Agorà

Conquista dello spazio. Armonia fra tecnica e mistica, ragione ma anche sentimento

Giuseppe Lorizio sabato 20 luglio 2019

Buzz Aldrin sulla luna, fotografato da Neil Armstrong (NASA)

Un’immagine ci fa pensare nel giorno in cui, mentre si celebra il cinquantesimo dell’allunaggio, parte la missione spaziale della Sojuz MS-13 dal cosmodromo di Bajkonur in Kazakistan. Mi riferisco alla foto che rappresenta il pope ortodosso chiamato a benedire il vettore e, con esso, la stessa missione. Ci troviamo di fronte a quello che apparentemente può apparire come un improbabile connubio fra la tecnica più avanzata, che si nutre della più rigorosa razionalità e l’universo religioso che si appella al sentire e alla tradizione di un popolo, profondamente mistico come quello russo. L’immagine e l’evento si possono interpretare come espressioni di una sorta di atteggiamento magico-sacrale, se non addirittura superstizioso e propedeutico ad un’avventura che comporta dei rischi, per propiziarsi i favori del divino (della serie «proviamo anche con Dio non si sa mai») e può far venire in mente la figura inquietante e diabolica di Apollonio, il braccio ideologico del grande imperatore nel Racconto dell’Anticristo di Vladimir Sergeevic Solov’ëv. Mi piace, invece, poterli leggere come una sorta di profezia per la futura umanità.

Se, infatti, l’umano intende salvarsi e non soccombere al prevalere di quella che papa Francesco in più occasioni chiama l’egemonia tecnocratica, dovrà ripensare se stesso e l’universo nell’orizzonte di un’armonia fra tecnica e mistica, modernità e tradizione, in modo da recuperare le dimensioni fondamentali del proprio essere, che non si costituisce unicamente come razionale, bensì anche come sentimento e volontà. Risulta quindi di grande attualità la critica, che rinveniamo tra l’altro nella Laudato si’, al paradigma tecnocratico: «In tale paradigma – scrive il Papa al n. 106 – risalta una concezione del soggetto che progressivamente, nel processo logico-razionale, comprende e in tal modo possiede l’oggetto che si trova all’esterno.

Tale soggetto si esplica nello stabilire il metodo scientifico con la sua sperimentazione, che è già esplicitamente una tecnica di possesso, dominio e trasformazione. È come se il soggetto si trovasse di fronte alla realtà informe totalmente disponibile alla sua manipolazione. L’intervento dell’essere umano sulla natura si è sempre verificato, ma per molto tempo ha avuto la caratteristica di accompagnare, di assecondare le possibilità offerte dalle cose stesse. Si trattava di ricevere quello che la realtà naturale da sé permette, come tendendo la mano». Il momento della benedizione sarà dunque autenticamente vissuto e interpretato proprio nell’orizzonte del superamento di una razionalità calcolatrice e nella prospettiva di un’impresa umana di conoscenza del cosmo, che è anche conoscenza di sé e conoscenza di Dio.

Nella ricerca dell’armonia fra tecnica e mistica si esprime il mistero della persona umana chiamata a coniugare natura e cultura. Per restare nel campo dell’ortodossia, un esempio paradigmatico di tale armonia, il cui esito drammatico del martirio la dice lunga sul suo nuotare contro corrente, è rappresentata dal grande pensatore russo Pavel Aleksandrovic Florenskij. Ingegnere, matematico, scienziato, dei cui servigi il regime sovietico non poteva fare a meno e soprattutto uomo di fede e di profonda esperienza spirituale. Figure come questa indicano a tutti noi la necessità di superare il divario fra conoscenze tecnico-scientifiche e sapere filosofico-teologico, che affonda le sue radici nella ormai obsoleta contrapposizione fra scienze della natura e scienze dello spirito di diltheyana memoria. Il sogno di un futuro in cui tali prospettive si armonizzino è il sogno di un’umanità riconciliata a partire dalle proprie incredibili e inesauribili risorse conoscitive, che coinvolgono la sfera spirituale, oltre che quella fisica e materiale e possono contribuire a preservare l’umano dalle sue sempre possibili alienazioni.