Agorà

CINEMA. «Bisio e Siani fratelli d’Italia»

Alessandro Beltrami mercoledì 20 luglio 2011
Un elicottero in atteraggio davanti all’auditorium progettato da Renzo Piano a Lodi solleva vento e polvere contro Paolo Rossi, provvisto di un vistoso e abbondante ciuffo bianco, Angela Finocchiaro e Valentina Lodovini. Tutti in cappotto sul set nonostante il solleone di luglio. Sul ciak si legge Benvenuti al Nord. Qui infatti si gira il sequel del fortunatissimo Benvenuti al Sud, che l’anno scorso ha sbancato il botteghino con oltre 32 milioni di euro, a fronte dei soli 4,5 di budget. Passati a 6 per il nuovo titolo, atteso in sala a gennaio 2012.Paolo Rossi è la new entry in un cast tutto confermato, a partire dalla coppia di protagonisti Claudio Bisio e Alessandro Siani, entrambi dipendenti delle Poste italiane e in questa puntata pure coinvolti da crisi matrimoniali. «Faccio un personaggio che corrisponde al mio modo di pensare – spiega ironicamente Rossi – un "tagliatore di teste" assoldato dalle Poste per sfoltire il personale inefficiente. Promuovendo l’E.r.p.e.s., un programma di Efficienza, Rapidità, Puntualità, Energia e Sorriso». «Un Marchionne con il fisico di Brunetta» incalza Bisio. E Rossi pronto: «Ma no, io Brunetta l’ho visto: sono molto più alto. E più bello!».Se nel primo capitolo, remake del francese Giù al Nord di Dany Boon, era Bisio a scendere controvoglia in Campania, qui è Alessandro Siani a raggiungere Milano, installandosi in casa dell’amico e complicandogli la vita. «Il primo film inquadrava il superamento dei pregiudizi – racconta il regista Luca Miniero –, qui si punta sulla collaborazione tra Nord e Sud: uniti si vince. Non è un caso che il film cominci a Castellabate e finisca a Macugnaga, sotto il Monte Rosa». E i neo-fratelli d’Italia Bisio e Siani finiranno per influenzarsi a vicenda: il milanese imparerà a divertirsi, il napoletano correggerà la propria "nullafacenza". Sul pericolo che il sequel, come spesso accade, si riveli assai meno interessante della prima pellicola, Miniero non ha dubbi: «Per evitare sorprese, proprio come nel primo caso dove c’era la trappola del remake, abbiamo lavorato con grande cura sulla sceneggiatura». E interviene Bisio: «Con Benvenuti al Sud, abbiamo dato un contributo importante alla rivincita della commedia. Con questo film vogliamo andare un po’ oltre: questa è una commedia italiana originale al 100%. Sarà interamente colpa o merito nostro».Il tema del meridionale che arriva al Nord è un classico del cinema italiano, a partire da Totò fino a Checco Zalone. «Nessun rifacimento però – giura il cast in coro – anche se l’arrivo di Siani a Milano con il giubbotto antinebbia è un omaggio a Totò, Peppino e la Malafemmina». Ed è Siani a raccontare la scena che più l’ha divertito, quella in cui recapita una raccomandata alla sede della Lega Nord, dove trova a fare la guardia un mastino napoletano di nome Giussano: «Un traditore, abbaia pure in lombardo... Qui si parla tanto di difesa della tradizione – dice il comico campano –, ma a Milano ce n’è voluto per trovare persone che parlavano in dialetto. A Napoli, semmai, il problema è trovare chi parla italiano... E poi la cucina tipica milanese è la giapponese. Chi ha mai visto cotoletta e ossibuchi? L’unica salumeria rimasta è una gioielleria: una bresaola è per sempre. Però quanta affabilità nei nostri confronti: un amore quasi sudamericano».