Agorà

L'intervista. Abbagnato: «Io, étoile a Parigi, amo Palermo e la mia famiglia»

Angela Calvini mercoledì 29 luglio 2015
Una mamma tuttofare, divisa tra la famiglia (i due figli Julia di 4 anni e Gabriel, nato a gennaio), gli impegni di étoile dell’Opera di Parigi e quelli di direttrice del Corpo di Ballo dell’Opera di Roma. Elegante e comunicativa, legatissima alla sua Palermo, la bionda Eleonora vive in una famiglia dove a fare la parte del leone è il calcio: oltre al marito, il calciatore della Roma Federico Balzaretti, ci sono il padre Elio Abbagnato già dirigente del Palermo negli anni ’80 e lo zio Pietro Lo Monaco dirigente sportivo, mentre suo nonno materno è stato un calciatore della Sampierdarenese. Sarà per questo che la Abbagnato è capace di mescolare stili e culture, il velluto rosso dei teatri di tutto il mondo e la platea televisiva nazionalpopolare, da Amici al Festival di Sanremo (in fondo il primo a portarla in tv a 11 anni fu Pippo Baudo). Di recente l’artista ha appena incantato con le coreografie di Roland Petit al Festival di Spoleto e con la sua Carmen alla Versiliana. Da neonamma, come riesce a conciliare tutto? «È questione di organizzazione e di amore. Devo anche dire che mio marito è un padre di famiglia molto bravo e mi aiuta moltissimo». La famiglia quanto è importante per lei oggi e quanto lo è stata da piccola? «È sempre stata il mio punto di riferimento. Da piccola ho sentito molto la mancanza dei miei, quando mi sono trasferita in Francia per studiare, ma c’è sempre stato un legame forte. Ora che ho una famiglia mia, mi sento appagata e fortunata». Lei si è dovuta allontanare presto dai suoi: a 12 anni a scuola a Montecarlo, a 13 a Parigi. Quanto è stata dura e come è riuscita la piccola Eleonora a mantenere l’equilibrio? «Sì, all’inizio è stata dura, ma i miei genitori mi hanno sempre sostenuta e non mi hanno mai fatto mancare il loro amore. Inoltre la passione per la danza era ed è talmente forte da farmi superare qualsiasi ostacolo». Lei è legata all’ambiente del calcio. Cosa le piace e cosa no di quel mondo? «È un mondo con cui ho avuto familiarità fino dalla mia infanzia e che ho sempre apprezzato per il coinvolgimento emotivo e l’impegno che comporta. Non mi piace il comportamento di una minoranza di tifosi, che andrebbe colpito con la massima severità». Il suo padre spirituale nella danza è, però, Roland Petit. Che cosa le ha insegnato? «Roland Petit è stato come un padre artistico per me. Mi ha scoperta e ha contribuito a fare di me quella che sono, con il suo rigore, la severità e il desiderio di farmi dare il meglio di me stessa, nella libertà interpretativa. Anche altri coreografi con cui ho lavorato all’Opéra de Paris come Pina Bausch e John Neumeir mi hanno dato tanto». Ora anche lei è maestra di danza. Quale responsabilità sente verso i giovani ballerini? «Insegnare è sempre una grande responsabilità. Cercherò soprattutto di trasmettere quello che ho imparato in anni di esperienza. In modo particolare cercherò di far capire che senza determinazione e spirito di sacrifico, non si raggiungono grandi risultati». Lei insieme a Bolle è considerata ambasciatrice dell’Italia nel mondo. Ha mai ballato con lui? «Ho avuto sul palco bravissimi partner come Roberto Bolle con cui ho ballato a Venezia, in occasione del concerto di Capodanno qualche anno fa». Lei frequenta spesso la tv ed è apparsa anche in un video di Vasco Rossi. È un modo per avvicinare il pubblico alla danza? «Sì, penso che tutte queste esperienze possano aver contribuito a far conoscere il mondo della danza e ad avvicinare i giovani, così come i talent. Poi è necessario lo studio incessante». La danza in Italia oggi come è considerata rispetto all’estero? «Se parliamo di Paesi come Francia o Russia possiamo dire che in Italia c’è molto da fare. Però ho riscontrato un crescente interesse anche nel nostro Paese». È stata attrice insieme a Ficarra e Picone ne Il 7 e l’8 per raccontare col sorriso la sua Palermo. Che rapporto ha con il Sud? «Le mie radici affondano nella terra di Sicilia e nemmeno i lunghi anni trascorsi a Parigi possono mutare questa realtà. Mi sento una donna del Sud ma credo di aver acquisito grazie alle mie esperienze internazionali, una visione dinamica».