Agorà

Il fenomeno. Musica, arte e spettacoli fatti in CASA

Angela Calvini martedì 7 aprile 2015
In principio fu la musica... da camera. Nel senso letterale del termine, la famiglia radunata intorno alla tavola dopo cena a suonare violini o fisarmoniche o eleganti clavicembali, a seconda del ceto sociale. In fondo, la televisione e gli smartphone ancora non avevano invaso le nostre vite e il business dello spettacolo non aveva reso icone irraggiungibili e plastificate le star del cinema, del rock e, ahinoi, dei talent. Ma proprio oggi, in tempo di crisi economica e di solitudine multimediale, è tornata la voglia di stare insieme, in casa, per condividere un momento esclusivo, che sia d’arte, di teatro, di musica. A casa propria o in quella di un altro. La tendenza è ormai consolidata, nelle abitazioni di mezzo mondo si incontrano la domanda (da parte di un pubblico in cerca di arte vera e possibilmente low cost) e l’offerta (di artisti spesso sconosciuti e disposti a mostrare il loro talento, anche gratis, con spettacoli a misura d’uomo). Una tendenza anche in cucina. Da Parigi a Londra a Roma è boom dei ristoranti “segreti”. I domicili si trovano in Rete o tramite amici, si prenota via mail o tramite Facebook e ci si ritrova nelle case private che, in date prestabilite, organizzano banchetti per ospiti paganti. In Italia è il teatro quello in cui la dimensione casalinga è più consolidata. C’è, ad esempio, lo storico Teatro delle Ariette (composto da Paola Berselli e Stefano Pasquini, marito e moglie) che nelle cascine di Bazzano, Castello di Serravalle, Monteveglio, nella Valle del Samoggia in provincia di Bologna organizza la rassegna Teatro nelle case.  Di successo le esperienze di teatro d’appartamento del festival Stanze organizzato a Milano da Alberica Archinto e Rossella Tansini in collaborazione col Teatro Alkaest. Ma gli esempi anche all’estero sono migliaia. A Londra in questi giorni addirittura, va in scena uno spettacolo sulla Prima Guerra Mondiale col pubblico ammassato nel corridoio di un condominio per dare l’idea della trincea.  Se invece si vuole un “ensemble” di musica barocca di livello per allietare una serata fra amici, basta andare sul sito del Festival del “Printemps des Arts di Montecarlo” per prenotare il concerto “ chez soi”. C’è anche chi viene a suonare il pianoforte a casa tua, e poi vince il Festival di Sanremo. È successo a Giovanni Caccamo, trionfatore nella categoria giovani all’ultimo festival con la sua Ritornerò da te e autore di Adesso e qui di Malika, della scuderia Caselli come lui. Lui è un pioniere di questa tendenza. «Ho ricevuto tante porte in faccia dai discografici – ricorda il cantante di Modica ora che tutti lo vogliono–. Mi aveva dato fiducia Battiato, che mi aveva fatto aprire il suo tour con Anthony and the Johnson. Ma organizzare un proprio tour nei teatri quando non sei conosciuto è costoso e ci sono troppi ostacoli burocratici». Quindi Giovanni decide di organizzarsi col tam tam via internet tramite il suo sito www.giovannicaccamo.it. «Mi sono ispirato alla Gran Bretagna dove si fanno concerti in una casa fissa. Io sono stato il primo a fare una tournée nelle case private. Per candidarsi basta avere un pianoforte e la possibilità di ospitare da 25 a 100 persone – aggiunge spiegando il meccanismo –. Nessun biglietto per gli spettatori, che sono tutti invitati dal padrone di casa, nessun costo per chi ospita. Certo – aggiunge ridendo – spesso mi hanno tenuto a dormire, dato che non avevo un euro». Risultato: nella stagione 2013/2014 Caccamo ha fatto concerti in 54 case in tutta Europa (fra cui anche un centro di accoglienza per rifugiati di Roma), raccogliendo ben 3000 spettatori e stringendo anche collaborazioni con artisti, intellettuali, designer, stilisti. Ed adesso che lo conoscono tutti, Giovanni prima della tournée in teatro per lanciare il suo primo album Qui per te, ha deciso di tornare a suonare nei salotti con  Liveathome 3.0: 10 date scelte fra chi si è candidato sul suo sito più 5 serate speciali a scopo benefico, a casa di amici e colleghi (dall’11 aprile a Lecce, passando per Gerusalemme il 13 maggio, e chiudere a Milano, a Villa Necchi, a favore del Fai, Fondo Ambiente Italiano, di cui Giovanni è ambasciatore). Quale il motivo che spinge un artista a suonare a casa d’altri? «È un modo per valorizzare i rapporti umani; tante anime, tanti respiri uniti dalla musica in uno spazio intimo comune», spiega il cantautore 24enne. «La cosa bella è che vengono ai miei concerti tutti, gli anziani, i genitori coi bambini. L’obiettivo è quello di eliminare le barriere tra artista e pubblico, di raccontare la mia storia e ascoltare quella degli altri. In un’ora di concerto canto sia i brani miei sia alcune cover, tra cui La sua figura di Giuni Russo ispirata a San Giovanni della Croce, e poi chiedo di farmi domande. Quando parlo del cancro che ha portato via mio padre quando avevo 11 anni, ad esempio, la gente si apre e mi racconta le sue esperienze. Sono momenti di vita autentica».  Sarà questo il motivo del successo di questi eventi in controtendenza? «Le persone hanno bisogno di verità, di un contatto in un momento di deriva dei rapporti umani. Ed anche l’artista, che vuol fare conoscere la sua musica, o la sua arte. È un’alternativa più umana ai locali, più adatta alla dimensione cantautorale. E poi, se perdi il contatto con la realtà, non scrivi più».