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Turismo. Ecco come i «big data» aiutano a gestire i grandi flussi

Silvia Camisasca mercoledì 9 agosto 2017

«Non si può gestire ciò che non si sa misurare», recita l’adagio tornato in auge con il rovente dibattito sull’impiego delle nuove tecnologie per la gestione dei flussi cittadini, per il quale non mancano originali proposte di applicazioni di big data e strumenti di comunicazione capaci di potenti soluzioni. Quando non si tratta, però, di “gestire” numeri o dati, ma fiumi di individui, i termini della questione si fanno più complessi. Cosa significa, in questo caso, “gestire”? Forse privilegiare determinate direzioni e disincentivare gli accessi alternativi? Dunque, contemplare la possibilità di favorire la frequentazione di alcuni locali o l’ingresso in determinati musei a scapito di altri? E analogamente per strutture alberghiere ed esercizi commerciali. Ed ancora, come raccogliere informazioni in tempo reale sugli spostamenti di turisti e non, senza violarne la privacy, ma garantendone la sicurezza? Il turismo è, innanzitutto, un’industria; inoltre, è opportuna una distinzione qualitativa, per nulla secondaria, tra “pernottanti”, con discreta approssimazione numerabili, e “visitatori”, difficilmente quantificabili. Le “scienze dure” si inseriscono di forza in un contesto tanto problematico, essendo le sole attrezzate di modelli multidisciplinari nell’ambito della scienza della complessità, disciplina matematico-statistica con un polo di ricerca: il laboratorio scientifico di Fisica della città, in cui si riconoscono le relazioni universali che accomunano fenomeni osservate in diverse realtà urbane. A Venezia per affrontare a tutto tondo il capitolo della mobilità è stata costituita, attorno al nucleo originario di Corila e dell’Università di Bologna, una compagine di ricerca per coniugare fruibilità del centro e conservazione del patrimonio, sfida emblematica a Venezia per le emergenze ambientali e sociali non ulteriormente procrastinabili.


Le possibili soluzioni sono giunte da Bologna, grazie alle specifiche attività di indagine condotte presso il laboratorio della Fisica della città, fondato e coordinato dal fisico padovano Armando Bazzani. Siamo nella sfera della ricerca di frontiera, che considera ed integra diverse tecnologie di rilevamento dei flussi pedonali e si avvale dei modelli fisico-matematici più evoluti, oltre, ovviamente, alla computer science, allo scopo di disporre di informazioni quantitative ed affidabili in funzione delle politiche (e del loro grado di sostenibilità) di gestione dei flussi stabilite dai decisori istituzionali (nello specifico, comunali). Risalire alla stima di individui in un’area è relativamente semplice, sfruttando il collegamento dei telefoni mobili accesi o in stato di attesa con l’antenna più prossima ed effettuando un rapido conteggio dei dispositivi connessi, da sovrapporre poi ad opportuni algoritmi. Si tratta di stime che, seppur statistiche e diffuse da tempo dalle stesse compagnie telefoniche, si basano su un universo con grandi numeri (è, infatti, nota la capacità di penetrazione dei cellulari). L’originalità dell’approccio sperimentato a Venezia consiste nell’integrazione di più tecnologie per validare a livello locale con alta precisione il dato di telefonia, in modo da confrontare in un certo punto (ad esempio, il ponte della Costituzione tra piazzale Roma e stazione ferroviaria, principali punti di ingresso in città) l’informazione di telefonia con quella direttamente osservata: la taratura consente di rapportare i conteggi relativi ad altre zone del centro per la totalità della popolazione, ricavandone il grado di rappresentatività e la relativa incertezza. Un secondo, e forse più importante, aspetto di originalità è consistito nel bilanciamento tra le differenti stazioni radio base della stessa area, alcune delle quali in grado di ricevere la posizione Gps del terminale, qualora lo smartphone dell’utente abbia il servizio di localizzazione attivo: oltre a comportare elevata accuratezza per la localizzazione statica (dell’ordine di dieci metri), consente di ricostruire dinamicamente i percorsi dei singoli utenti. Questi modelli producono una mole enorme di nuove informazioni, non solo relative al qui e ora – numero di individui in un perimetro – ma anche al prima e dopo, relative, cioè, a come sono stati frequentati i percorsi di accesso alternativi, quanti hanno optato per vaporetto o treno e quanto tempo hanno impiegato per raggiungere la meta: estendendo l’analisi ad un arco temporale opportuno, si può prevedere dove, come e in che proporzione le folle defluiranno. In seconda istanza, poi, si valutano tempi di attesa o distribuzione di italiani e stranieri piuttosto che pernottanti e visitatori.


Il nucleo operativo è stato per la prima volta sperimentato durante il Carnevale che, a Venezia, equivale ad un battesimo del fuoco, con un milione e mezzo di dati raccolti ogni giorno, geolocalizzati ed aggregati in termini di flusso: diritto alla privacy e scopo di ricerca sono state sancite dalla convenzione stipulata tra Tim e Università di Bologna. Il grado di affidabilità degli algoritmi sviluppati da Bazzani è risultato tale da affiancare ai modelli di analisi (nowcasting) quelli di previsione (forecasting), che permettono informazioni a breve sui possibili ingorghi delle arterie di flusso e nei punti caldi. Il Carnevale è stato il primo evento con cifre numeriche certe a misura di un fenomeno dall’evoluzione complessa che, per altro, si intende gestire attivamente: fenomeni la cui analisi è frequentemente viziata da condizionamenti percettivi individuali. Inoltre, sono emerse considerazioni di immediato interesse per la società di gestione del servizio pubblico di trasporto in merito all’uso di vaporetti che, hanno portato a ripetere la campagna in occasione della festa del Redentore, celebrata la terza domenica di luglio con il pellegrinaggio dei fedeli alla chiesa del Redentore, eretta ex voto nel 1577 per la liberazione della città dalla peste sull’isola di Giudecca: una notte di spettacoli pirotecnici unici al mondo con lancio di fuochi artificiali da pontoni galleggianti nel bacino di San Marco, mentre veneziani e turisti, assiepati nel bacino, raggiungono la Giudecca attraverso il ponte votivo di barche lungo 333 metri. Per l’occasione, allo scopo di ampliare il campione, sono stati potenziati i software di filtraggio e introdotti ex novo i conteggi manuali dei passanti. I dati, in via in elaborazione, raccontano della distribuzione di ben 63.345 passaggi sul ponte votivo nel corso delle giornate e delle notti di 48 ore di apertura.