sabato 3 febbraio 2024
La presidente del Movimento per la Vita: dopo 46 edizioni della iniziativa nazionale, e con minacce crescenti alla vita, siamo consapevoli che occorre tornare alle questioni fondamentali
Marina Casini con un bambino accolto con la mamma da un Centro di aiuto alla Vita

Marina Casini con un bambino accolto con la mamma da un Centro di aiuto alla Vita

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Sono passati tanti anni da quando, nel 1979, è stata celebrata la prima Giornata per la Vita dal tema «La vita umana è sacra». Le motivazioni le conosciamo: la Chiesa italiana, di fronte alla legge sull’aborto ritenuta «intrinsecamente e gravemente immorale» (La comunità cristiana e l’accoglienza della vita umana nascente, 8 dicembre 1978), volle tenere sveglie le coscienze rispetto al possibile prevalere dell’assuefazione e della rassegnazione. È scritto infatti nella lettera (19 dicembre 1985) indirizzata ai membri della Cei da parte della presidenza della Conferenza episcopale italiana: «Scopo della Giornata è: proclamare il valore sacro della vita in tutto l’arco dell’esistenza, educare all’accoglienza della vita nascente, rafforzare l’impegno contro ogni tentativo di distruggerla, convocare per la preghiera al Dio della vita». «Non è una giornata di protesta – si legge in un documento di qualche anno successivo – ma di appello alla solidarietà con la vita e per la vita. Una giornata a servizio ed a favore della civiltà».

Come ha sottolineato monsignor Pietro maria Fragnelli nella prefazione al volume Giornate di vita. La storia, i messaggi e le iniziative per la Giornata per la Vita (edizioni Movimento per la Vita), il 1978 è stato un anno di svolta: la società italiana era profondamente ferita dal terrorismo che insanguinava le strade (il culmine fu il rapimento e l’assassinio di Aldo Moro), veniva approvata la legge sull’aborto, si registrarono grandi cambiamenti nella Chiesa con la successione di tre Papi, Montini, Luciani e Wojtyła. L’elezione di Giovanni Paolo II chiude l’era italiana al soglio pontificio e la Cei si afferma sempre più come «soggetto centrale della vita cattolica in Italia» consentendo «quell’elaborazione di progetti pastorali [che] strutturano la Chiesa italiana» (Andrea Riccardi). Si avverte la necessità di sollecitare i credenti all’assunzione di responsabilità, tanto che l’allora direttore di Avvenire, Angelo Narducci, scrive sul quotidiano: «Contro le false e mistificanti liberazioni dell’uomo che vengono propugnate da chi nega il diritto di nascere, deve essere più che mai sensibile la volontà di tutti i credenti di operare perché sia posto riparo a una legge omicida, perché sia eliminata la piaga degli aborti clandestini, perché la donna sia realmente rispettata, perché le famiglie possano crescere e svilupparsi secondo un disegno d’amore e non di egoismo». In questo contesto parte la spinta per sensibilizzare la comunità civile ed ecclesiale al valore della vita umana. Di qui l’appuntamento ogni prima domenica di febbraio.
Chiediamoci ora, in maniera un po’ provocatoria, ma con l’intento di andare a fondo nella comprensione del senso della Giornata: a che punto siamo? È ancora utile la Giornata per la Vita? Gli interrogativi sono collegati.

Se guardiamo le cose sotto il profilo di ciò che viene maggiormente alla ribalta c’è di che scoraggiarsi perché le aggressioni contro la vita nascente, e non solo, stanno assumendo una dimensione sempre più radicale. Superfluo fare un elenco. Basta pensare, per quanto riguarda l’inizio dell’esistenza, all’esplicita promozione a livello planetario di un diritto all’aborto e alla pretesa del figlio a tutti i costi (che, come sappiamo, implica una scia di esseri umani scartati) fino a voler legittimare l’affitto di utero. Che dire poi dell’affermazione globale della teoria del gender e delle pressanti richieste di giungere all’introduzione dell’eutanasia e del suicidio assistito? Accanto a questo ci sono urgenti questioni come la forte crisi demografica, le imponenti migrazioni di esseri umani che fuggono dalla fame e dalla guerra, la pace che sembra lontana e i conflitti che sono sempre più aspri, l’intelligenza artificiale che sta imponendosi e che va saputa gestire affinché non diventi un nuovo strumento di manipolazione e dunque un nuovo attentato alla dignità umana.

Al fondo di tutti questi enormi problemi alberga costante e silenziosa la cosiddetta questione antropologica. Chi è l’uomo? Che valore ha la vita umana? Va da sé che sia necessario trovare il punto di partenza della riflessione e dell’azione. Ecco perché è fondamentale lo sguardo sull’uomo che dal nulla compare all’esistenza: «Non si può vedere tutto l’uomo se non si vede solo l’uomo» diceva Carlo Casini per dire che per comprendere a pieno il valore dell’uomo a 360 gradi bisogna partire dallo sguardo che riconosce il più povero dei poveri come uno di noi. Fino a che prevarranno i desideri degli adulti sui diritti dei bambini (anche non nati), la prepotenza dell’io e del mio in ogni ambito della vita sociale, dei potenti sui deboli, delle istanze economiche sulla vita delle persone, eccetera, difficilmente l’umanità sarà liberata dalle dinamiche della cultura dello scarto.

Ecco il senso ancora attualissimo della Giornata per la Vita: essa vuole ricordare a tutti, ancora e ancora, che è vero che «la vita è tutta la vita», «ma ci sono particolarità inerenti alla vita nascente, che la rendono diversa in sé e anche riguardo alle modalità della sua generazione e difesa, rispetto a qualsiasi altra fase e condizione dell’esistenza umana. Sono particolarità che l’annacquamento nasconde e che invece esigono un grido culturale molto forte, così come una solidarietà che si sviluppi con modalità specifiche» (Carlo Casini). Per questo in occasione della Giornata per la Vita mai come oggi c’è bisogno di non stancarsi di ripetere la verità a tutti i livelli, parlando del figlio, delle difficoltà della madre, e dando contemporaneamente testimonianza limpida di accoglienza e di promozione, ovunque la vita dell’uomo è disprezzata e compromessa. La vita si salva anche con la parola, che annuncia il valore da perseguire, che si fa incoraggiamento, chiarimento, conforto, e che quando è rivolta alla intera collettività si fa educazione, cultura, politica.

La Pira diceva che le forze che muovono la storia sono quelle che non si vedono in superficie perché agiscono nel profondo. Per questo non dobbiamo scoraggiarci, ma solo andare avanti con fiducia perché – nonostante ogni contraria apparenza – il Bene è più forte del male e la Vita più forte della morte.
Presidente Movimento per la Vita italiano

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