Agorà

Doppio Passo. Serie A, la favola del Chievo continua

Massimiliano Castellani lunedì 31 agosto 2015
RISCALDAMENTO: Se al Nazza e a noi tifosi “sani” dell’Hostaria Sparafucile avessero detto che dopo 180 minuti della Serie A 2015-2016 in vetta alla classifica - al fianco dell’Inter milionaria - ci sarebbero stati il vecchio eppur giovanissimo Torino (zeppo di Under 23), i piccolo Sassuolo confindustriale-squinziano e il Palermo dei senzaDybala beh, avremmo alzato i calici e brindato con una gran risata. E invece...IN CAMPO: IL TORO DEL SIGNOR VENTURAIl tecnico del Torino, il signor Ventura Giampiero, genovese 67 anni, ha confermato anche contro il Frosinone del signorino Stellone Roberto, classe 1977 (il più giovane allenatore della Serie A) di essere l’allenatore più sottovalutato del pianeta calcio. Ventura è uno che solo nell’ultimo decennio ha cresciuto talenti, vendemmiato successi in mezza Italia e fatto scorrere calcio champagne nelle botti di Pisa, Bari e Torino. Il mio amico editore Marco Castellano (GoalBook) dice con sicumera: «Ventura sulle “fasce” pratica gli schemi più efficaci del mondo». Aperto il dibattito in merito, intanto il suo Toro ha spedito in Nazionale l’umile portiere Padelli, ridonato una seconda giovinezza al bomber Quagliarella ed elevato al ruolo di monumento vivente il capitano polacco Glik (onomatopeico da osteria e grido di battaglia della Maratona). E poi occhio alla scapigliatura granata, in questo momento è il miglior prodotto editoriale del vigile Urbano, Cairo.LA FAVOLA CHIEVO CONTINUAL’altra capolista che fa impazzire tutti noi dell’Hostaria Sparafucile è questo Chievo favoloso. Il presidente “Harry Potter” Luca Campedelli, è davvero un maghetto del mercato e anche delle panchine. Sul primo punto, al folle bazar sempre aperto del calciomercato, spende poco (prestiti delle grandi e riciclaggio del Pepe juventino) e raccoglie molto. Per la panchina sceglie sempre “gente da cuore Chievo”, prima Eugenio Corini e ora Rolando Maran. Rolando il pacioso è uno stratega di campo che lavora con quello che ha e spesso rende oro ciò che altrove era dato per ferro arrugginito. Se a tutto questo aggiungete il tacco volante alla Ibrahimovic di Meggiorini e la doppietta d’autore di Paloschi - sempre più emulo del suo maestro Pippo Inzaghi - ecco spiegato il poker calato a una Lazio in piena crisi d'identità che (dopo il Leverkusen il suo "boia" di Champions) che si inchina dinanzi alla favola della capolista (anzi capoliste) a sorpresa.