lunedì 20 novembre 2023
Nella Giornata internazionale per i diritti dei minori, il Cesvi fotografa i divari territoriali che (ancora) spaccano l'Italia
I minori del Sud Italia, i più poveri e discriminati
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È «più rischioso» essere bambini nelle regioni del Sud che in quelle del resto d’Italia. In Campania, Sicilia Calabria e Puglia vive la maggioranza delle famiglie povere, ci sono meno servizi per l’infanzia e un tasso di dispersione scolastica ben sopra la media nazionale. Nella Giornata internazionale per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, Fondazione Cesvi inaugura a Siracusa una nuova Casa del sorriso - la quinta in Italia - e diffonde i dati sul divario territoriale, a svantaggio del Meridione, sulla tutela dell’infanzia.

Campania prima per maltrattamenti

Secondo il più recente Indice regionale sul maltrattamento all’infanzia del Csvi, la regione più pericolosa è la Campania, preceduta da Sicilia, Calabria e Puglia. La povertà assoluta colpisce nel Paese quasi 1,4 milioni di bambini (14,2%), in quasi 762mila famiglie. Al Sud si trovano le Regioni con la maggior percentuale di famiglie povere, salite al 23,2% dal 18,3% del 2020 (18,6% al Nord; media nazionale 11%). Fanalini di coda Puglia (27,5%), Campania (22,8%), Calabria (20,3%), Sicilia (18,3%). E se nel 2022 in Italia è diminuita la popolazione a rischio di povertà o esclusione sociale, non è invece stato così al Sud, che resta l’area con la maggior percentuale di individui a rischio (40,6%).

Dispersione scolastica ai massimi storici

Dati drammatici, per i territori del Mezzogiorno d’Italia anche sul versante della dispersione scolastica: se in Italia la media è del 13%, in Sicilia arriva al 18,8%, in Campania al 16,6%, in Sardegna al 14,7% e in Puglia al 14,6%. E ancora. Al Sud meno del 25% delle scuole dell’infanzia e primarie dispone di una mensa (e quindi di classi a tempo pieno), con Sicilia e Campania che si fermano a meno del 15%, mentre il Centro-Nord supera il 24%.

Ecco le Case del sorriso

Proprio per arginare il divario provocato da queste gravi carenze, Cesvi apre le Case del sorriso, offrendo spazi per attività educative e di sostegno psicologico e ascolto, di supporto alla genitorialità, laboratori sportivi, psicomotori, artistico-espressivi. Ad oggi, le Case sono cinque, l’ultima delle quali aperta a Siracusa, vicino al quartiere di Mazzarona, segnato da fragilità economica e socioculturale. Le altre quattro si trovano a Napoli, Bari e due a Milano.
«Con le Case del Sorriso – spiega Roberto Vignola, vicedirettore generale di Cesvi – vogliamo dare ai bambini un luogo sicuro dove possano sentirsi accolti, vedere rispettati i loro diritti fondamentali, creare opportunità per il futuro loro e dei loro genitori».

Mattarella: «Situazione inaccettabile»

Del divario «troppo alto» tra «esigenze e risultati» ha parlato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nella dichiarazione per la Giornata. «I dati fotografano, anche in Italia, una situazione inaccettabile di minori che versano in condizioni di povertà», scrive il Capo dello Stato. «L’impegno richiesto per una tutela effettiva dei diritti dei fanciulli è ben lungi dall’essersi esaurito – ricorda Mattarella –. Le bambine e i bambini hanno diritto a pari opportunità nella vita, hanno diritto di essere ascoltati, accettati e di vivere la loro età. Hanno diritto alla pace. Riconoscere in concreto e promuovere questi diritti, fornendo gli strumenti per diventare adulti consapevoli, vuol dire offrire a tutti noi la speranza di un futuro migliore».

La Garante: più attenzione anche ai volontari

Che passa da un presente in cui la violenza non abbia più diritto di cittadinanza. «Chi ha commesso reati sessuali non può svolgere attività a contatto con bambini e ragazzi – propone l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza Carla Garlatti –. Anche chi fa volontariato in oratori, palestre, campi da gioco, associazioni, luoghi di ritrovo, campi estivi deve presentare il certificato del casellario giudiziale, a prescindere dall’esistenza di un rapporto di lavoro», precisa Garlatti. Che chiede l’ampliamento dell’elenco dei reati che impediscono di svolgere attività con minori «come quelli di violenza sessuale di gruppo e di diffusione di immagini e video sessualmente espliciti».

«Serve una legge organica»

Garlatti ha denunciato la «forte frammentazione» del «sistema normativo italiano di protezione dalla violenza ai danni dei minorenni», sollecitando Parlamento e governo a lavorare a una «legge organica», provvedimento da inserire, ha chiesto la Garante, «tra le priorità della legislatura». «Una legge del genere consentirà finalmente di dare una definizione univoca, completa e precisa di violenza e permetterà di riunire in unico testo tutte le norme già in vigore in materia», ha sottolineato Garlatti.
Per la Garante occorre, inoltre, creare un sistema nazionale per la raccolta e il monitoraggio dei dati, come chiesto dal Comitato Onu sui diritti dell’infanzia nel 2019, e ha annunciato che, in attesa dell’istituzione della banca dati, è stata avviata la Terza indagine nazionale sul maltrattamento dei bambini e degli adolescenti in Italia, in collaborazione con Terre des hommes e Cismai. Infine, secondo l’Autorità garante, andrebbe inserito in ogni corso di laurea che dia sbocchi lavorativi in ambiti che hanno a che fare, a vario titolo, con l’infanzia e l’adolescenza, un insegnamento dedicato alla violenza sui minorenni.

Un “Buon inizio” per ripartire di slancio

Sui servizi educativi all’infanzia si concentra il progetto “Buon inizio” di Save the children, che ha presentato i risultati del primo anno di attività. L’iniziativa - selezionata dall’impresa sociale Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile - ha coinvolto tre regioni (Piemonte, Lazio e Calabria), cinque territori (Moncalieri, Villa Adriana/Campolimpido, Locri e San Luca), per 627 bambini e 467 genitori accolti in specifici “spazi famiglia”. Complessivamente sono stati attivati tre servizi educativi integrativi per la fascia 0-3 anni, una ludoteca con attività educative per i bambini e le bambine da 0 a 6 anni, 1 servizio ludico-ricreativo per quelli dai 3 ai 6 anni ad integrazione di un servizio preesistente.
Per i nuclei familiari sono stati attivati sei spazi famiglia, in cui si offre sostegno alla genitorialità con sportelli sociali e di orientamento ai servizi territoriali, la partecipazione a iniziative e incontri tematici con specialisti multidisciplinari per favorire il rafforzamento delle competenze genitoriali e la conciliazione famiglia-lavoro. Sono stati organizzati, infine, incontri tematici su salute, benessere ed educazione, corsi per l’acquisizione di competenze specifiche per accrescere il livello di autonomia e di empowerment dei nuclei più vulnerabili.
«Il Buon inizio – si legge in una nota di Save the children – lavora anche al rafforzamento della comunità educante e di cura dei diversi territori, con percorsi di formazione rivolti a educatori, insegnanti, operatori e assistenti sociali e tramite la costruzione di tavoli territoriali che si riuniscono periodicamente per sviluppare una strategia di intervento comune tra gli attori del settore sociale, sanitario ed educativo che permetta la creazione di una rete di supporto per i nuclei più vulnerabili favorendo il benessere di bambini e bambine e delle loro famiglie. Il progetto ha, infatti, l’ambizione di mettere a sistema la metodologia di intervento ad alto livello di integrazione territoriale per generare un modello esportabile e sostenibile anche in altri contesti regionali e nazionali».

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