lunedì 11 marzo 2024
Un protagonista dell'Associazione fondata da don Benzi dà voce al modo in cui si manifesta la vocazione più vera delle donne, purtroppo spesso oggi silenziata da cultura e politica
Vita, cura, accoglienza: la donna è Bellezza. Non lasciamola sfigurare
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La Festa della donna appena celebrata rischia sempre di essere stiracchiata di qua e di là, strattonata da ideologie femministe, da una parte, e slogan di facile impatto dall’altra. A volte si piega la storia di questa ricorrenza a comode versioni di parte, a esclusivo interesse di piccole lobby. Si interpreta l’8 marzo come emancipazione della donna contro una serie di avversari da mettere al tappeto: i maschi che sono ancora il sesso forte, l’economia che non lascia spazio all’intraprendenza femminile, la politica con quote rosa ancora troppo al lumicino.

La Francia festeggia ponendosi in Europa come punta avanzata della tutela dei diritti della donna riconoscendo nella Costituzione il diritto all’aborto, cioè alla soppressione dell’embrione. Una violenza inaccettabile che genera due vittime, il bimbo ucciso nel seno materno e la donna stessa che per tutta la vita sarà segnata indelebilmente da quella tragica scelta.
Probabilmente si dovrebbe alzare la quota delle riflessioni ed evitare di scadere a bassezze nefaste o a bracci di ferro sgradevoli. La donna non ammette cadute di stile.

L’8 marzo è l’occasione di restituire alla donna la sua vocazione più intima e naturale, di riconoscerle la sua propria identità, affermando anche la sua tensione generativa. La donna per il solo esistere acquisisce de facto il diritto alla Bellezza. Definire la donna è accogliere la sua Bellezza, ineffabile e inafferrabile. Perché la donna sfugge alle definizioni e la Bellezza è il suo naturale modo di essere, il senso del suo esistere. Per effetto di esistenza la donna si dice Bellezza, e non tollera eccezioni.

Una vocazione a illuminare le stanze, a scrutare dettagli impercettibili, a spargere vento al suo passaggio. La donna ha il dono della capienza, allarga il ventre per accogliere vita non sua, spacca gli steccati per fare spazio a un’umanità orfana di seni. La donna nutre figli perduti, sente sulla sua pelle le miserie dimenticate.

Bellezza mai smentita. Anche quando la donna soccombe tra le macerie di Gaza, si sfigura il viso per piangere i figli reclutati al fronte e per quelli finiti nelle fosse comuni, non è meno bellezza. Anche quando si perde nelle sue solitudini a piangere i suoi difetti e a tormentarsi per le sue mancanze, non è meno bellezza. Le donne anziane dai corpi ricurvi sui propri bastoni, piegate dagli anni difficili e da sacrifici immensi, consumate dai propri anni e da interminabili giorni a curare senza sosta i frutti del
grembo; donne fatte sementi che muoiono per fecondare figli e nipoti, perdono vita per dare vita, non sono meno bellezza. Le stesse donne vittime innocenti di violenze inammissibili, veri e propri olocausti di una società dell’abuso e del sopruso, nonostante i segni conservano innocenza e sovrabbondante purezza, non sono meno bellezza.

La donna non ha bisogno di competere, non ha nulla da dimostrare. La donna è pienezza sempre, in ogni stagione della sua vita, in ogni tempo della storia. La donna nei lager come nei palazzi di vetro della finanza rimane pienezza, seminatrice di senso, aratro delle società supponenti. Traccia solchi di significato anche laddove si siano perse le coordinate del vivere comune e dell’essere un’unica umanità perché la donna è grembo della comunione, custode dell’amore reciproco.

La donna è un appello allo stupore, per apprendere la vita con la meraviglia del primo sguardo, perché la donna sa meravigliarsi delle piccole cose e guardare il mondo come fosse sempre la prima volta. La donna afferma l’uomo in una armoniosa diversità di carismi, e più la donna è fedele a sé stessa, più l’uomo sarà uomo.

La donna non si stanchi mai di essere donna, perché al di sopra di tutto la donna resterà Bellezza.

Associazione Papa Giovanni XXIII

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