Agorà

Armogathe. «Una nuova primavera per i cattolici francesi»

Daniele Zappalà martedì 28 novembre 2017

Una fiducia incrollabile, spirituale e intellettuale, nella “giovinezza della Chiesa”. Padre Jean-Robert Armogathe, fra i maggiori storici del cristianesimo e seicentisti francesi, intende trasmettere innanzitutto questo messaggio presso l’Accademia di Francia, l’augusta istituzione laica transalpina che gli consegnerà giovedì prossimo il premio Grente per l’insieme della sua opera. Un momento simbolico per l’attuale direttore della rivista teologica internazionale “Communio” in versione francese, vicina al cinquantennale. Lo incontriamo accanto alla celebre École normale supérieure, che lo vide allievo e dove ancor oggi, a settant’anni, Armogathe si reca regolarmente per proseguire le sue ricerche a cavallo fra storia del cristianesimo, evoluzione del pensiero scientifico, teologia. Fra i fondatori dell’Accademia cattolica di Francia, Armogathe è pure una figura cardine, non solo in Francia, nelle relazioni fra mondo cattolico e cultura laica, avendo fra l’altro condotto la propria carriera accademica presso un’istituzione pubblica, la prestigiosa École pratique des hautes étude. Nella Francia che ha eletto quest’anno all’Eliseo il giovanissimo Emmanuel Macron, i cattolici vivono una sorta d’inedito paradosso, sottolinea lo storico: «C’è una nuova presa di coscienza nei cattolici del loro ruolo nella società, certamente dovuta a Benedetto XVI e a Francesco. Ma la difficoltà proviene dal fatto che la società non sembra ancora pronta ad accogliere questa sollecitazione, questo ritorno dei cattolici sulla scena sociale e politica. C’è una disparità fra il ritorno di una coscienza cattolica e l’indifferenza della società verso i cattolici».

Rispetto ai rigurgiti anticristiani vecchi e nuovi, «l’indifferenza rischia d’essere per molti aspetti ancor più temibile e difficile da vincere». Citando pure le recenti riflessioni del filosofo cattolico Jean-Luc Marion, Armogathe scorge attualmente un “momento cattolico” figlio di una svolta giunta nel 1997: «Le Giornate mondiali della gioventù di Parigi hanno segnato una sorta di arresto dell’emorragia cristiana ed hanno poi permesso il raggruppamento di giovani cristiani attorno ad un vicario o a un’altra persona nella loro parrocchia. Vent’anni dopo, queste persone hanno dei figli. Osserviamo certamente un effetto Gmg che rimane ancorato nella società ». A lungo cappellano della Normale e direttore dell’Institut Bossuet destinato a studenti accolti presso le più blasonate istituzioni parigine d’insegnamento, Armogathe sottolinea vari segni, a livello intellettuale, del “momento cattolico”: il successo editoriale sorprendente delle nuove edizioni di tanti scritti paleocristiani, così come la velocità di crociera raggiunta in fretta da istituzioni come l’Accademia cattolica di Francia o il Collegio dei Bernardini: «L’Accademia cattolica è un vecchio progetto che ha preso nascita dieci anni fa perché la congiuntura era favorevole. Non è nata da un’iniziativa, ma da una coalescenza di domande. Si è dovuto riunirle. Vogliamo soprattutto approfondire dei temi precisi. Ad esempio, con la Congregazione per l’educazione cattolica, conduciamo una riflessione sulle democrazie».

Il cantiere dell’accademia non è di certo concluso, precisa Armogathe, citando ad esempio la necessità di legami più solidi con le altre istituzioni simili in Europa, o il bisogno di accogliere più membri dal profilo non accademico. Lo storico insiste pure su un altro punto chiave: «A proposito delle relazioni fra scienza e fede, proprio mentre ci dirigiamo verso il cinquantesimo anniversario di Humanae vitae, si comincia a riconoscere che su tali questioni scientifiche la Chiesa aveva una generazione d’anticipo. In un’epoca in cui il positivismo scientista accusava d’oscurantismo la Chiesa cattolica, quest’ultima era in anticipo in particolare nella difesa della vita, sui limiti della scienza, sui pericoli che una scienza folle poteva arrecare all’umanità, sui problemi d’ecologia. Pio XII ne parlava già». Adesso, nella scia della Laudato si’, che ha rappresentato un 'evento molto importante', occorre un rinnovato coraggio per far valere tutta la forza e attualità della densa eredità teologica e intellettuale postconciliare: «Almeno in Francia, la Chiesa cattolica è rimasta forse troppo timida, non traendo tutte le conseguenze del progresso raggiunto quaranta o cinquant’anni fa sulle proposte per la buona vita, che nel trentennio della prosperità economica in genere non venivano ascoltate. Oggi, invece, tutti cominciano a comprendere che esistono altri fattori, rispetto a quelli economici, che sono necessari: la solidarietà, il tema delicato della quarta età, il problema dell’educazione e della libertà d’educazione». Inoltre, si riconosce vieppiù che «la Chiesa è per definizione esperta di globalizzazione».

Nel campo della ricerca storica, Armogathe considera che «un fattore nuovo è il riconoscimento della storia oggettiva da parte della Chiesa cattolica». Se ciò è stato fondamentale per “disarmare” anche in Francia tante vecchie polemiche anticattoliche, tale fattore si è rivelato pure un motore per il dialogo ecumenico. Da sempre attentissimo in particolare alle relazioni fra cattolicesimo e protestantesimo, lo storico scorge una nuova stagione di questo dialogo: «In Francia, l’anniversario della Riforma ha permesso incontri appassionanti. Personalmente, sono stato invitato alla Facoltà protestante di Montpellier per parlare di Martin Lutero. Sull’argomento, ho potuto pure curare trasmissioni televisive e radiofoniche». Della propria vasta bibliografia, Armogathe ama rievocare in particolare il monumentale cantiere collettivo, ventennale e internazionale, della Histoire générale du christianisme (Puf) da lui diretta, uscita in due volumi nel 2010. Attualmente, lavora invece «sulla storia delle teologie cristiane, dalle riforme all’illuminismo». Lo sguardo del sacerdote studioso s’illumina quando gli chiediamo dell’Italia, da lui definita «un eccezionale conservatorio del pensiero religioso».

Sul filo dei ricordi, rievoca il clima fecondo di collaborazione con tanti studiosi italiani anche laici, in città divenute sue compagne di studi lungo i decenni: accanto a Roma, anche Milano e Lecce, passando per Pavia, Ravenna, Napoli. In conclusione, l’appassionato lettore di Dante lancia persino un velato invito ai giovani teologi: «Delle tre parti della Commedia, il Purgatorio mi pare quella più teologica. Dante vi ha scritto cose meravigliose sulla psicologia del peccato. Eppure, è la parte meno studiata».