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Fifa. L'Interpol: è caccia a 6 manager Fifa

Nello Scavo mercoledì 3 giugno 2015
​Sei “red notice” nei confronti di due ex dirigenti Fifa e di 4 manager. Un allerta come si fa per i ricercati in campo internazionale. Il mandato è stato emesso dall’Interpol su richiesta della procura federale di New York. Nel mirino sono entrati Jack Warner, l’ex presidente della Concacaf ()la federazione calcistica dell’America del Nord e del Caribe) ; l'ex  presidente della Conmeibol (America del Sud) Nicolas Leoz;  e poi Alejandro Burzaco, Hugo Jinkis e Mariano Jinkis, tre manager che si occupano di sponsorizzazioni e media, oltre che il brasiliano Josè Margulies, responsabile di due società offshore che operano nel campo dei diritti tv.Le autorita stanno indagando su come la Fifa abbia assegnato i Mondiali del 2018 e del 2022 rispettivamente a Russia e Qatar. Una procedura che secondo il Consiglio d'Europa è stata "fortemente viziata" da un vero mercato dei voti. L'organismo di Strasburgo, a cui aderiscono una quarantina di Paesi, aveva svolto una approfondita indagine chiedendo poi a Blatter di riassegnare i tornei e adottare tutte le misure necessarie a garantire trasparenza e legalità delle procedure. Appello che la Fifa ha raccolto, a parole, ma a cui non è mai stato dato seguito.A questo punto il livello dello scontro è destinato a salire. Con Vladimir Putin che aveva accusato gli Usa di voler far saltare i mondiali di Mosca, e il Qatar intenzionato a dare battaglia per salvare il torneo.All'indomani dell'annuncio delle dimissioni del presidente della Fifa, che vorrebbe rimanere operativo fino alla fine dell'anno, spuntano nuove possibili candidature. Se Blatter venisse indagato, difficilmente potrebbe restare in sella a gestire la transizione. Ancora di più se venisse arrestato. Entramme ipotesi tutt’altro che vaghe. Gli investigatori dell’Fbi e la procura federale di New York gli stanno facendo terra bruciata intorno, e hanno già raccolto testimonianze e documenti che possono compromettere il massimo vertice della Cia. Nessuno, infatti, crede che il malaffare scoperto intorno al governo del calcio mondiale potesse prosperare nella totale cecità del “Sepp”.Tra i nomi emersi nelle ultime ore per il cambio della guardia prendono quota quello di Zico, il 62enne ex fuoriclasse del Brasile e dell'Udinese che è stato anche ministro dello Sport, ("Perchè no?", ha scritto su Facebook, "la mia vita è sempre stata legata al calcio") e quello di Chung Mong-joon, il presidente del colosso automobilistico sudcoreano Hyundai, grande sponsor della Fifa, il quale ha fatto sapere che "valuterà attentamente" la possibilità di candidarsi, in raccordo con gli europei. Intanto, l'Uefa ha rinviato la riunione in programma a Berlino nel fine settimana: per il presidente, Michel Platini, "è più saggio prendersi del tempo per valutare la situazione in modo da assumere una posizione comune". Proprio il nome del dirigente francese è stato avanzato dal presidente della Figc, Carlo Tavecchio per il dopo-Blatter: "Se si dovesse rendere disponibile Platini...".Sul fronte dell'inchiesta, il segretario alla Giustizia americano, Loretta Lynch, non ha voluto commentare le indiscrezioni secondo cui Blatter sarebbe indagato. Notizia che al momento on raccoglie alcuna smentita. "Questa è una questione in corso, un caso aperto e quindi parleremo attraverso i tribunali", ha dichiarato in una conferenza stampa a Riga. In Qatar e in Russia sale la preoccupazione. La caduta di Blatter potrebbe trascinare nella polvere i faraonici progetti per i mondiali del 2018 (Russia) e 2022 (Qatar).  Da tempo alcune delegazioni, oltre a organismi come il Consiglio d’Europa, chiedono una rassegnazione dei tornei, fortemente viziati da conflitti d’interesse e giri di mazzette."Non ci sono dimissioni che possano cancellare la decisione sul Paese in cui si svolgeranno i mondiali di calcio del 2018", ha detto il Ministro dello Sport russo Vitali Mutko, commentando a Rostov sul Don le dimissioni annunciate dal presidente della Fifa.Se Mosca appare avvantaggiata, perché difficilmente potrebbe essere individuata una sede alternativa che sia pronta entro due anni e mezzo, per Doha la situazione è più complicata. Già ieri gli indici di borsa e gli scambi di greggio hanno fatto registrare il nervosismo dei mercati, provocato proprio dai dubbi sulla sorte del Mondiale qatariota.Intanto, il Sudafrica si difende. Il ministro dello Sport, Fikile Mbalula, nega categoricamente le accuse di aver pagato una tangente da 10 milioni di dollari alla Caribbean Football Union per assicurarsi i Mondiali del 2010, sottolineando che il pagamento "alla luce del sole" per un "progetto approvato" non è stato "una tangente"."Non c'è stata alcuna mazzetta, i soldi sono transitati da banca a banca", ha spiegato Mbalula in conferenza stampa chiarendo che il suo governo non si opporrà all'inchiesta statunitense ma chiede agli Usa di portare le prove relative alle accuse di corruzione avanzate. "I soldi non sono mai stati legati alla vicenda della candidatura", precisa il ministro sudafricano convinto che la vittoria nella corsa alla coppa del mondo con Marocco ed Egitto avvenuta nel 2004 sia stata dovuta a una forte azione di lobbing e sarebbe avvenuta anche senza la donazione all'area caraibica. "Rifiutiamo di essere tirati in mezzo alla battaglia tra le autorità statunitensi e la Fifa", aggiunge Mbalula affermando che l'Africa è rimasta "sotto choc" dalle dimissioni di Blatter che è stato "un grande amico del Sudafrica giocando un ruolo importante nell'aver portato l'attenzione del mondo sul Continente".