Agorà

Calcio. Dilettanti non allo sbaraglio

Igor Traboni sabato 2 settembre 2017

La serie D è il vero campionato di calcio d’Italia». Certo,l’affermazione sembra un po’ altisonante, con i riflettori accesi solo su SerieA e B e giusto un po’ di luce riflessa sulla serie C (ex Lega Pro), e anche diparte, considerato che arriva da Cosimo Sibilia, presidente della LegaDilettanti. Ma probabilmente il numero 1 di questa federazione nazionale non èlontanissimo dal vero, a cominciare dai numeri: 1.200.000 giocatori tesserati(oltre alla serie D anche calcio a 5, calcio femminile e beach soccer rientranonella Lega Dilettanti), 13mila società da Bolzano a Lampedusa, ben 70milasquadre nei vari campionati per un totale di oltre 700mila partite a stagione.

La serie D è la punta di diamante di questo iceberg che simuove nell’oceano del calcio italiano «e rispecchia – aggiunge Sibilia – lequalità del nostro Paese, con grandi città e grandi tradizioni calcistiche,piccoli centri e squadre partite dal basso che hanno raggiunto il vertice e lasoglia del calcio professionistico». O magari, nel professionismo ci sonofinite nel giro di pochi anni, basti pensare al doppio miracolo compiuto traSassuolo e Carpi.

Ai nastri di partenza domenica 3 settembre, la serie D muoverà 176 squadre, alla ricerca di 9 pass utili per approdare alprofessionismo. Tanti club, tantissimi tifosi entusiasti (sette milioni,secondo una stima attendibile), con piazze importanti, non solo da un punto divista calcistico, ben 4 capoluoghi di regione (Trento, L’Aquila, Campobasso ePotenza) e 7 di provincia. E poi ci sono club di assoluto livello, ad iniziareda quelli esclusi dalla serie C, ovvero Messina, Mantova, Como e Latina. Maanche nomi che hanno fatto la storia del calcio e militato in A e B, come ilCasale scudettato nel 1913, la Pro Patria e il Varese o, più a sud, il Taranto.Tra le curiosità, l’Argentina che però di latino-americano ha poco marappresenta piuttosto la ligure Arma di Taggia, mentre l’Ambrosiana fa pensarea glorie milanesi però in realtà gioca tra i vigneti veneti di Sant’Ambrogio diValpolicella. La Virtus Vecomp rappresenta invece un quartiere di Verona. Peruna stagione la Vecomp è stata in C e fece sì che con Hellas e Chievo Veronaavvesse il record nazionale di tre club tra i professionisti. E chissà che nonriesca prima o poi a portare a tre anche i derby nella città di Giulietta.Impresa che potrebbe riuscire anche al Trastevere Roma, già vicino la scorsastagione alla serie C, che intanto si godrà il derby minore della capitale,quello con la Lupa. La regione più rappresentata è la Lombardia, con ben 28club, bene anche Toscana e Veneto con 15 squadre ciascuna. C’è perfino un club“straniero”, il San Marino, affiliato alla Lega italiana e con buoni trascorsianche nella vecchia Lega Pro, mentre l’unica regione assente dalla massimaserie dei dilettanti è la Valle d’Aosta.

Certo, i problemi non mancano, ad iniziare da quellieconomici: non passa stagione senza che almeno una mezza dozzina di società nonriesca a finire il campionato, tra società fantasma e giocatori che vanno viaper la mancanza del classico rimborso. E altre che non ce la fanno adiscriversi (tra le ripescate ci sono anche club storici come Derthona eAcireale). Quest’anno, non a caso, si è cercato di curare molto la ripartizionegeografica dei gironi, per evitare trasferte dispendiose. Alla soglia dei suoiprimi 60 anni (La Lega Dilettanti è nata nel 1959) la serie D è comunque prontaad una seconda giovinezza, anche con l’introduzione di alcune novità chepotrebbero poi trovare applicazione anche nei campionati maggiori. Quest’anno,ad esempio, saranno ammesse 5 sostituzioni e grande spazio ai giovani, conl’obbligo di farne giocare almeno 4, nati dal 1997 al ’99.