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Musica. Alexia: «Torno con un disco manifesto in cui canto la libertà autentica»

Massimiliano Castellani mercoledì 11 ottobre 2017

Alexia

«Quell’altra non era sicura. Recitava la parte a memoria. Quell’altra non era feroce. Cercava soltanto la pace... ». Sono i versi finali del brano e dell’ultimo album omonimo Quell’altra di Alessia Aquilani, in arte Alexia. Una piccola grande donna, di cinquant’anni, compiuti a maggio, ma ne dimostra almeno quindici di meno («colpa della statura», dice ridendo di gusto) che torna, con dolce prepotenza alla ribalta, dopo un’assenza che dice «in fondo è durata fino al 2015, nonostante un Sanremo di mezzo (quello del 2009)». Un semi blackout quasi decennale, arrivato dopo almeno altri venti anni di duro lavoro, di gavetta intensa cantando in inglese «dalle cantine ai palazzetti dello sport» e coronati dal titolo di reginetta della dance internazionale. Oltre 5 milioni di dischi venduti in tutto il mondo, (otto Dischi d’oro due di platino) un 2° posto a Sanremo 2002 con un tormentone Dimmi come ... e poi un bis vincente nel 2003 con Per dire di no.

Un inno soul che con il senno di poi era il preludio a dire di «no» a Quell’altra Alexia.

«Beh in quel momento non era così netta la svolta. Ero combattuta, ero arrivata all’apice ma non ero più felice di ciò che ero stata fino ad allora e di come mi rapportavo con me stessa e con il pubblico. Era stato tutto molto pesante, anche con le persone che mi circondavano non avevo più quel feedback necessario per continuare...».

Un cammino che comunque è continuato, a riflettori spenti, fuori dal palco.

«Sono stati anni di intensa riflessione, di pulizia interiore. Mi sono fatta aiutare a capire cosa non andava dentro di me, da sola forse non ce l’avrei fatta».

Nel suo ultimo disco c’è una canzone, La cura per me che è forse la ricetta della “guarigione”.

«L’ho scritta e la canto anche in inglese... Un ritorno alle origini, senza traumi. La ricetta che ho scoperto strada facendo è che prima della musica e del successo che ormai vivevo quasi come una condanna - c’è l’amore con la A maiuscola. Il legame stretto e indissolubile con la famiglia, con l’uomo della mia vita (mio marito Andrea Camerana) e le nostre due figlie, Maria Vittoria (Mavi, 10 anni) e Margherita (Maggie, 6 anni). La cura sta nel capire che ti può succedere qualsiasi cosa ma saprai affrontarlo e superare ogni difficoltà finché avrai la possibilità di trovare la tua oasi di pace all’interno del guscio domestico che è lo specchio del mondo che vorresti».

La parola “fine” al passato che la faceva stare male forse sta dentro quel Fragile fermo immagine.

«Sta dentro tutto questo disco, che ho realizzato con due grandi maestri come Mario Lavezzi (mio nuovo produttore) e Mogol e in cui c’ho messo tanto della “nuova” Alexia, nella musica e nei testi. Quando Giuseppe Anastasi mi ha fatto leggere il testo di Fragile fermo immagine ho capito meglio il “senso della fine”. Tutte quelle volte in cui nella nostra vita ci troviamo di fronte alla paura di dire basta, è una storia finita. È un momento che fa male ma poi ti rendi conto che il tempo è davvero galantuomo e ti dà la possibilità di guardare al passato senza più rancori, né lacrime e di andare avanti con il sorriso e con più coraggio ».

È una Alexia pacificata e senza più nessun rimpianto...

+«Ho imparato a saper ridere di me stessa e dei miei difetti. Dei centocinquanta centimetri d’altezza o di bassezza, fate voi, e dei pochi chili che metto dentro questi abiti (il nuovo look pensato dallo zio acquisito, Giorgio Armani). Ho un solo rimpianto... Non aver potuto gioire e condividere il successo con mio papà, Agostino. Se ne è andato prima che potessi ringraziarlo per tutto ciò che mi ha dato. Con i soldi guadagnati con la musica mi sarebbe tanto piaciuto dargli indietro qualcosa: che so’ regalargli una macchina nuova o una casa... Non c’è stato il tempo, peccato...».

«Un’amore è tale se sopravvive ai silenzi... », canta in E non mi lasciare.

«Questo vale infatti per chi ci ha lasciati per sempre ma anche per le persone che amiamo e che in certi momenti possono allontanarsi. L’importante è non perdersi mai di vista. In Occhi dentro gli occhi racconto la prima volta che ho ricambiato lo sguardo bello, dolce e profondo di mio marito Andrea. Quello è stato un attimo di eterno che non si cancellerà mai più».

In Tu salvami ancora lo sguardo è rivolto verso il cielo, come una preghiera, o è l’invito a qualcuno terreno a lanciare un’ancora di salvataggio?

«Forse entrambe le cose. Il mio rapporto con gli altri è migliorato anche grazie a una pace interiore che è frutto di una spiritualità che riesco a trasmettere anche alle mie bambine. La più piccola, Maggie, tempo fa mi ha chiesto: “Mamma, ma come faccio a sentire Gesù?”. Una domanda per teologi - dice ridendo - In realtà c’ho pensato e la risposta è stata: quando senti un dolore dentro di te e poi all’improvviso torni tranquilla e sei felice di essere qui, con noi, allora è in quel momento che Gesù puoi sentirlo e forse anche ascoltarlo».

Noi dove potremo ascoltare Alexia prossimamente, a Sanremo?

«Sarebbe bello tornarci, perché quella è la mia dimensione ideale. A questo punto la palla passa al direttore artistico Claudio Baglioni - sorride divertita e sorniona - Se non sarò sul palco dell’Ariston comunque da gennaio viaggerò per un tour teatrale. Canterò anche in piccoli spazi per poter dialogare con la gente. Voglio sentire addosso e da vicino tutto quel calore che l’Altra non sentiva più o magari l’aveva soltanto dimenticato».