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MUSICA E AFFARI. Biglietti “gonfiati”, fenomeno online

Massimo Gatto venerdì 9 agosto 2013
Che in un’estate di forte crisi, con i bilanci familiari in rosso e una lista della spesa ridotta all’osso, il "secondary ticketing" – vale a dire la vendita in rete a prezzi maggiorati dei biglietti per gli spettacoli più appetiti – abbia conosciuto un incremento senza precedenti  rappresenta un paradosso tale da trasformare il fenomeno commerciale in un "caso" sociale. Le cifre astronomiche (anche oltre i mille euro) pagate dai fans per accaparrarsi un ingresso ai concerti di Adriano Celentano, di Justin Bieber o degli One Direction, tanto per fare tre esempi clamorosi degli ultimi mesi, mostrano che c’è chi è pronto a tutto pur di non perdersi la festa. Ed è proprio su questa "necessità" che prospera il lucro. Visto che il prezzo di un bene lo fa il mercato, pure nella musica fattori speculativi sono sempre esistiti, ma la velocizzazione di internet e un consumismo sempre più esasperato pure fra i grandi eventi pop hanno finito col trasformare questo "mercato parallelo" in un business rilevantissimo. Tutto agevolato dalla mancanza di regole e da interessi non sempre alla luce del sole. Gran parte delle maggiori società d’intermediazione sono infatti domiciliate in Svizzera od Olanda ed è molto difficile conoscerne tanto i bilanci che i soci. «Sono utilizzate per lo più da chi specula professionalmente sul mercato, ovvero società grosse e piccole di bagarinaggio, ma anche da tanti insospettabili che hanno pensato di inventarsi un business» spiega Andrea Grancini, direttore commerciale di Ticketone, la più importante società di prevendite online italiana. «A volte addirittura studenti universitari o ragazzi disoccupati intenzionati ad arrotondare con questo sistema i loro magri guadagni». Il meccanismo, ovviamente, si attiva con l’annuncio del tutto esaurito da parte degli organizzatori. Ed è anche per questo che hanno destato sorpresa nei mesi scorsi alcuni "sold-out", in primis quello torinese di Vasco Rossi, dichiarati nonostante su Ticketone ed altri siti ci fosse ancora disponibilità di biglietti. A chi acquista i tagliandi su Viagogo, società di "secondary ticketing" attiva in 28 paesi con sede oggi a Carouge, Svizzera, e iscritta alla camera di commercio di Ginevra, viene data una "informazione importante" più "importante" delle altre, questa: «Stai acquistando biglietti da terze parti, Viagogo non è il venditore dei biglietti. I prezzi dei biglietti vengono stabiliti dal venditore e possono essere superiori o inferiori al valore nominale». E chi è il "venditore" che già tre o quattro giorni prima dell’evento può mettere in vendita ingenti quantitativi di biglietti ribassati anche del quaranta per cento nel caso in cui l’"esaurito" non sia poi così "esaurito"? Gli stessi promoter, verrebbe da dire, dopo che gli sono rimasti in mano tagliandi che speravano di vendere a prezzo maggiorato, perché nessun privato che ha acquistato il biglietti a prezzo pieno decide a più di 72 ore dall’evento di liberarsene con sconti tanto vistosi. A confermare i benefici del "secondary ticketing" per gli organizzatori è Marcel Avram, uno dei più grandi e stimati impresari tedeschi, quando dichiara che un sito di rivendita a prezzi scontati rispetto a quelli ufficiali può rivelarsi prezioso a ridurre il rischio d’impresa ogni qual volta il  locale non va esaurito. Tutto con buona pace naturalmente di chi il biglietto lo compra subito, a prezzo pieno, pagandoci sopra pure i diritti di prevendita. Secondo Grancini, invece, a muovere i fili che in questo caso sono le società di bagarinaggio. «Vendendo fino al 90-95% della dotazione noi fungiamo da regolatore del mercato, da ’banca’ degli organizzatori, e sappiamo che il loro unico interesse è quello di incamerare tutto l’incasso prima possibile per rientrare delle spese sostenute. Esigenza diametralmente opposta a quella di chi fonda il proprio guadagno applicando proprio su quei biglietti un sovrapprezzo e si occupa di una quantità così ampia di eventi – musica, sport e quant’altro – da permettersi di aspettare che il termometro su un dato avvenimento salga per entrare in gioco ben sapendo che, anche nel malaugurato caso in cui dovesse perderci qualcosa, tanto riuscirà a guadagnare  altrove». Niente di vietato, per carità, ma eticamente discutibile. Tant’è che in Inghilterra (dove la polizia ha stimato un giro d’affari attorno al "secondary ticketing" superiore al  miliardo di sterline) un paio di anni fa il deputato Sharon Hodgson ha portato la questione in Parlamento, nel tentativo di ottenere una legge che vietasse le transazioni con un ricarico superiore al dieci per cento, concludendo la sua esposizione del fenomeno con una constatazione clamorosa: a volte i bagarini riescono a guadagnare addirittura più degli artisti. È evidente, infatti, che solo in minima parte l’introito del biglietto collocato tramite il "secondary ticketing" viene tassato come reddito ordinario o profitto d’impresa, visto che l’esazione si limita al valore nominale del tagliando e non al sovrapprezzo applicato dal venditore. Nel caso in cui poi fosse lo stesso impresario che organizza lo show a dirottare parte della dotazione dei biglietti sul "mercato parallelo" i vantaggi sarebbero evidenti, a cominciare dall’elusione della Siae, della percentuale (quando c’è) spettante alla struttura che ospita l’evento, e perfino della percentuale eventualmente concordata con l’artista. Tutto con un "nero" considerevole. Dopo essere stati a guardare per anni, gli artisti hanno iniziato a muoversi, perché in tempi di crisi il business dei biglietti gonfiati sembra far gola pure a loro, e non è un caso che alcuni annoverino già agenzie di "secondary ticketing" tra gli sponsor delle proprie tournée. E l’affare non sono tanto i grandi concerti negli stadi, ma quelli nei teatri e nei palasport che vanno esauriti subito facendo lievitare la richiesta alle stelle. La notizia che una band sempre molto attenta alle questioni economiche come gli U2 (già contestata sei anni fa dai fans per il trasferimento della propria residenza fiscale dall’ Irlanda alla ben meno impositiva Olanda) pianificando il suo prossimo tour sarebbe pensando di abbandonare gli stadi – costosi, rischiosi e sempre più faticosi da riempire – per tornare nei palasport, sembra illuminante al proposito. Una delle prime risposte a questo stato di cose è però arrivata da iTunes e in particolare dall’applicazione Twickets, con cui i fans possono scambiarsi biglietti dei concerti solo ad un prezzo uguale o inferiore a quello nominale. Davanti al pesante lucro di società come Viagogo o Seatwave, infatti, un "secondary ticketing" etico è possibile.