Agorà

Teatro. Addio a Bobò, icona poetica di Delbono

Angela Calvini sabato 2 febbraio 2019

Bobò, l'attore sordomuto protagonista di una decina di spettacoli di Pippo Delbono, appena scomparso (foto Luca Del Pia)

Bobò non parlava, ma quando entrava in scena, con la sua presenza stralunata e i suoni striduli della sua voce capace di entrare nell'anima, catalizzava tutti gli spettatori. In quello strano omino piccolo, sordomuto e microcefalo, una sorta di Puck invecchiato, si condensava tutta l'essenza della vita, nella sua drammaticità e bellezza, come aveva capito il drammaturgo Pippo Delbono che per vent'anni ne ha fatto icona del suo teatro. Ora Bobò, vero nome Vincenzo Cannavacciuolo, se ne è andato all'età di 82 anni, dopo averne passato circa la metà in manicomio di Aversa. I funerali si sono tenuti oggi pomeriggio nella chiesa di Santissima Maria Annunziata di San Cipriano d’Aversa, presente il suo pigmalione Delbono. Bobò era nato nel 1936 a Villa di Briano in provincia di Caserta ed era entrato in manicomio ad Aversa a soli 16 anni, dove è restato per decenni, sino a quando vi incontrò Pippo Delbono che vi si era recato per organizzarvi e tenere un laboratorio teatrale. Autore, regista ed attore fuori dagli scheremi, provocatorio e intenso, Delbono indiviidua in Bobò il suo alter ego, fatto di leggerezza, sorrisi sinceri, e poesia spontanea e innata.

Nasce allora un sodalizio solido e profondo «che va al di là del linguaggio e di quella strana finzione che siamo soliti chiamare ragione. Bobò e Pippo. Pippo e Bobò» come recita il comunicato che porta il triste annuncio della Fondazione Emilia e Romagna Teatro. Arte e vita, quindi si intrecciano e Bobò diventa protagonista dei principali spettacoli di Pippo Delbono, a partire dal bellissimo Barboni, nel '97 seguito da Guerra l'anno dopo e poi Esodo (2000), Il Silenzio(2000), Gente di Plastica (2002), Urlo (2004), Questo Buio Feroce (2006), La Menzogna (2008), Dopo la battaglia (2011), Orchidee (2013), Vangelo (2015), La Gioia (2018) e nelle opere liriche Cavalleria rusticana (2012), Don Giovanni (2014), Madama Butterfly (2014), Pagliacci (2018), e presente in molti dei suoi film. Nella prima metà degli anni '90 faceva ancora scalpore la presenza nel teatro di serie A, e non semplicemente in quello di teatro terapia, degli ultimi, dei diversi, dei disabili. Ma Delbono, facendo di Bobò il segno della sua poetica, è riuscito a superare gli stereotipi e a sdoganare la bellezza di chi la società considera uno scarto. Bobò, quindi, è stato il pioniere, considerato a tutti gli effetti un grande artista, capace con la sua disabilità di metterci di fronte alle nostre più profonde debolezze. La società, alla fine, lo ha riconosciuto, ricoprendolo di tante onorificenze, fra cui cavaliere delle arti a Parigi e cittadino onorario di Aversa, proprio la città del manicomio in cui visse per una quarantina d'anni. E a noi non resta che dedicargli un ultimo, lunghissimo applauso.