«Possano tutti gli uomini ricordarsi che sono fratelli». Auspicio solenne, lunedì, sulla fascia rossa de "L'Unità". Applausi, ma un po' condizionati. Infatti con firma e fonte significativa: «Voltaire, Trattato sulla tolleranza». «Fraternité» è stato uno dei tre ideali della Rivoluzione francese, che tuttavia sul tema non è stata sempre e comunque un bell'esempio. Capita anche con i grandi ideali: cristiani e cattolici lo sanno bene e in casa propria. E tuttavia proprio «fraternité» dice riferimento comune a un «padre», e magari a una «madre». Fermiamoci sul «padre». Chi è? E c'è, oggi, un padre comune? Forse qui un vuoto, un buco alla base di tanta storia e cronaca moderna. Mezzo secolo fa il sociologo Alexander Mitscherlich segnalò in un intero libro il rischio di un cammino «verso una società senza padre». Oggi sono in tanti a dire che è sparita la figura del padre e questo sta cambiando i connotati del mondo, a partire da quello giovanile, sempre più disorientato e senza indirizzo di vita, e anche da quello femminile, cui è venuto e viene a mancare troppo spesso «l'altro simile», ma non identico, in cui ri-conoscersi e con cui costruire un futuro per due e aperto a uno o più «terzi». Già, «terzo escluso»: non nella logica antica, però, ma nella vita moderna. E Malpelo pensa al recente convegno, un po' snobbato da tante pagine, anche da "L'Unità" & tanti Co., che aveva come tema la provocazione: «Con Dio o senza Dio, tutto cambia». E ieri ("Zenit.org") leggo il missionario p. Piero Gheddo davvero fraterno su Indro Montanelli che si sentiva «solo» e «cercava» Dio. Sì, fraternità!
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