domenica 10 gennaio 2010
Succede. Ieri ("Corsera", p. 25; "Libero", p. 32, "Giornale", pp. 1 e 30 ecc.) nuovi interventi sul film di Carlo Verdone che di persona replica anche alle critiche di Messori sulla figura di prete offerta nella vicenda. A Malpelo Verdone è simpatico: per anni abitando vicini, a via dei Pettinari, ci siamo «incrociati», senza mai «incontrarci». Leggo dunque che il film in sostanza «Divide i cattolici», «piace alla Cei» (sic!), «ma Messori lo stronca» e subito condivido l'auspicio ("Giornale", p. 1): «Pietà, il dibattito teologico su Verdone risparmiatecelo»! Capisco pure che scrivendone, ci sono cascato anch'io e ci penso mentre continuo a sfogliare i giornali, quando per caso sul "Foglio" (p. 1) incappo nella lettura di Alfonso Berardinelli severo con «l'ultimo libro di Vito Mancuso». In sostanza la sua critica si basa sull'ammissione, da parte di Mancuso, che per scrivere "La vita autentica" ha dovuto «uscire dal suo ambito particolare (la teologia) ed entrare nel mare aperto della riflessione». Perciò ne è venuto fuori, scrive Berardinelli, un «discorso inautentico» sulla vita, proprio mentre ci si prefiggeva di esporne l'autenticità. Toh! Non sarà proprio qui il punto debole del film di Verdone, che ha dovuto uscire dal suo «ambito» di comicità abituale e connaturale entrando nel «mare aperto» di una riflessione di 2000 anni sulla figura del prete, del testimone, del missionario, dell'uomo di fede che per la fede si gioca la vita? Senza offesa, forse sì! Forse il don Carlo del film è umano, è simpatico, è tormentato, ma come prete " senza offesa! " risulta "inautentico". Succede"
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