Agorà

L'analsi. Calciomercato, un gioco per pochi

Marco Birolini martedì 16 giugno 2015
Non c’è Fair Play finanziario che tenga. Il calcio è sempre più un gioco simile al Monopoli, nonostante il principio del “non puoi spendere più di quanto incassi”, che secondo l’Uefa avrebbe dovuto fare da deterrente. È andata diversamente. Alla fine del mercato estivo dell’anno scorso le “big five”, ovvero le cinque maggiori campionati europei (Liga spagnola, Ligue 1 francese, Bundesliga tedesca, Premier League inglese e la nostra Serie A) arrivarono a sborsare in totale 2,44 miliardi per rinforzare le loro rose. Un anno prima, secondo i dati del Cies, l’osservatorio economico-calcistico di Neuchatel, si erano fermate a 2,2. Tanti segnali fanno pensare che il record sarà nuovamente battuto entro fine agosto. Il primo è proprio l’allentamento del Fair play finanziario, annunciato dal presidente Uefa Michel Platini un paio di settimane fa. Ci saranno vincoli meno rigidi per acquisti e ingaggi, alla faccia delle buone intenzioni sbandierate nel recente passato. Gli spendaccioni del pallone esultano e si preparano a metter mano nuovamente al portafoglio. Paris Saint Germain e Manchester City in primis: gli sceicchi, puniti con alcune restrizioni per avere un tantino esagerato nelle ultime stagioni, infischiandosene dei richiami Uefa, potrebbero tornare a spargere milioni di euro. Gli arabi d’Inghilterra non hanno perso tempo, sparando una mega offerta per lo juventino Pogba: i tabloid parlano di 110 milioni, che più realisticamente dovrebbero essere 80. Comunque, mica pochi.Ma per la prima volta dopo alcuni anni di vacche magre, anche la Serie A dovrebbe tornare protagonista, almeno con Juventus e Milan. I bianconeri possono contare sul tesoro accumulato in Champions: il cammino fino a Berlino, nonostante l’amaro epilogo, ha portato in cassa quasi 100 milioni di euro. Il dg Marotta ne ha già spesi 32 per assicurarsi Dybala, il Tevez del futuro. Ma se davvero partisse Pogba, arriverebbero altre palate di soldi da reinvestire immediatamente. Anche il Milan si prepara ad una campagna acquisti in grande stile. Basta saldi dettati dall’austerity imposta dall’ultimo Berlusconi. Grazie all’ingresso di Mister Bee, che pagherà 480 milioni per comprarsi il 48% del club, i rossoneri si preparano a sedersi al tavolo del calciomercato con almeno 150 milioni cash. Primi obiettivi Jackson Martinez e il ritorno di Ibrahimovic, poi si vedrà.Le follie del mercato contagiano tutto il continente. Sempre il Cies ha fatto i conti in tasca ai club europei, scoprendo una costante escalation negli investimenti fatti per irrobustire la squadra. Una corsa ai piedi buoni che ha fatto lievitare a dismisura le cifre dello shopping nell’ultimo quinquennio, nonostante la crisi economica. Se nel 2009/2010 i giocatori dei cinque maggiori campionati continentali erano costati in totale 6,91 miliardi di euro, nel 2013/2014 si è saliti a 7,89. Per arrivare a 8,61 miliardi quest’anno. Il capitale umano ha guadagnato valore soprattutto in Premier League: un miliardo secco in più in cinque anni (da 2,43 a 3,43). In termini relativi, il boom ha riguardato soprattutto la Germania (+54%) e la Francia (+46%): in quest’ultimo caso hanno pesato i mega acquisti di Psg e Monaco. Stabili (finora) Italia e Spagna, evidente riflesso delle difficoltà economiche che, almeno in questi due Paesi, hanno pesato anche sul calcio. Senza tuttavia determinare chissà quali ridimensionamenti del budget. Le rose della serie A erano costate 1,63 miliardi nel 2009/2010, mentre quest’anno si è leggermente scesi a 1,61. Come detto, anche in Italia il trend dovrebbe riprendere a salire. Anche perché per finire sul podio, nell’Europa che conta, è necessario spendere sempre di più. Se nel 2009/2010 le prime tre dei cinque campionati top erano costate in media 189 milioni, in questa stagione si è arrivati a 278 (+48%). L’esito sempre più scontato dei campionati conferma che il calcio si sta trasformando in affare nelle mani di pochi, mentre il gruppone insegue a distanza, con fatica crescente. Un possibile correttivo, suggerisce il Cies, potrebbe prevedere l’introduzione obbligatoria di una percentuale sui trasferimenti successivi, una sorta di “bonus” da destinare al club di partenza del calciatore (come accade già in alcuni rari casi). Le piccole società vedrebbero così premiato il loro ruolo formativo con maggiori risorse economiche che servirebbero, almeno in parte, a riequilibrare il sistema.Ma nel frattempo solo i ricchi possono permettersi di mettere le mani sui pezzi pregiati. Il club più spendaccione d’Europa è il Real Madrid. Secondo le stime del Cies, i “blancos” hanno investito 750 milioni di euro nel mercato tra il 2008 e il 2014. Segue a ruota il Manchester City: gli sceicchi hanno scucito ben 733 milioni. Buon terzo il Barcellona (611 milioni), poi tre inglesi: Liverpool (466), Chelsea (431) e United (425). Il Psg ha scalato la classifica fino al 7° posto (414 milioni) grazie all’ingresso nel 2011 della famiglia al Khelaifi. Prima delle italiane è la Juve, nona con 365 milioni. Dal 12° al 14° posto ci sono Inter (291), Roma (288) e Napoli (283), mentre il Milan è 16° con 231. Dietro di lui, a sorpresa, il Genoa: 213 i milioni spesi da Preziosi.<+RIPRODUZ_RIS>