«Quando tengo la macchina fotografica tra le mani, penso spesso che sia una specie di bacchetta da rabdomante. Mi guida». Joel Meyerowitz è uno degli esponenti di punta della cosiddetta street photography. Nato a New York e cresciuto nel Bronx, con i suoi 83 anni (diviso fra l'America e la Toscana), ha ispirato generazioni di artisti contemporanei. I suoi scatti, il suo sguardo sono una continua lezione di fotografia. Una rinnovata visione del mondo, sempre diversa, sempre nuova, sempre originale, così come cangiante, mutevole e imprevedibile è la strada (e la vita). «Una storia ha tanti aspetti quanti sono i testimoni che vi hanno assistito. E una fotografia ti mostra tutto, tranne il significato», scrive in un libro uscito nel 2017 per spiegare la fotografia ai ragazzi, intitolato Guarda! (Contrasto). È l'invito ad «aprire gli occhi e la mente, a guardare il mondo intorno a te sotto una nuova luce». Perché «quel che noterai rifletterà ciò che il mondo racconta a te e solo a te». Con la consapevolezza che «magari non sei in grado di cambiare il mondo, o forse sì. Ma il mondo, di certo, ti cambia». Quello che vedi ti cambia. E il modo in cui lo fai fa la differenza. A cominciare dal colore. Sì il colore, di cui il fotografo americano comprese la portata rivoluzionaria rispetto a una fotografia che parlava allora solo in bianco e nero: noi vediamo a colori ed è quindi una fotografia capace di cogliere e restituire al meglio i momenti della quotidianità nelle strade delle metropoli, così come li vedono i nostri occhi. Visioni di strada, realistiche, ma con leggerezza e ironia. Senza la pretesa di raccontare una storia, appunto. Ma di fissare un attimo. Quello che vede.
“Donna con cappello all’angolo della strada”, New York City, 1974 - © Joel Meyerowitz
Cinquanta visioni di Joel Meyerowitz si possono ammirare fino al 2 aprile alla Leica Galerie di Milano, in via Mengoni, all'angolo di Piazza Duomo, in una esposizione realizzata in occasione del conferimento del "Leica Hall of Fame 2016" (che è anche il titolo alla mostra) nel quartier generale dell'iconico marchio fotografico, a Wetzlar, in Germania. La mostra, curata da Karin Rehn Kaufmann, art director di Leica Galleries International, con l'adattamento di Denis Curti e Maurizio Beucci, ripercorre i periodi più decisivi della carriera di Meyerowitz. Immagini che vanno dalle strade di New York al viaggio di un anno in Europa, fra il 1966 e il 1967, attraverso Parigi, Malaga, Napoli, Londra e tante altre città. «Spesso si parla di pionieri in fotografia - afferma Beucci - ma ciò che va riconosciuto a Meyerowitz è invece il ruolo simile a quello dell'esploratore. Se da un lato il pioniere si insedia dopo la scoperta, dall'altro Meyerowitz ha cambiato continuamente direzione. Un uomo che non appena scoperto un luogo ne lascia agli altri il presidio, cercando la strada per ribellarsi a ogni forma di sospensione artistica». Così passa dal bianco e nero al colore, si sofferma sui panorami e poi punta alla gente. «Come uno sciamano contemporaneo che si fa guidare dalla macchina fotografica nelle strade - dice Denis Curti -, ma senza superstizioni e linguaggi rigidi. Mettendo così insieme un album di famiglia complessivo, universale che nella sua leggerezza fa riflettere su tante cose che appartengono a ciascuno di noi». Dalle persone incontrate con curiosità nelle vie di New York all'uomo per terra a Parigi, dai bambini che giocano a Malaga agli scatti dal finestrino in Grecia, c'è un mondo da guardare. Un mondo che «ci cambia».
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