domenica 5 maggio 2024
Liturgie vietate nei territori occupati dove avanza la colonizzazione di Mosca. L'allarme: le chiese a rischio bombe russe. L'appello dell'arcivescovo Shevchuk: scambiamo i prigionieri per la Pasqua
Una chiesa bombardata nella regione di Donetsk nell''Ucraina orientale

Una chiesa bombardata nella regione di Donetsk nell''Ucraina orientale - Ansa

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Sarà battaglia fino al 9 maggio: Putin ha ordinato di conquistare Chasiv Yar, snodo cruciale per il controllo del Donetsk e nell’equilibrio generale della guerra. Le forze di Mosca premono da settimane nell’est dell’Ucraina, rivendicando progressi quasi quotidiani. Un’avanzata che prosegue da inizio anno e che nei prossimi due mesi, secondo l’intelligence britannica, vedrà un netto aumento delle perdite russe. La cittadina, avamposto strategico verso Kramatorsk, l’ultima grande città rimasta in mano ucraina nel Donbass, ma anche trofeo da portare nelle celebrazioni che commemorano la vittoria sulla Germania nazista il 9 maggio 1945, non è il solo teatro di battaglia. Quattro persone, tra cui una ragazza di 13 anni, sono rimaste ferite la notte scorsa da un raid russo sulla città di Kharkiv, nell'Ucraina orientale. Distrutti, nell’attacco di droni, una stazione di servizio, un edificio e un magazzino di 3.000 metri quadrati che ha preso fuoco. Ma per tutta la notte Mosca ha compiuto raid nei cieli ucraini. E la battaglia sembra solo all’inizio: Zelensky, inserito nella lista dei ricercati di Mosca, ieri sui social chiedeva «decisioni tempestive per la difesa aerea ucraina».

«Auguriamo una Pasqua di luce e di pace a ogni famiglia». C’è tutta l’ipocrisia di uno Stato che occupa e opprime nel messaggio che le autorità russe hanno inviato alla «nuova regione» di Zaporizhzhia. Nuova perché, vista con gli occhi del Cremlino, è un territorio che Vladimir Putin considera ormai annesso alla Federazione russa. Strappato all’Ucraina e controllato per 80% dalle truppe di Mosca. Oggi è la solennità della Risurrezione secondo il calendario giuliano: quello che seguono le comunità cristiane di rito orientale e che fa cadere la Pasqua a distanza di cinque settimane dalla festa celebrata in Occidente. Una data che, a differenza del Natale, ancora accomuna le maggiori confessioni dell’Ucraina, compresa la Chiesa greco-cattolica, e il patriarcato di Mosca. «I servizi religiosi si svolgeranno in tutte le chiese», annunciano i comandi russi insediati nell’oblast di Zaporizhzhia. Omettendo di dire che le uniche dove è consentito tenere le liturgie sono quelle legate alla Chiesa ortodossa russa, la sola ammessa dal Cremlino.

Don Oleksandr Bogomaz, il sacerdote greco-cattolico espulso dalle autorità russe dai territori occupati di Zaporizhzhia

Don Oleksandr Bogomaz, il sacerdote greco-cattolico espulso dalle autorità russe dai territori occupati di Zaporizhzhia - Gambassi

«Tutte le parrocchie delle altre denominazioni sono state chiuse. E svuotate», racconta don Oleksandr Bogomaz. Trentacinque anni, è uno degli ultimi sacerdoti cattolici espulsi dai territori occupati. Era prete a Melitopol, la città considerata la “porta della Crimea” che è caduta in mano russa all’inizio del conflitto. Non l’avrebbe mai voluta lasciare nonostante il clima di terrore, i blitz fra le navate, gli interrogatori in caserma, l’invito alla delazione. Ma è stato costretto. Cacciato nel dicembre 2022 con una sentenza costruita a tavolino dall’amministrazione provvisoria che fa capo al Cremlino. «La canonica in cui vivevo è stata requisita dai soldati russi. La chiesa protestante, invece, è stata trasformata in caserma di polizia e ospita anche una sezione dei servizi segreti russi», spiega il sacerdote greco-cattolico sfollato a Zaporizhzhia. «La città più vicina ai territori occupati», chiarisce. Quelli dove svolgeva il suo servizio appena ordinato prete. Ma anche quelli in cui è nato.

Una Messa della comunità greco-cattolica a Zaporizhzhia

Una Messa della comunità greco-cattolica a Zaporizhzhia - Gambassi

È la terza Pasqua di guerra per l’Ucraina. Nel segno della paura, anche stavolta: per il timore di bombardamenti mirati sulle chiese. Il governo sconsiglia di partecipare ai riti optando per il web. Ed è una Pasqua clandestina per i cattolici rimasti nella parte del Paese sotto il controllo russo, un quinto dell’intero Stato. «È vietato anche riunirsi per pregare insieme. Neppure ai tempi dell’Unione Sovietica la repressione era così asfissiante», aggiunge don Oleksandr riferendo le parole dei genitori. Questo pomeriggio guiderà la celebrazione online per la sua comunità che resiste a Melitopol. Come fa ogni giorno. Meno di cento i membri nel gruppo “carbonaro” su Telegram.

La chiesa distrutta nella cittadina di Orikhiv nella regione di Zaporizhzhia

La chiesa distrutta nella cittadina di Orikhiv nella regione di Zaporizhzhia - Ansa

«C’è bisogno di collegamenti protetti – dice il prete –. Poi va rimosso tutto dal cellulare. Militari e polizia fermano le persone lungo le strade per ispezionare i telefonini. Se vengono trovate tracce, si rischia l’arresto con l’accusa di spionaggio». Dietro le sbarre per una Messa. «La gente mi racconta di sentirsi come in un lager dove si vive da zombi e dove si viene obbligati a prendere il passaporto russo se si vuole lavorare, essere curati, avere un alloggio, accedere ai servizi pubblici. Basta una frase sgradita o un riferimento alla guerra per finire in cella».

La colonizzazione russa di Melitopol, la città dell'Ucraina meridionale nei territori occupati della regione di Zaporizhzhia

La colonizzazione russa di Melitopol, la città dell'Ucraina meridionale nei territori occupati della regione di Zaporizhzhia - Telegram

Sono 1.100 i residenti dell’oblast di Zaporizhzhia rapiti o arrestati illegalmente dalle autorità d’occupazione, denuncia Kiev. E avverte: «Nessuna organizzazione internazionale ha accesso ai luoghi di detenzione o può avere informazioni precise su di loro». Come ben sa la Chiesa greco-cattolica ucraina che da un anno e mezzo attende notizie e chiede il rilascio di due suoi religiosi redentoristi, padre Bohdan Geleta e padre Ivan Levitskyi, catturati nella città occupata di Berdyansk nell’autunno 2022. «Attualmente siamo a conoscenza di dieci sacerdoti di varie Chiese che sono prigionieri in Russia. Ma possibile che il mondo non riesca a far sì che possano cantare “Cristo è risorto” nelle loro chiese?», si domanda il capo della Chiesa greco-cattolica, l’arcivescovo maggiore Sviatoslav Shevchuk. È suo il forte appello alla liberazione dei prigionieri come gesto pasquale.

Il capo della Chiesa greco-cattolica, l’arcivescovo maggiore Sviatoslav Shevchuk, durante una celebrazione della Settimana Santa

Il capo della Chiesa greco-cattolica, l’arcivescovo maggiore Sviatoslav Shevchuk, durante una celebrazione della Settimana Santa - Chiesa greco-cattolica

«Le parole di papa Francesco sullo scambio di tutti i prigionieri, espresse durante il giorno di Pasqua il 31 marzo, hanno lasciato un segno profondo nei cuori dei cristiani sia dell’Ucraina sia della Russia – sottolinea l’arcivescovo –. In questi giorni dedicheremo una particolare attenzione ai nostri fratelli e sorelle privati della libertà. E desideriamo compiere passi e azioni concrete per tendere loro la mano». Da qui la richiesta di rimpatriare tre categorie di detenuti “bellici”: le donne militari, gli operatori sanitari e appunto i sacerdoti. «Mi rivolgo a tutte le realtà femminili, sia religiose sia civili. Che sia detenuta in Ucraina o in Russia, adoperiamoci affinché, nel giorno di Pasqua, ogni donna possa fare ritorno dalla sua famiglia». E ancora: «Durante questa festività impegniamoci perché gli operatori sanitari possano tornare a casa, affinché ci sia uno scambio pasquale “tutti per tutti"” di medici e infermieri. Questi ultimi, in base al diritto internazionale, non sono combattenti ma coloro che salvano vite umane».

La scuola numero 24 con la bandiera russa del Giorno della vittoria a Melitopol, la città dell'Ucraina meridionale nei territori occupati della regione di Zaporizhzhia

La scuola numero 24 con la bandiera russa del Giorno della vittoria a Melitopol, la città dell'Ucraina meridionale nei territori occupati della regione di Zaporizhzhia - Telegram

La Pasqua anticipa il Giorno della vittoria, la più sentita e politica festa russa che si celebra il 9 maggio e che ricorda la fine della seconda guerra mondiale con la sconfitta della Germania nazista. Una ricorrenza che il Cremlino ha obbligato a esportare anche nelle regioni occupate dell’Ucraina. Una bandiera rossa con la falce e il martello che inneggia alla giornata sventola già sulla scuola numero 23 di Melitopol. E nelle classi le insegnanti mostrano i disegni degli alunni da consegnare ai militari di Putin che «difendono i confini della regione di Zaporizhzhia». Dall’esercito ucraino, è l’assunto.

I bambini con i soldati russi per prepararsi al Giorno della vittoria a Melitopol, la città nella parte occupata della regione di Zaporizhzhia

I bambini con i soldati russi per prepararsi al Giorno della vittoria a Melitopol, la città nella parte occupata della regione di Zaporizhzhia - Telegram

Passa anche dalle aule, dove «una ragazzina è stata punita perché non sapeva la data di nascita di Putin», la colonizzazione targata Mosca che avanza a marce forzate nelle oblast invase e che punta sulla ricostruzione a tempo di record. Come testimonia Mariupol, la città martire della regione di Donetsk conquistata dai russi nel maggio 2022 dopo settimane d’assedio che l’hanno devastata. «Ormai un cittadino su due non è più originario della zona», sostiene il sindaco in esilio Vadym Boychenko. Duecentomila i russi trasferiti, «soprattutto dalle regioni più depresse della Federazione», aggiunge. L’obiettivo è tagliare il traguardo dei 300mila “nuovi abitanti”, ipotizza il Centro della resistenza ucraina. Il Cremlino ha fatto della città una «vetrina postbellica» da cui cancellare al più presto ogni traccia della guerra. «“Mariupol sboccia grazie a Putin”, annunciano di continuo i media del regime», fa sapere il blogger russo Alexander Stefanov che ha dedicato un film alla pseudo-rinascita della località affacciata sul mare ed è stato costretto ad abbandonare la sua patria. Eppure, dichiara il sindaco Boychenko, metà della città non esiste più e 52mila famiglie sono senza casa. Ma sono almeno 3mila i nuovi appartamenti già pronti che ha imposto il Cremlino.

La ricostruzione forzata di Mariupol imposta dalle autorità di occupazione russe

La ricostruzione forzata di Mariupol imposta dalle autorità di occupazione russe - Ansa

Una bolla immobiliare che vive anche Melitopol. «La realizzazione di nuove abitazioni è una priorità e gli alloggi potranno essere acquistati con programmi finanziari agevolati», annuncia Marat Khusnullin, vice premier russo, nella sua visita in città. Prestiti al 2% per chi tornerà ad abitare nelle nuove regioni, ha stabilito Mosca, così da accelerarne il ripopolamento dopo l’esodo di massa degli ucraini. E saranno gratuite le case per medici, poliziotti e militari russi: il personale di cui hanno più bisogno le città da sottomettere. Per issare i nuovi palazzi sono giunti operai dall’Asia più povera. «Manodopera a basso costo» del Tagikistan o dell’Uzbekistan che «vive in appartamenti sequestrati», riferisce il deputato della Duma, Sergei Mironov.

A Mariupol la ricostruzione forzata e la vendita degli appartamenti destinati ai nuovi cittadini russi

A Mariupol la ricostruzione forzata e la vendita degli appartamenti destinati ai nuovi cittadini russi - Telegram

Perché la russificazione “serrata” si traduce anche negli espropri delle case delle famiglie ucraine fuggite dall’inferno russo. «Case rubate», le definisce Kiev. «Le autorità si stanno appropriando delle abitazioni dei rifugiati ma anche di chi non vuole avere documenti russi», fa sapere Violeta, irriducibile di Melitopol. Una caccia agli appartamenti “senza proprietario”. «Nei condomini vengono lasciati avvisi di visite porta a porta da parte delle commissioni comunali. Se nessuno è presente, la casa viene nazionalizzata. Ecco perché c’è chi prova a tornare dall’estero o dall’Ucraina libera: per salvare gli sforzi di una vita». Venticinque condomini sono stati appena requisiti fra Melitopol e Berdyansk.

La colonizzazione imposta dalle autorità di occupazione russe nella parte della regione di Zaporizhzhia conquistata da Mosca

La colonizzazione imposta dalle autorità di occupazione russe nella parte della regione di Zaporizhzhia conquistata da Mosca - Telegram

Nelle regioni occupate si tocca con mano la commistione fra “trono” e “altare” che a Mosca è stata sancita dalla benedizione della “guerra santa” da parte del patriarca Kirill. Come ha sperimento il parroco amico di padre Oleksandr a cui era stato dato un ultimatum dai soldati: o passi al patriarcato di Mosca o te ne vai. «Lui non ha rinnegato l’appartenenza alla Chiesa greco-cattolica. Ed è stato mandato al confino». Alla vigilia della Pasqua la Chiesa ortodossa russa ha lanciato la “missione di fraternità” nelle terre sottratte all’Ucraina: gruppi di volontari da arruolare per essere spediti a «ricostruire le case dei più fragili colpiti dalle azioni militari: anziani, persone sole, disabili». Più che un ponte solidale, un puntello alla strategia di Putin.

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