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CINEMA. Campiotti: «Il mio film sui ragazzi autentici»

Emanuela Genovese mercoledì 27 febbraio 2013
​L’amore senza finzioni. Dal 4 aprile per 01 Distribution arriverà nelle sale Bianca come il latte, rossa come il sangue, il film di Giacomo Campiotti (prodotto da Lux Vide e Rai Cinema), tanto atteso dai fan dell’omonimo bestseller di Alessandro D’Avenia. Leo (Filippo Schicchitano, protagonista di Scialla) ha sedici anni e tanti amici come Silvia (Aurora Ruffino), Niko (Romolo Guerri). La scuola, con il suo carico di monotonia, sembra non regalargli nulla fino a quando non incontra Beatrice (Gaia Weiss) e se ne innamora. La vita diventa allora rossa come la passione per Beatrice. Ma il rosso non è solo il colore dell’amore. Il regista Giacomo Campiotti racconta in esclusiva ad Avvenire la lavorazione del film, interpretato da Luca Argentero (nel ruolo del professore), Cecilia Dazzi e Flavio Insinna (genitori di Leo).Dal libro al film. Come è nata questa avventura?Devo essere sincero. Non conoscevo il libro quando la casa di produzione Lux Vide mi ha proposto di girare il film. Leggendo la sceneggiatura e il romanzo mi sono ritrovato nelle emozioni altalenanti di Leo, il giovane protagonista. Ho messo la mia regia al servizio della storia, realizzando un film per tutti, vitale e vero.Lo definirebbe un film sull’amore?Anche. È un film che racconta un amore pieno di poesia e di immaginazione. L’adolescenza è l’età dei grandi amori, dove si è disposti a dare tutto. Leo si innamora di Beatrice, una ragazza che non conosce. Lei è malata di leucemia e Leo imparerà ad aprire gli occhi sull’amore, che non si riduce a seconde scelte. La realtà aiuterà Leo a confrontarsi con l’amore reale e a scoprire cos’è la passione. Però non è un film a tesi. Anzi. Secondo lei il film appartiene al cinema giovanilistico tanto in voga negli anni passati?Il film si stacca volontariamente dal filone giovanilistico. Non credo nei successi facili. Non è vero che i ragazzi vogliono vedere al cinema solo <+corsivo>I soliti idioti<+tondo>. Il successo del libro lo dimostra: ci sono tanti ragazzi che hanno sete di cose diverse. Parla di malattia ma non è un film triste. Anzi è un film vitale, che fa sorridere. Che ruolo ha la musica nel film?La musica modula gli stati d’animo di Leo. Segue le emozioni forti e dolci dei ragazzi. Quando abbiamo preparato il film cercavamo un gruppo musicale. Abbiamo sentito la canzone Come un pittore dei Modà, un testo molto adatto al libro, capace di raccontare l’amore attraverso i colori. L’incontro con i Modà è stato casuale.Anche per «Se si potesse non morire», brano finito sul podio dell’ultimo Festival di Sanremo?Francesco Silvestre (il leader dei Modà, n.d.r.) si è commosso dopo aver visto il film. Aveva in tasca una lettera di una sua fan, morta di leucemia. I Modà avevano appena scritto Se si potesse non morire e sembrava scritta proprio per Bianca come il latte, rossa come il sangue. Mi è dispiaciuto leggere alcuni commenti sui quotidiani in merito alla canzone. Soprattutto quando la critica era riferita al desiderio di un figlio di ricevere la tenerezza di un genitore. Ho quattri figli e credo che la paternità sia un dono bellissimo. Non nego l’assenza di padri violenti, però non si può, allo stesso tempo, negare la bellezza della famiglia. Nel videoclip della canzone il professore (Luca Argentero) è sul ring insieme a Leo. È una scena del film?Sì. Nel film volevamo rendere visibile il conflitto iniziale tra il professore – sognatore e Leo. Il sognatore – interpretato da Luca Argentero, che ha reso benissimo il personaggio, dandogli semplicità e credibilità  – è un uomo reale. E come tutti i bravi educatori sa che che in un ragazzo lo sfogo, anche fisico, è importante.Dove avete girato la pellicola?Abbiamo scelto come città Torino, raccontandola attraverso gli spazi che amano i ragazzi, dal tetto della scuola, dove sono soliti scappare, fino al parco. Abbiamo trasformato gli spazi, grazie al lavoro della scenografa Paola Bizzarri, in luoghi topografici dell’anima. C’è un filo rosso che lega ogni inquadratura e che racconta, senza essere didascalici, le emozioni di Leo.In Italia il cinema sembra guardare poco ai ragazzi?Nel cinema c’è bisogno di raccontare storie vere, senza finzione. Come Leo ci sono tanti ragazzi capaci di emozioni vere e di affrontare anche dolori forti, come la morte. Bianca come il latte non è certamente un film "facile". Mi auguro che arrivi al cuore delle persone. Realizzarlo, per me, è stato un vero atto di amore.