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CARLO CRIVELLI. «Dai film al Requiem dedicato agli ultimi»

Emanuela Genovese venerdì 15 marzo 2013
​Carlo Crivelli, la musica al servizio delle idee. In onore di uno dei nostri compositori più apprezzati in Europa si è svolto l’altra sera a Roma Incontri con l’autore un concerto promosso dall’Associazione Musica d’Oggi. Nel programma sono state eseguite le musiche più belle e famose create dall’autore romano, come la Suite delle Affinità elettive, tratto dal film di Paolo e Vittorio Taviani e La Passione, realizzato per l’omonimo film di Carlo Mazzacurati. Un omaggio doveroso a Crivelli, artista italiano che ha voluto fondare nella città abruzzese di Fossa, l’Orchestra Città Aperta, per amore del cinema di Roberto Rossellini, dell’arte e della musica sinfonica. L’iniziativa, nata grazie alla collaborazione con il direttore artistico Jonathan Williams, riunisce i migliori musicisti europei con lo scopo di registrare colonne sonore per il cinema e per la televisione e di organizzare concerti in giro per il mondo. Ma non solo. Tra le iniziative dell’Orchestra Città Aperta, ci sono opere non comuni come il 25 dollar Requiem, un concerto che, attraverso l’uso degli strumenti "poveri" non utilizzati per la "grande musica", dà spazio e voce a chi non ne ha. «Un Requiem per i "dimenticati", alle vittime della guerra e della fame, la cui vita non è valutata che in pochi miserabili dollari». Taviani, Mazzacurati, Bellocchio. Ha lavorato per tantissimi autori e ha realizzato musiche in particolare per il cinema, ma anche per il teatro e la televisione. Qual è il suo approccio al lavoro con il regista?Il musicista lavora bene quando il regista riesce a mostrare il quadro entro il quale l’autore può creare le sue partiture. E dentro quel quadro l’autore può muoversi con libertà e autonomia. Leggo sempre prima la sceneggiatura per poi dimenticarla. Le scene girate sono anche una meravigliosa fonte di ispirazione.Non lavora mai basandosi sulle scene scritte?La sceneggiatura lascia al compositore un’eccessiva libertà di immaginazione. C’è il rischio di creare musica non attinente e in alcuni casi ho dovuto riscriverla. Può capitare, invece, di scrivere della musica per una scena che deve essere ancora girata. Come è successo per Vincere nel set di un cinema che proietta un film muto. Lì il regista ha composto la scena sulla base della mia musica. I nostri artisti sembrano avere più spazio e maggiori riconoscimenti all’estero.Non posso dire di non avere ricevuto premi anche in Italia. Come il premio Petrassi che mi è stato consegnato dal maestro Ennio Morricone. Però devo dire che ho ricevuto durante tutta la mia carriera premi sempre minori. A volte ho l’impressione che i riconoscimenti siano assegnati in Italia se frequenti alcuni "giri". Quando è uscito Vincere in Francia ho ottenuto il premio France Musique Sacem, uno dei più prestigiosi riconoscimenti, assegnato per la miglior composizione originale di musica da film.Il cinema italiano negli ultimi anni ha prodotto molte commedie. Cosa pensa di questa evoluzione?Non riesco a definirla un’evoluzione. È logico che la produzione cinematografica si modifichi perché cambia la nostra storia, ma vedo una tendenza troppo diffusa che considera e realizza il cinema come se fosse televisione.