Agorà

INCHIESTA. Calcioscommesse, le indagini puntano alla serie A

venerdì 3 giugno 2011
Un "secondo livello" che si occupava della serie A, composto da personaggi che ruotano attorno al mondo del calcio ben più famosi e "pesanti" rispetto a quelli finiti in carcere e nel quale non è escluso vi possa essere il coinvolgimento della criminalità organizzata: investigatori e inquirenti che hanno scoperchiato l'ennesimo scandalo del pallone, hanno ben chiaro dove potrebbe portarli l'indagine sulle scommesse che ha già consentito di appurare quanto i campionati di B e Lega Pro siano stati falsati. Ma al momento non hanno le prove. Bloccato il meccanismo, dunque, l'obiettivo è ora quello di ricostruire con precisione cosa è accaduto in questi sei mesi e, soprattutto, in quelli precedenti la denuncia dell'ad della Cremonese Sandro Turotti, che ha dato il via all'indagine. Perché, è la convinzione di chi indaga, il sistema era ben collaudato e funzionava da tempo. Ci sono situazioni, scrive non a caso il gip Guido Salvini nell'ordinanza con cui ha disposto l'arresto per 16 tra calciatori, ex calciatori, titolari di agenzie di scommesse e scommettitori, "che pongono dubbi e implicano verifiche". Vi è, in sostanza, "l'esigenza di ricostruire quali altre partire siano state truccate" da un "meccanismo oliato" alla perfezione. Più di una risposta, inquirenti e investigatori, sperano di averla dagli interrogatori di garanzia dei sette finiti in carcere. Tra i primi sarà sentito Marco Paoloni, il portiere della Cremonese e poi del Benevento che mise il Minias nell'acqua dei suoi compagni per "addormentarli" e fargli perdere la partita con la Paganese. Componente fondamentale dell'organizzazione, Paoloni è però anche vittima delle minacce degli altri indagati dopo il flop di Inter-Lecce. Dunque non è escluso che parli, facendo nomi e raccontando quando e da chi è stato "agganciato". Anche l'aver ipotizzato il reato di associazione a delinquere finalizzato alla frode sportiva, è stata una scelta ben precisa. Che consente una custodia cautelare ampia. "Questi non sono banditi - dice un investigatore - e non sopporterebbero una detenzione prolungata come i veri delinquenti". Altre risposte importanti gli inquirenti le attendono sia dalle verifiche avviate sui flussi di denaro in entrata e in uscita sui conti degli indagati, anche per capire se determinati stock di soldi abbiano una provenienza illecita, sia dagli accertamenti su ricevute di scommesse, pc e assegni sequestrati ieri nelle abitazioni degli arrestati. La speranza è che saltino fuori i collegamenti, o meglio ancora i nomi, di personaggi fin qui rimasti nascosti. DE ROSSI, LA SMENTITA DEL PM E L'IRA DEL GIOCATOREIl procuratore di Cremona, Roberto Di Martino, ha spiegato che non vi è il nome del centrocampista della Roma e della Nazionale Daniele De Rossi nell'inchiesta che ha portato all'arresto di 16 persone per un giro di scommesse clandestine. «Quella di De Rossi è una sciocchezza - ha detto il magistrato - ho chiesto informazioni ai miei ufficiali di polizia giudiziaria e mi è stato detto che il nome di De Rossi non c'è». «Sono indignato, sono stati fatti dei riferimenti falsi alla mia persona per una vicenda alla quale sono detto tutto estraneo»: è questo il senso di una dichiarazione all'Ansa di Daniele De Rossi dopo che il suo nome é stato accostato all'inchiesta di Cremona sul Calcioscommesse.