roma, si iscrive in una convenzione-quadro firmata nel 2010 fra il Fondo per gli edifici di culto (Fec) del Ministero dell’Interno e l’università La Sapienza.In pratica, i responsabili del Fec (che custodisce oltre 780 chiese, conventi, caserme e altri immobili in tutta Italia), potranno avvalersi delle conoscenze di studenti non proprio «in erba» (visto che gli specializzandi sono già laureati in architettura, ingegneria o lettere), per analisi e studi sulle chiese bisognose di manutenzione. «Un passo positivo - spiega il professor Giovanni Carbonara, direttore della Scuola -, perché consentirà agli specializzandi di non rimanere chiusi nell’accademia, affacciandosi alla realtà concreta del restauro per studiare problemi concreti». D’altro canto, sarà vantaggioso anche per il Ministero dell’Interno poter fruire, non a titolo oneroso, di conoscenze qualificate in materia di tutela del patrimonio. E negli uffici del prefetto Lucia Di Maro, direttore centrale del Fec, si fa notare un terzo aspetto: «I beni che noi amministriamo sono patrimonio pubblico ed è importante renderli fruibili a persone che ne faranno oggetto di studio concreto. È chiaro comunque che, per quanto riguarda gli aspetti d’intervento, tutto continuerà a svolgersi nel rispetto delle prerogative delle Sovrintendenze e del Provveditorato alle opere pubbliche».Una sinergia interessante, insomma, quella fra il mondo universitario e il Viminale, in tempi di crisi economica nei quali la<+corsivo> spending review<+tondo> del governo Monti invita le amministrazioni pubbliche a trovare strade creative per ottimizzare le risorse, anche intellettuali, a disposizione. Lo stesso Fec deve ingegnarsi per gestire le priorità fra le richieste di manutenzione (giunte a un ammontare di 58 milioni di euro nell’ultimo anno), disponendo di fondi per coprirne solo il 10%.Fra gli edifici da analizzare, un primo elenco comprende fra l’altro le chiese di San Carlo ai Catinari e gli ambienti ipogei di San Crisogono e Santa Pudenziana, a Roma. Seguiranno, sempre nella capitale, Sant’Andrea della Valle, Santa Maria dell’Aracoeli, ma anche Santa Maria Novella a Firenze, San Domenico a Siena e Sant’Anna la misericordia a Palermo. La collaborazione prevede attività di supporto, svolte dagli specializzandi, che prenderanno la forma di tesi di diploma o dottorati di ricerca sulla storia e sullo stato di conservazione dei monumenti, attraverso indagini, sopralluoghi, monitoraggi, perché, conclude il professore Carbonara, «studiare a fondo un edificio storico è il miglior presupposto per fornire conoscenze utili a chi poi dovrà restaurarlo».