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Tecnologia. 2014, l'anno dei cosmoturisti

Franco Gabici lunedì 17 febbraio 2014
Nell’ottobre del 1957 il primo Sputnik lanciato dai sovietici inaugurava ufficialmente l’era spaziale realizzando antichi sogni già anticipati dalla fantascienza, che aveva nei romanzi di Giulio Verne e di Arthur C.Clarke i suoi maggiori rappresentanti. E mentre i primi satelliti artificiali volteggiavano in cielo Robert A. Heinlein, nel suo racconto Minaccia dalla Terra, andava con la fantasia oltre gli Sputnik e immaginava un futuro dove gli uomini avrebbero potuto viaggiare nello spazio come turisti. Pochi anni dopo, nel 1959, Bruno Martino cantava che «nel Duemila» saremo andati sulla Luna «con il razzo delle tre» o «su Venere per prendere il caffè». L’era spaziale dunque era appena iniziata, ma già si pensava allo spazio come business turistico: quella che allora poteva sembrare una idea strampalata si è invece rivelato un affare serio e già qualche paperone si è tolto la soddisfazione di effettuare un viaggio spaziale volando oltre la cosiddetta linea di Karman, la quota di cento chilometri sul livello del mare che rappresenta il discrimine che distingue un volo aeronautico (sotto i cento chilometri) da un volo astronautico (oltre). E abbiamo posto l’accento sull’essere paperoni perché, almeno per il momento, staccare un biglietto per volare nello spazio è una roba da nababbi. State a sentire. Nel 2001 l’agenzia privata che aveva in gestione la stazione spaziale orbitante (la famosa Mir) si trovava in cattive acque e per incassare qualche soldo fece sapere che anche un privato avrebbe potuto raggiungere la stazione. Pagando, si capisce. E la risposta non si fece attendere perché il miliardario Dennis Tito versò senza batter ciglio venti milioni di dollari. Mentre stava allenandosi per il grande volo, però, la Mir fu smantellata e Tito venne dirottato su una Sojouz alla volta della stazione spaziale internazionale che il 28 aprile del 2001 accolse l’intruso per una settimana. E Dennis Tito passò alla storia come il primo cosmonauta privato. Dopo di lui altri sei provarono le emozioni degli astronauti.Questi magnifici sette del volo, però, sono casi isolati e solamente quest’anno la compagnia inglese Virgin Galactic, fondata dal miliardario Richard Branson, ha messo in programma le prime gite spaziali e addirittura la costruzione di hotel ricavati in basi spaziali, dai quali i cosmoturisti potranno effettuare gite che li porteranno a sorvolare i crateri della Luna a poche centinaia di metri di distanza. L’idea è offrire ogni anno, al modico prezzo di duecentomila dollari, cinquecento posti sull’aeronave SpaceShipTwo per oltrepassare la quota di Karman e provare per sei minuti la sensazione dell’assenza di peso.La SpaceShipTwo, però, non è autonoma ma deve essere portata in quota da un veicolo madre dal quale poi si staccherà per raggiungere il tetto dei cento chilometri. E tutto questo ha un costo notevole, perché non è facile sfuggire all’attrazione terrestre. Anche l’idea degli hotel spaziali è assai costosa a meno che non vada in porto l’Asteroid Iniziative, una operazione che in un prossimo futuro dovrebbe catturare un asteroide dal quale ricavare materiali per costruire veicoli e basi spaziali. Siamo nel campo della quasi-fantascienza, eppure alla Nasa ci credono e stanno lavorando per quella che hanno definito una «poderosa tecnologia senza precedenti», che tradurrà in realtà la favola del Piccolo principe di Saint-Exupéry (che, come è noto, viveva su un asteroide). Anche questa volta, dunque, la letteratura ha preceduto la realtà.La Virgin Galactic non è la sola compagnia che agisce su questo particolare mercato. Deve fare i conti con l’americana Xcor, che pure sta preparando un volo inaugurale previsto, sempre nel 2014, a un prezzo più conveniente: soli, si fa per dire, 95 mila dollari. Hanno già prenotato e stanno facendo la fila per salire sull’astronave Lynx della compagnia ben 180 temerari. Sembra un numero esagerato, eppure un’indagine del 2001 aveva indicato in ventimila le persone potenzialmente interessate a voli di questo genere. E ne ha anche tracciato un identikit: si tratta per lo più di “pazzi”, in senso buono si capisce, per l’aviazione e per le conquiste spaziali in genere. Non basta però essere “pazzi”, perché bisogna anche essere danarosi; infatti l’identikit li cataloga come gente ricchissima che non sa come spendere i propri soldi e a questa categoria appartengono avventurieri, star in cerca di pubblicità o addirittura gente che da tanto tempo sta facendo economia per togliersi questo sfizio. Intanto si pensa di realizzare un nuovo veicolo, lo Skylon, una sorta di ibrido fra un razzo e un aereo a reazione che decolla verticalmente spinto da un motore particolare. Nel business dello spazio si è inserita anche la Svizzera. La Swiss Space Systems (S3) sta progettando navette per lanciare a basso costo piccoli satelliti di ricerca e di osservazione e pensa di mandare turisti nello spazio a partire dal 2019. Intende inoltre realizzare uno Spaceport per la manutenzione dei satelliti e degli aerobus spaziali e collaborerà al CleanSpaceOne, il progetto nato per ripulire lo spazio da tutti i rottami che sono alla deriva. Lo spazio però non distrae la S3 dalla dimensione orizzontale: infatti sta pensando di creare navette con le quali sarà possibile arrivare a Hong Kong in appena due ore.