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L'omaggio. L'addio di Arbore all'amico Gigi Proietti: «Artista trasversale e unico»

Massimo Iondini lunedì 2 novembre 2020

Gigi Proietti con l’amico Renzo Arbore

«Nella carriera di Gigi Proietti c’è una tale messe di medaglie, di mete raggiunte e di amici conquistati che ne fanno il simbolo del talento assoluto, figlio di una grande capitale come Roma. Erede e interprete di una cultura vastissima, anche perché ha avuto modo di frequentare tutta la generazione di grandi artisti che era giovane nel dopoguerra. Privilegio che peraltro ho avuto anch’io». È l'amico di una vita e compagno di straordinarie scorribande artistiche, Renzo Arbore, a ricordare il grande attore romano.

Quali sono stati i vostri più grandi maestri?
Quella generazione di inventori di teatro, di cinema e poi anche di televisione. Abbiamo avuto la fortuna di conoscerli e di avvicinarli. Superfluo citare tra tutti De Sica e Zavattini, così come Walter Chiari, Sordi, Manfredi, Gassman, Tognazzi e Fabrizi che, in particolare, è stato un grande punto di riferimento per Gigi perché l’umorismo romano parte proprio da Fabrizi, passa per Sordi e arriva a Proietti.

Figure gigantesche che hanno fatto la storia della nostra cultura e dello spettacolo...
Per coltivarsi, Gigi ha dovuto fare la fatica che abbiamo fatto tutti noi oggi ottantenni: studiare e ancora studiare, avendo come punti di riferimento simili giganti. Adesso, per fortuna delle nuove generazioni, c’è la Rete, alla quale dovrebbero attingere tutti quelli che vogliono fare teatro, cinema e televisione. Noi invece dovevamo suonare per ore e ore la stessa canzone di un disco a 78 giri per prenderne le note, gli accordi e le parole. Abbiamo faticato tantissimo per imparare quello che poi doveva diventare il nostro bagaglio artistico. E quello di Gigi è unico, lui incarna la più totale trasversalità.

Che cosa apprezza di più della sua arte?
Gigi, che come me ha fatto il night club, non si è limitato al teatro, al cabaret e alla canzone, ma ha affrontato anche la recitazione seria a teatro e al cinema. E poi anche la fiction, a partire dal Maresciallo Rocca. Elencare quello che ha fatto è fargli un monumento.

"Sono sotto choc, mi riesce difficileparlare di Gigi. Perché oltre a essere l'artista che sappiamo,era un grande amico". Renzo Arbore ricorda commosso GigiProietti, intervenendo al telefono a Storie Italiane su Rai1. "Avevamo avuto le stesse matrici: venivamo entrambi dal nightclub, lui a Roma io a Napoli - racconta Arbore - e questo ciuniva moltissimo. Appena c'era un progetto, era immediata l'ideadi farlo insieme: io correvo da lui, lui da me. Appena civedevamo scattava un'alchimia straordinaria. Ci divertivamo eanche la conversazione dopo la pizza era meravigliosa".

Ebbe anche amarezze, vicenda Brancaccio in testa...

E ora mi sembra sacrosanto intestargli il Teatro che lui aveva reso grande. L'estate scorsa scorsa aveva poi riaperto il Silvano Toti Globe Theatre, il teatro shakespeariano di Villa Borghese. Ecco qui anche la sua grande vocazione di direttore di teatri, oltre che di regista. Con quell’atteggiamento paterno che ne ha fatto un talent scout di personaggi come per esempio Brignano, che è uscito dalla sua scuola.

Quando era iniziata la vostra amicizia?
Quando lo vidi per la prima volta nel suo straordinario spettacolo A me gli occhi, please. Da allora ogni volta che ho chiamato Gigi nelle mie trasmissioni è sempre venuto con grande entusiasmo, idem io quando era lui a invitarmi. Ci siamo sempre trovati a meraviglia, una grande intesa. Sono sempre stato fiero di aver fatto con lui anche cose da incoscienti, all’insegna dell’improvvisazione.

Da dove derivava la vostra capacità d’improvvisare?
Dal fatto che siamo entrambi venuti dalla musica. Non è da sottovalutare il Proietti cantante, pieno di sentimento e di romanità come solo Gabriella Ferri. Basta ascoltare come cantava L’eco der core per sentire le vibrazioni che esprime con una canzone che è un po’ il sunto della sua straordinaria romanità. Che fa rima con umanità.