lunedì 6 maggio 2024
Il maxi-pacchetto di leggi che stravolgerebbe l’assetto del Paese passa alla Camera. Ora tocca al Senato
La Camera dei deputati argentina

La Camera dei deputati argentina - Ansa

COMMENTA E CONDIVIDI

Il presidente ultraliberista argentino Javier Milei, alla fine, ha avuto la sua rivincita. La Camera ha approvato con 142 voti a favore, 106 contrari e 5 astenuti la cosiddetta “ley ómnibus”, un maxi-pacchetto di leggi che stravolgerebbe l’assetto del Paese. Ora la decisione passerà al Senato, dove il partito di Milei ha sette dei 72 membri.

La “Legge Base”, come è chiamato il progetto presentato in Parlamento lunedì 29 aprile, era una versione ridotta (da 600 articoli a 300) rispetto a quella bocciata a febbraio. Il voto favorevole è arrivato dopo un’accesa discussione alla Camera che è durata più di 20 ore consecutive. Si tratta di una legge importante perché tocca i diritti dei lavoratori, l’energia e le imprese statali. Ma, soprattutto, garantisce “superpoteri” all’esecutivo in materia amministrativa, economica e finanziaria. Per un anno, quindi, Milei potrebbe governare a colpi di decreti e dissolvere quasi tutti gli organismi pubblici. Secondo l’anarcocapitalista alla guida del Paese si tratta di «un primo passo fondamentale per togliere l'Argentina dal pantano degli ultimi decenni».

La legge avrebbe un forte impatto anche sul sistema economico in un Paese già pesantemente piegato da un’inflazione che sfiora il 290% e dalla svalutazione del peso del 50% del dollaro su iniziativa dello stesso Milei. Il governo punta alla crescita economica del Paese attraverso l’aumento delle esportazioni energetiche e minerarie. Non a caso circa 60 articoli sono destinati a modificare le leggi vigenti sul tema: cancellare l’autosufficienza energetica come obiettivo prioritario dello Stato argentino ed eliminare la regolamentazione del prezzo dei combustibili, anche in situazione di emergenza. Il progetto prevede, inoltre, un regime speciale consistente in numerosi vantaggi fiscali di durata trentennale per le società con progetti di investimenti superiori a 200 milioni di dollari. Al via anche la privatizzazione per moltissime aziende statali, compresa la compagnia di bandiera Aerolíneas Argentinas. Misure accolte con gioia dal deputato fedelissimo a Milei Gabriel Bornoroni che, durante il dibattito parlamentare, ha dichiarato: «Meno Stato è più libertà: costruiremo uno Stato più agile ed efficiente. Gli ostacoli burocratici che soffocano l’economia saranno eliminati».

Novità consistenti toccherebbero anche il mondo del lavoro e il sistema pensionistico. Molto dibattuta è stata la riforma dell’imposta sul reddito, che aumenterebbe la base dei contribuenti di oltre un milione di persone. L’estensione del periodo di prova per i lavoratori verrebbe esteso fino a un anno e verrebbero ridotti gli indennizzi sui licenziamenti, portando a un aumento della precarietà. Un altro duro colpo sarebbe inflitto con l’eliminazione della moratoria che concedeva la possibilità di accedere al regime pensionistico anche ai lavoratori che non avevano versato tutti i contributi. Si tratta di misure molto contestate in un Paese in cui già la metà degli argentini vive di lavoro informale e quattro su dieci vivono in povertà. Secondo la parlamentare dell’opposizione Natalia Zaracho: «Queste norme non sono state create per la libertà degli argentini, ma per la libertà dell’1% più ricco delle multinazionali».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: