Mariano Crociata, vescovo segretario della Cei, ha richiamato, usando termini forti, il fatto che le omelie oggi risultano spesso insoddisfacenti: «poltiglia insulsa» e «melassa». Problema reale. Capita che la ricerca di omelie «decenti» sia lunga e laboriosa, ma è triste constatare che ieri "Repubblica" (pp. 1, 27-29) come un rapace prenda al volo l'occasione e ci si butti sopra così: «C'era una volta il pulpito. Da lassù il prete predicava contro le braccia nude delle donne, meno contro gli ebrei nudi che si scavavano la fossa. Inveiva contro la costruzione di ponti sui fiumi veneti"In piena crociata anticomunista cacciava dalla chiesa Augusta solo perché a Messa era vestita di rosso, il colore proibito" Usava l'aldilà come chiave di accesso ai terreni dell'aldiquà». Brutta riduzione di decenni o secoli di Parola di Dio, spezzata come pane per gli uomini, a pochi ricordi personali intenzionalmente selezionati del Veneto contadino di una volta. Certo: così ci si adegua al «format» abituale di quelle pagine che da sempre vedono la Chiesa solo dispensatrice di «anatemi», avida di «roba» e mai sazia di privilegi e interventi a gamba tesa, ma è discorso serio? Sì, poi si ricorda il grande padre Davide M. Turoldo e tu leggi anche " sicuramente con dispiacere del nominato " che «la prima (? sic) formazione dei preti (all'omelia) fu organizzata dal cardinale Martini». Beh! Malpelo, stessi anni, anche stessi pulpiti e stesso Veneto, ricorda meravigliose omelie su Trinità e amore di Dio che salva e perdona, ma non nega che il problema sia reale. Questa tirata di "Repubblica" è puro sfogo di malumori. Dispiace davvero.
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