Su «l'Unità» (lunedì 21) un invito a «distinguere tra i "valori non negoziabili"», come se fosse possibile trovarne qualcuno negoziabile: soluzione ben poco probabile "per la contradizion che nol consente". Una decina di giorni prima (giovedì 10) lo stesso giornale aveva presentato un libro che confronta «le due anime della bioetica»: quella laica e quella cattolica, entrambe – vi si diceva – «fondate sulla ragione», anche se «esprimono due irriducibili razionalità». La cattolica «deduce le implicazioni logiche da idee-guida che sono "assiomi", perché fanno riferimento al trascendente e, dunque, non sono dimostrabili scientificamente». Invece «la bioetica laica fa riferimento alle conoscenze empiriche, oltre che teoriche, delle scienze […] che non sono assolute […] ma da tutti dimostrabili». Due «ragioni» diverse e opposte? Poco probabile anche questa presentazione, a meno che l'Unità non accetti il fatto che la bioetica cattolica dipende da un assioma quanto mai terreno e serenamente laico – la dignità intangibile di ogni uomo (si veda "Patenti", qui sotto) – anche se con riferimenti trascendenti. Al contrario la bioetica laica è purtroppo, a volte, del tutto irrazionale (si veda "Generi", ancora più sotto). PATENTILa patente di cristiano la dovremo chiedere, adesso, a Repubblica, che ne ha insignito il presidente Usa (giovedì 24). Un lettore aveva scritto al giornale che, nel suo discorso d'insediamento, Barack Obama, «paragonando l'adeguamento dei diritti civili degli omosessuali alla battaglia per i neri negli anni '60, appare più del Pontefice vicino alla predicazione di Gesù. Da cristiano, insomma». Augias risponde ovviamente concordando e aggiunge che l'affermazione d'apertura della Dichiarazione d'Indipendenza del 1776 («Tutti gli uomini sono creati uguali e dotati dal loro Creatore…» eccetera) poteva essere stata ispirata all'allora presidente Thomas Jefferson «solo dalla cultura illuminista figlia di quel secolo». Non sarà invece perché Jefferson (Augias non lo so) aveva letto la Bibbia? (che però condanna l'omosessualità).GENERISecondo indiscrezioni il Parlamento europeo avrebbe deciso che dal 2016, sulle carte d'identità dei Paesi dell'Ue l'indicazione del sesso sarà sostituita dalla formula "IG", vale a dire "identità di genere", in ossequio alla teoria del gender. Qualcuno, a Bruxelles, deve aver letto il libro della biologa americana Anne Fausto-Sterling «Perché maschio e femmina non bastano» (1993): pare che di generi ce ne vogliano cinque. Comunque Il manifesto ha già adottato la soluzione "gender" nelle sue vignette. Una di queste (venerdì 25) ironizza sulle le soldatesse che gli Usa mandano anche in prima linea: «Finalmente parità di genere nei massacri». Che, però, si potrebbe interpretare anche come massacro della sessualità. Invece secondo L'Espresso (giovedì 17) la «tendenza sempre più diffusa» sarebbe quella di sentirsi «tutti dello stesso sesso: né maschi né femmine, né padri né madri. Abolire ruoli e distinzioni». Scelta già fatta in alcuni asili svedesi, dove la pedagogia si fonda sull'esclusione di ogni differenza di sesso e il vocabolario si è arricchito con l'invenzione del pronome neutro "hen", finora inesistente in svedese. Per favore, almeno mettetevi d'accordo.
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