Agorà

CALCIO. Roma nel caos, Ranieri addio È Montella il traghettatore

Massimiliano Morelli martedì 22 febbraio 2011
Ora pare tornata la quiete dopo la tempesta, ma prima di arrivarci - alla calma, per lo meno a quella apparente - a Roma sono trascorse ore difficili fra incidenti avvenuti a Trigoria prima e dopo la sfida col Genoa. S’era già vissuto un sabato di follia fra bombe carta, lacrimogeni e contestazioni indirizzate a squadra, staff tecnico e dirigenza: un caos che aveva fatto annotare otto agenti feriti, quattro ultrà fermati e la conseguente decisione di disputare il derby Primavera a porte chiuse. Poi domenica pomeriggio dopo la clamorosa rimonta subita a Genova, da 0-3 a 4-3, le cose erano precipitate al punto che ad accogliere la squadra a Fiumicino c’erano andate le forze dell’ordine in tenuta antisommossa. E fortuna - si fa per dire - che a quel punto Claudio Ranieri aveva già salutato Totti, il resto della truppa e presentato le dimissioni (che Rosella Sensi non s’aspettava di ricevere) perché il dito puntato contro ce l’aveva più di ogni altro proprio il tecnico testaccino. «Sono e rimango un uomo di campo e dopo una partita come quella di oggi ritengo sia giusto dare un segnale per amore di questi colori. Sspero che questa mia decisione sia utile a spronare la squadra», il testamento sportivo di Ranieri.Il football ci ha abituato alla storiella del «paga sempre e solo l’allenatore». Ma la piazza lo considerava da tempo il capro espiatorio, pure se molti adesso sono pronti a dire: «ma che poteva fare? Aveva la squadra che gli giocava contro...». Si dice che Ranieri abbia pagato dazio per aver messo sull’attenti tutti, nessuno escluso. È certo che s’era stancato di essere considerato l’alibi perfetto per lo spogliatoio. «Perdiamo? È colpa di Ranieri», questo il refrain dei "riportini" di Trigoria, cantilena neanche poi tanto sommessa la cui sinfonia, puntuale dopo ogni passo falso, si trasformava in un’ode per le orecchie del partito anti-Claudio. Prima del crollo di Genova il silenzio stampa e le indiscrezioni su un ritiro punitivo che non è andato in porto, pure questo perché nessuno lo può indire. E giù altri disordini domenica sera, con spaccati di guerriglia urbana da far rabbrividire, ancor più per le motivazioni che l’hanno innescata. Poi la convulsa mattinata di ieri, trascorsa nell’attesa della nomina d’un nuovo tecnico. Beninteso, un “traghettatore” visto che l’interregno non concede, a chi gestisce il club al momento, di contrattualizzare chiunque. Neanche il "vecchio" Mazzone, che età a parte sarebbe arrivato nella capitale a piedi. Tanto meno l’altro romanista Serse Cosmi, che piace alla piazza ma avrebbe comunque chiesto garanzie.Certezze che non ha chiesto invece Vincenzo Montella, conscio del salto di qualità che gli è stato concesso: da giocatore a tecnico dei Giovanissimi (21 successi in altrettante partite), e ora "mister" della prima squadra nell’arco di poche ore. Lo scugnizzo - uno degli acquisti più pregiati della gestione Franco Sensi - non ha però il patentino di prima categoria per allenare in A: dunque guiderà la Roma fino a giugno ma sarà affiancato da Aurelio Andreazzoli, ex collaboratore di Luciano Spalletti ai tempi del rapporto fra il tecnico toscano con i giallorossi.Scarno il comunicato ufficiale del club, unica esternazione diramata nel merito: «L’A.S. Roma S.p.A. rende noto di aver affidato al Sig. Vincenzo Montella l’incarico per la conduzione tecnica della prima squadra, fino al termine della stagione sportiva in corso, certi che con entusiasmo e dedizione saprà mettere a disposizione della squadra le sue qualità, la sua professionalità e la sua esperienza». Montella riceverà un bonus da parte della società qualora riesca a raggiungere l’obiettivo del posto in zona Champions. Un traguardo considerato al momento difficile, con la squadra distante 9 lunghezze dalla Lazio, attuale quarta forza del campionato. I tifosi chiedono per la sfida di domani col Bologna (recupero di campionato) una prova di carattere. Forse basterebbe un bagno d’umiltà, prendendo spunto magari proprio dall’antagonista di turno, un gruppo che nonostante i problemi economici ha conquistato 25 punti nelle ultime 12 partite. Ultima annotazione: dopo Prandelli, Voeller, Del Neri e Spalletti, Ranieri è il quinto allenatore di fila che si dimette da tecnico della Roma. Forse non è un caso.