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Musica. Cammariere: «Canto l'amore più grande: quello di Dio»

Angela Calvini mercoledì 8 maggio 2019

Il cantautore Sergio Cammariere (foto Raffaella Vismara)

«La fine di tutti i guai è quello che speriamo tutti, soprattutto in questo momento storico anche se sembra un’utopia. Per questo il mio album è un inno di speranza per cercare di guardare all’umanità con ottimismo». Il “cantautore piccolino” Sergio Cammariere è tornato con un sorriso e con un ritmo in più, rispetto al suo ultimo album di inediti di 5 anni fa. E, dopo un lavoro certosino di tre anni con l’autore dei suoi testi, il fido Roberto Kunstler, finalmente esce il 10 maggio un gruppo di 11 canzoni nuove sotto il titolo La fine di tutti i guai, il decimo album dell'artista prodotto e arrangiato dallo stesso Cammariere. Un album che, senza tradire l’elegante tappeto jazz tanto amato dal cantautore, segna una svolta pop, che passa attraverso il blues e i ritmi sudamericani. «È un album un po’ più soul e dove si balla» sorride. «È cambiato il mio spirito, ho più voglia di suonare dal vivo. Crescendo si cercano i significati nella vita nel quotidiano e anche nella musica». Il titolo, spiega Cammariere, «è di buon auspicio, è una visione di pace e di amore in questo mondo». Tre delle canzoni che compongono il disco (La fine di tutti i guai - che sarà accompagnata da un simpatico cartoon di Cosimo Damato - , Il tuo amico di sempre, Se conosci il blues) erano stati presentati al festival di Sanremo, «ma la Commissione non li ha voluti, io comunque ci riproverò». Intanto, mentre annuncia di essere a buon punto con un documentario su suo cugino Rino Gaetano, Cammariere porterà in tour dal 17 maggio il nuovo album: «Saranno concerti di tutti i tipi, in duetto, quintetto o con l’orchestra». L’amore universale è il filo conduttore e, spiega il cantautore, è visto «da una finestra diversa, è il modo di resistere in un mondo dove non sembra più esistere». Brani che hanno una visione di pace che si lega alle canzoni del passato. Con uno sguardo rivolto verso l’alto, come in Io so, un brano di gioia e di speranza dove Cammariere canta «più in alto c’è una luce che ancora non comprendo / ed in ginocchio io mi arrendo». «Solo il vero amore può cambiare il mondo, canto – ci spiega il cantautore – e di quale amore stiamo parlando? Dell’amore di Dio. Anche se in questo periodo nessuno ne parla, nessuno considera l’architetto dell’universo. Però dobbiamo considerare che l’amore più grande è quello che ci dona Nostro Signore». Fondamentale, quindi, il musicista ci spiega il sodalizio storico con Kunstler: «Essendo io un ex catecumeno e Roberto uno studioso delle religioni ci siamo trovati.Occorre essere umili, perché la nostra vita è comunque legata all’Essere supremo. Dopo i 40/50 ci si rende conto che la vita non è per sempre, ma c’è la strada del ritorno, del ricongiungimento con i nostri genitori. E questa speranza chi te la da? Solo se hai fede e se credi».

Il ritmo la fa da padrone in nei brani di La fine di tutti i guai. «Ci sono tutte le sfaccettature del mio mondo musicale. attraverso ritmiche più aggressive, meno acustiche e più pop» aggiunge il cantautore. Si inanellano, quindi, la canzone leggera di resistenza Danzando nel vento, il ballo spensierato di Se conosci il blues, la dolcezza delle ballate Ma stanotte dimmi dove stai e Solo per te e la bellezza dell’amicizia ritrovata, Il tuo amico di sempre.
Una piccola reazione musicale al correre sfrenato dei tempi. «Nell’ultimo ventennio è cambiato tutto troppo velocemente – aggiunge –, nonostante il progresso, i computer, i telefonini, c’è una curva di involuzione dell’umanità a livello etico, estetico e spirituale». Per Cammariere, il fenomeno coinvolge anche la musica leggera. «Anche nei canali che divulgano la musica esiste questo impoverimento musicale. I rapper nuovi cantautori? C’è differenza tra cantanti che parlano su un accordo solo perché non conoscono la musica e i musicisti veri. La lingua italiana è amata nel mondo. Le nostre rime sono preziose. Con Roberto infatti, lavoro principalmente sul suono della parola stessa. Ecco – conclude ironico - spero nella fine di tutti questi guai».